Torino senza lo spirito Toro. E Mihajlovic non è un demiurgo
Indolenza. E' questa la prima sensazione che ti viene in mente quando di questi tempi guardi una partita del Torino, soprattutto dopo l'infortunio che ha messo momentaneamente fuori dai giochi il Gallo Belotti.
Niang, Sadiq, ma anche Ljajic. Tanti giocatori che danno l'impressione di poter fare molto di più, ma che alla prova dei fatti restano spesso al palo. Frenati da un atteggiamento ben lontano dallo spirito Toro, distanti da quel 'sudare la maglia' che è quasi un dovere se indossi la casacca granata.
E invece no.
A Torino, in una squadra che viaggia un po' al di sotto rispetto alle attese, manca cattiveria e convinzione, manca il quid in più in un gruppo qualitativamente tutt'altro che modesto. Tanti, troppi giocatori che Mihajlovic pensava di poter rilanciare e rigenerare e che invece, una volta approdati in granata, dimostrano gli stessi pregi e difetti già palesati altrove.
I fischi che ieri l'Olimpico ha riservato a Niang sono la cartina di tornasole di un Torino che ha smarrito il suo spirito. E che dovrà subito ritrovarlo se l'Europa League resta obiettivo e competizione da conquistare.