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Torino, Sirigu: "Il Cagliari non mi ha mai cercato. Derby gara unica"

Torino, Sirigu: "Il Cagliari non mi ha mai cercato. Derby gara unica"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 16 aprile 2018, 00:232018
di Alessandra Stefanelli

Salvatore Sirigu, portiere del Torino, è stato ospite stasera negli studi della Domenica Sportiva, in onda su Rai Due.

La maglia del Toro è pesante. “È una maglia che pretende responsabilità, più che essere pesante, per il passato glorioso della squadra e per quello che rappresenta per la città di Torino. È una piazza molto emotiva, che pretende tanto, che gode delle vittorie ma riesce a volte anche a vivere con un po’ di negatività nelle sconfitte. L’abbiamo provato fino al mese scorso”.

Che cosa si respira quando si gioca un derby? “È una partita unica, particolare per l’ambiente attorno alla squadra, per i tifosi è qualcosa di diverso. I valori tecnici vengono appianati, le squadre possono essere quasi uguali anche se ci sono delle differenze tecniche. Il derby è il derby, è così in tutte le città”.

Come vedi il futuro di Donnarumma? “Che consiglio gli darei? Non me la sento di dargliene, a uno che fa 100 presenze a quest’età non mi sento di dire niente. Penso sia molto affezionato a questa maglia, poi non so che progetti ha il Milan. Sta vivendo questo sogno, poi il futuro non lo conosciamo. Il calcio è imprevedibile”.

Sei finito in porta quasi per caso. “Ero il più piccolo nel campetto della chiesa, mi hanno messo in porta perché avevo le mani grandi. Mi piaceva stare in porta, giocavo per passione”.

Il Cagliari? “Non mi hanno mai cercato, non c’è mai stata la possibilità di andare lì. Noi sardi siamo molto legati al Cagliari, è una squadra che ha fatto la storia della nostra regione”.

Il PSG? “In Europa è molto difficile, vince solo una. Tantissime altre squadre vinceranno il campionato e non la Champions. Ci sono tanti motivi, è una squadra che è stata creata sette anni fa, si è imposta in Francia, ma arrivare ad affermarsi in Europa è molto difficile. Molto dipende anche da come si arriva alle gare decisive. Servono progetti, tantissime cose, non solo i soldi”.

Il PSG guarda molto in Serie A. “In generale in Francia seguono molto l’Italia, dicevano tutti che è molto difficile affrontare le squadre italiane. Sicuramente in Francia le squadre sono molto fisiche, poi è una fucina di talenti. I giovani bravi non fanno fatica a giocare anche in squadre importanti, hanno subito anche la personalità di calarsi in un ambiente difficile. Fisicamente è duro come campionato. Perché non restano in Francia? Credo che fin da piccoli abbiano l’ambizione di uscire dalla Francia e di giocare nei campionati che seguono da sempre".

Le parole di Buffon? “È dura accettare un risultato del genere, le sue parole sono state figlie del nervosismo e della delusione di averci creduto fino alla fine per 90’. Si sono visti sfumare i supplementari, immagino sia stato difficile da digerire per tutti e soprattutto per lui che ha un rapporto viscerale con la squadra. Non so cosa dovrebbe fare, è una persona molto intelligente, perbene, penso che sia capace da solo di capire se deve aggiustare il tiro o no. Non posso permettermi di dare un consiglio a una persona del genere”.

Reina al Milan come secondo di Donnarumma? “Dipende dal contratto che gli hanno offerto. Arriva a parametro zero, si è guardato intorno ed è giusto che valuti eventuali offerte. Se il Milan vuole essere una squadra di vertice deve avere due portieri all’altezza. Sono due generazioni diverse, hanno due scuole di tecnica diverse. Sono due portieri molto diversi, appartenenti a generazioni e scuole di tecnica diverse”