Tutto suo zio

Andrea Agnelli è cresciuto a pane e Juventus. E l'ombra di uno zio, pur amato, come Gianni Agnelli poteva pesargli per sempre. Protagonista del suo tempo, con i suoi pranzi a Roma e le cene a Parigi, Gianni aveva un carisma che forse è stato impareggiabile nel mondo Juventus. Ma dopo sette campionati di fila, vinti, ad Andrea mancava solo il colpo di coda. Cioè quello di avere la forza per portare a Torino il miglior giocatore del mondo, uno dei più costosi, stipendiarlo come una stella nba e far impazzire una nazione che da troppo tempo vedeva i campioni assoluti non albergare più qui. Nella migliore delle ipotesi passavano e andavano.

Così la trattativa per Cristiano Ronaldo è iniziata con l'illuminazione di Andrea Agnelli, una scelta voluta e ponderata dal presidente. Inizia così e finisce con il volo da Pisa a Kalamata, proprio come suo zio. Con gli elicotteri, i voli privati. Sessanta kilometri che distinguono il pre dal dopo: Andrea Agnelli diventa - o prova a diventare - come e più Gianni, un'icona per la Juventus, con 30 anni ancora davanti a sé, forse di più. Non avrò l'orologio sopra il polsino, ma in qualche modo, la classe c'è. Quella di mandare avanti Fabio Paratici, deus ex machina delle trattative (che però era a Palazzo Parigi nei momenti finali) nonché pupillo della dirigenza juventina. Tutto è ponderato, tutto è Stile Juve. Come suo zio.