Un perdente di successo. De Zerbi, gioco e cuore per il Sassuolo
Foggia. Palermo. Benevento. Sassuolo è il Bentornato al Nord per Roberto De Zerbi, figlio di Brescia ma al quale il Meridione è entrato nel sangue, nelle vene. I vagiti da tecnico li vive a due passi da casa, in Serie D, al Darfo Boario. Patentino da tecnico conseguito nel novembre 2012, inizia al Foggia con un 4-3-3 dal sapore spagnolo. Palla al piede, palla a terra.
Due capisaldi e dogmi del suo credo tattico che lo fanno entrare nelle grazie di Arrigo Sacchi, che gli fanno pure conquistare appellativi importanti come potenziale Guardiola d'Italia. Senza scomodare i profani santi del calcio mondiale, lo champagne offerto dal suo Foggia è di quelli che fa infiammare i tifosi anche se fallisce poi il salto in Serie B. A Palermo l'avventura è un sussulto, un singhiozzo spezzato dalle ire di Maurizio Zamparini. A Benevento sale sul Titanic dove, però, d'orgoglio la sua orchestra resta a suonare fino all'ultimo minuto. La salvezza era chimera e questo resta, ma evidenemente il suo gioco e lo spirito di sacrificio nonostante l'iceberg della retrocessione fosse stato già colpito ha conquistato Giorgio Squinzi e il Sassuolo. Perdente di successo. In Emilia, De Zerbi ha la possibilità di scrollarsi dalle spalle un'etichetta pesante.