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Ventura e le quattro dimissioni false. Servivano quelle vere

Ventura e le quattro dimissioni false. Servivano quelle vereTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 19 giugno 2018, 16:002018
di Andrea Losapio

Nel corso di una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, Giampiero Ventura si è sfogato contro tutto il sistema Italia, quello che lo ha condizionato in tutto il suo mandato verso il Mondiale. Ha parlato di scelte politiche, di Lippi che lo aveva preso come allenatore (salvo poi essere travolto da una clausola che coinvolgeva suo figlio, procuratore) e la possibilità di diventare dt di tutte le nazionali, della rosa, degli obiettivi, di Balotelli e via cantando.

HO FATTO ESORDIRE 14 GIOCATORI NUOVI
Da Donnarumma a Zappacosta, passando per Spinazzola, Belotti o Verdi. Ventura è sì riuscito a portare nel giro della Nazionale più di un calciatore nuovo, ma lo ha fatto passando per degli stage che spesso sembravano la sua foglia di fico per ammorbidire la sfida contro la Spagna. Quattro di questi sono figli dell'exploit di Gasperini (Spinazzola, appunto, ma anche Conti, Petagna e Gagliardini) con l'Atalanta, altri cresciuti fisiologicamente come Pellegrini o Belotti, altri anagraficamente come Donnarumma. Il problema è che la Nazionale di Ventura era vecchia e il pezzo è risalente alla sfida con Israele, ben due mesi prima di quella contro la Svezia.

LA TATTICA CON LA SPAGNA
"Ho dovuto anche leggere le lezioncine tecnico-tattiche da chiunque", lo sfogo di Ventura sulla questione 4-2-4, pur mai citato nell'intervista. Sei centrocampisti della Spagna in campo e zero attaccanti contro i due suoi. Due ali che giocavano alte che dovevano rincorrere gli avversari per sessanta metri. Lo scollamento completo fra centrocampo e difesa. Non è stato "solo" il problema della Spagna, ma anche quella necessità di affrancarsi da quella etichetta di "erede di Conte" che tutti gli hanno incollato a più riprese. Se giocava 3-5-2 era l'Italia di Conte, che nell'Europeo aveva fatto tanto bene. Il 4-2-4 era il marchio di fabbrica di chi era "maestro di calcio" (pur non avendo vinto nulla nella sua carriera a livello di top club) e quindi più etico, meno ruffiano.
La realtà è che siamo un paese di 60 milioni di commissari tecnici quando si vince, figuriamoci quando si perde. In questo ha ragione Ventura. Ma anche chi non ha allenato all'oratorio vede se un attaccante non ha un pallone giocabile per novanta minuti, se la Spagna ti nasconde la sfera, se Israele rischia di pareggiare tre volte e la Macedonia, invece, impatta davvero.

LA TESTARDAGGINE
Ventura dice di volersi dimettere per tre volte. La prima volta quando Lippi è costretto a lasciare, la seconda quando non diventa dt di tutte le nazionali, la terza dopo dieci minuti a Reggio Emilia, quando lo stadio incomincia a fischiare una squadra inguardabile per almeno un tempo (il primo) e con zero idee, con il solito 4-2-4 che non permette di creare occasioni. Ci salva un cross di Zappacosta su cui Immobile segna di testa. C'è, in realtà, addirittura una quarta dimissione che fa davvero sorridere e che fa tutto pensare alla falsità del personaggio e di quel che è successo: "Mi sarei dimesso dopo avere conquistato il Mondiale con la Svezia". Certo, sarebbe stato più facile trovare una panchina e potere dire di no agli 880 mila euro transati con la FIGC nel mese di maggio. Però è incredibile che le dimissioni, nella distorta realtà di Ventura - perché è impossibile avere la riprova delle sue eventuali dimissioni, dopo essersi qualificato per il Mondiale - diventino un'arma punitiva per la FIGC. Anche perché il suo contratto a quel punto sarebbe scaduto nel 2020 e non nel 2018: insomma, non rinunciare a poco meno di un milione quando, poi, ne avresti presi quattro? Ci permetta il Signor Ventura (non Bona), ma è davvero poco credibile. Pochissimo.

NON SOLO LUI
È vero che Ventura non è andato in campo da solo, è vero che non ha preso il palo al posto di Darmian, che non ha deviato il pallone di Johansson nella porta beffando Buffon. Però il poco, pochissimo, che è stato creato a Stoccolma è anche a causa sua. Così come i pochi tiri in porta di Milano, contro una squadra lenta. Un solo schema: palla a Candreva e cross in mezzo contro chi, della fisicità, fa la sua caratteristica principale. La colpa di Ventura è stata quella di entrare in un cono d'ombra, soprattutto psicologico, dopo la sfida contro la Spagna. Dimostrare che aveva ragione lui, a discapito di tutti. Basti pensare a Jorginho: a ottobre "non era adatto", poi è stato utilizzato (solo) nella sfida decisiva contro la Svezia.

BALOTELLI CONVOCATO
Anche Di Biagio aveva detto, a conoscenti stretti, di volere convocare Balotelli contro l'Inghilterra e l'Argentina. Cosa sia successo nel frattempo - in due settimane, tempo tra la cena e le convocazioni - è ancora da capire, perché Di Biagio non lo ha chiamato, cosa che ha fatto Mancini dopo. Ventura a settembre 2016 diceva che serviva continuità, a Balotelli. Poi che ci aveva parlato, poi che lo aveva incontrato a Nizza. È un riavvolgimento veloce a giugno 2017. "Avevo detto a Oriali di tenerlo caldo". Probabilmente per non andare al Mondiale. Detto questo è evidente che pure Balotelli non poteva essere il salvatore della patria, così come non lo era Insigne. Se tutti fossero rimasti concentrati e sul pezzo, invece di ingaggiare battaglie personali, al Mondiale ci giocheremmo pure noi. E questo, sì, non è colpa solo di Ventura. Ma per larga parte sì, perché era lui l'allenatore.

QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
La Spagna era evidentemente più forte, forse non la nazionale migliore al mondo ma quasi. Certo, lamentarsi per un anno e mezzo perché avremmo dovuto giocare almeno gli spareggi di qualificazione non ha fatto un bell'effetto. Perdere 3-0 al Bernabeu (e poteva essere di più) nemmeno. Dopo quella partita non è stato fatto un tiro al piccione, è stato Ventura a perdere la Trebisonda, vincendo due partite per 1-0, pareggiandone una in casa contro la Macedonia, perdendo a Stoccolma e pareggiando senza reti a Milano. Tre gol fatti, due subiti in cinque gare, contro nazioni molto più deboli di te. Un mea culpa mai, vero? Detto questo, la Croazia ha cambiato allenatore, scegliendo Dalic ancor prima di avere l'ufficialità dei playoff. La FIGC, tanto vituperata da Ventura, lo ha salvato per oltre due mesi, perché se l'Italia fosse arrivata in Russia, l'ex Torino avrebbe avuto un contratto fino al 2020. Bravo anche Tavecchio, ça va sans dire.