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Ventura, Ventura, Dasvidania: Mosca prepara il Mondiale senza Italia

Ventura, Ventura, Dasvidania: Mosca prepara il Mondiale senza ItaliaTUTTO mercato WEB
venerdì 1 dicembre 2017, 13:242017
di Andrea Losapio
fonte Dall'inviato a Mosca

C'è l'Uruguay, c'è l'Argentina, il Brasile. Oppure la foto della Spagna del 2010, con la Germania del 2014. Le fotografie del Ragno Nero, Yashin, e il fantastico manifesto che ricorda un periodo che non esiste più. Mosca si prepara per il gran galà di stasera, con lavori febbrili e una neve che non attacca, anche grazie ai tantissimi spalatori in giro per la città. Arrivi e nessuno parla inglese, al di fuori della cerchia stretta del Cremlino: cambiare moneta non è semplice, come negli anni ottanta, ma l'aeroexpress ti porta dall'aeroporto di Vnukovo in trentasei minuti fino alla stazione di Kiyevsky. Non è l'Arlanda di Stoccolma, che ti porta in centro in un attimo, ma anche Mosca non è la capitale della Svezia, essendo quasi tentacolare, enorme, con distanze che sembrano a portata di mano e invece sforano i km.

Ci sono le grandi detentrici della Coppa del Mondo. E non c'è l'Italia, in una kermesse che vedrà Fabio Cannavaro come unico invitato del nostro paese, ma con una marea di calciatori che giocoforza conoscono l'italiano. Sono ex che oramai non calcano più il campo, da Blanc a Kanu, passando per Ronaldo o Ronaldinho, Desailly o Matthaus. Gente che ha fatto la storia del calcio mondiale quando tiravano palloni in Italia, perché poi la loro carriera, pur conclusa da qualche altra parte, ha conosciuto comunque il declino.

La neve placida bagna la Moscova, tra un beef stroganoff e un mcdonald aperto 24 ore su 24. I lavori fervono pure da mezzanotte, pur con una temperatura di -2 (e una percepita di -9) che assomiglia molto alle cene di Natale con gli amici. Il calcio sembra una cosa maledettamente seria, così come il sorteggio. Palle, palline e palloni, una Piazza Rossa blindata - e inibita all'accesso di chiunque - e un Cremlino che non assomiglia nemmen più al simbolo del potere degli anni del comunismo, per una città che oramai si è emancipata e che vive il Mondiale come l'occasione per sdoganarsi, per far capire che l'immagine è diversa da quella concessa dal mondo dopo le tante controversie dello sport olimpico.

La Russia, insomma, sceglie il proprio vestito migliore per diventare una delle grandi capitali Mondiali, pur essendolo già, grazie al calcio. Quello che ovunque, anche a Zanzibar, seguiranno con un furore che ci ricorda molto da vicino le nostre notti magiche. E fa un po' tristezza pensare che l'ultimo mondiale "europeo", quello in Germania nel 2006, ci ha visti trionfare. Ventura, Ventura, Dasvidania. Che, in realtà, è più un addio che un arrivederci. Da.