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Calcagno (AIC): "Arezzo, fallimento non è il peggiore dei mali"

ESCLUSIVA TMW - Calcagno (AIC): "Arezzo, fallimento non è il peggiore dei mali" TUTTO mercato WEB
© foto di Emiliano Crespi
martedì 20 febbraio 2018, 19:382018
di Ivan Cardia

Arezzo, Akragas, Matera. Altro giro di deferimenti in Serie C, altre vicende da tenere sotto controllo. Per fare un punto della situazione, TMW ha raggiunto l'avvocato Umberto Calcagno, vicepresidente dell'AIC. Si parte dall'Arezzo: "È la situazione che ci preoccupa di più, per come si è verificata. Ha tutte le caratteristiche delle vicende che in passato sono finite male. I tanti passaggi di proprietà sono indice che qualcosa non va, o può andare male".

Si conferma un trend già noto: quando si cambia, si rischia.
"Sono situazioni di difficoltà da cui è difficile uscire. Io continuo a sostenere che il fallimento non è il peggiore dei mali, quantomeno c'è la possibilità, con un curatore fallimentare e un giudice delegato, di dare continuità al ramo d'azienda sportivo. E anche a una città e a dei calciatori".

Anche perché spesso le alternative, la risposta del territorio, vengono a mancare. Fallimento unica strada?
"Ovviamente è un mio parere personale. Ma statisticamente i passaggi di proprietà conducono al nulla; i fallimenti invece molto spesso possono dare almeno a speranza di poter continuare. E non dimenticherei che Arezzo, per eventuali investitori interessati, resta una piazza appetibile".

A proposito, a Vicenza come procede?
"C'è un curatore che fa gli interessi di tutti i creditori, anche non sportivi. Ha già dato continuità aziendale, stiamo parlando di una situazione con le sue problematiche, ma con il fallimento ci sono quantomeno determinate garanzie".

Capitolo Matera.
"Anzitutto vorrei precisare una cosa: l'allenamento di oggi non è saltato. I calciatori hanno un momento di riflessione: capiranno cosa fare, è una situazione differente da quella di Arezzo. Non fosse altro che in questo caso non si parla di cambi di proprietà, le cose sono diverse".

La famiglia Columella, peraltro, ha già dato garanzie in passato.
"Sono persone che nel calcio hanno investito tanto, adesso se sono in difficoltà vedremo come gestirle, ma stiamo parlando di situazioni molto diverse".

L'Akragas continua a vivere una situazione stabile ma incerta, verrebbe da dire.
"Sì, anche se gli stipendi ai calciatori da quel che so io risultano pagati. Poi non so se i contributi siano stati onorati, è una situazione che dà comunque qualche speranza".

Superata la scadenza del 16 febbraio, che bilancio si può tracciare?
"È in linea col passato. Magari risalta il fatto che siano state e siano interessate piazze importanti, ma dal punto di vista numerico parliamo di dati fisiologici per il sistema Italia. A livello di famiglie magari una piccola ripresa si inizia a sentire, a livello sportivo arriverà ancora dopo. A me non piacciono molto gli allarmismi sulla tenuta del nostro sistema professionistico: credo che siano strumentali a una riduzione delle squadre".

È una delle ricette che molti indicano.
"Non credo che sia la soluzione dei problemi. Credo che servano nuove norme, più rigide, ma senza partire da un preconcetto legato al numero delle squadre. Rendiamo più severe le regole, poi vediamo quanti sono in grado di soddisfarle. Non griderei al lupo al lupo: siamo in situazioni di difficoltà, sì, ma non immaginiamo un disastro. Chi invece ne parla in questo momento penso che abbia altri fini".

L'avvocato del diavolo, però, potrebbe far notare che dall'esterno possa sembrare un disastro.
"La difficoltà c'è, non si può negare. E capisco che siano in tanti in buona fede a pensarla così. A me preoccupano i pochi che in mala fede strumentalizzano queste situazioni. Bisogna migliorare il sistema e siamo i primi a volerlo. Abbiamo la possibilità di aiutare le famiglie interessate e i professionisti. Siamo i primi a voler inasprire le norme, partire da un numero già deciso non credo sia la soluzione, mi sa tanto di presa per il culo".

Tra le norme da inserire c'è la possibilità di un casellario di onorabilità per chi vuole entrare nel mondo del calcio.
"Sì, è una proposta che abbiamo sposato. Però bisogna intendersi: dobbiamo capire che non impedirà di acquisire a chiunque quote di società professionistiche: quelle sono regolate dalle norme civilistiche. Però servirà al nostro sistema per sapere che Tizio e Caio hanno avuto un tot di esperienze fallimentari. È un accorgimento utile, non la soluzione a tutti i mali, ovviamente".

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