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Dario Hübner, in libreria la storia di un TatankaTUTTO mercato WEB
Dario Hübner 
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 10 marzo 2020, 22:50Altre news
di Francesco Moscatelli
per Tuttoc.com

Dario Hübner, in libreria la storia di un Tatanka

Borgo Zindis, i derby con l'allora Fortitudo, una corriera verso Treviso. L'Autobianchi 112 blu, un Fra Martino riadattato, una "Rosetta" sempre vicina nonostante i chilometri. E poi quell'antipasto rubato prima di una cena tanto, troppo salutista. E poi...poi basta. Meglio leggersele tutte, quelle 197 pagine che ripercorrono non solo la carriera di un bomber, ma tratteggiano anche un mondo, un modo di relazionarsi, una galleria di personaggi che oggi ci sono ancora, ma che il mainstream vuole dietro, in fondo alla pagina, quasi che debbano essere nascosti. Non sia mai che questi spaventino gli stakeholders, depauperino gli assets, inquinino il brand. Il mondo è di quelli che hanno il pass per la Superchampions, dove credi di andare se non hai lo skybox brandizzato?

"Mi chiamavano Tatanka", l'autobiografia di Dario Hübner curata dal giornalista freelance Tiziano Marino, edita da Baldini+Castoldi e da alcuni giorni in libreria, in questo asfittico quadro da mercato azionario rappresenta una bella boccata d'ossigeno. Perché ancor prima che una cronistoria -peraltro di ottimo livello e ammantata di maglie gloriose- è il racconto di quel calcio che a noi amanti della Terza serie piace di più: le amicizie indissolubili, i rapporti schietti e sinceri con i tifosi capaci di criticarti al di là della rete ma garanti di una fama che il tempo non cancella, i patti non scritti con allenatori di lungo corso che magari fanno finta di non vedere quelle chiacchierate a tarda sera ma sanno di poter contare su un giocatore mai domo. Un mosaico di aneddoti che, finalmente, racconta poco la domenica (mai priva, peraltro, di tabellini dai nomi che ti tolgono, come per incanto, un paio di decenni) e tanto i ritiri, gli allenamenti, la ripresa del martedì, la vita domestica di quella domenica dei calciatori che il mondo là fuori chiama invece lunedì. E ovviamente, tanto di questo Mulo diventato, dopo un paio di tappe intermedie, Tatanka. Pergocrema (l'attuale Pergolettese), Fano, Cesena, Piacenza sono le piazze storiche attualmente in Serie C che lo hanno visto crescere tecnicamente e tatticamente (da ala destra a punta), con la casacca emiliana a fare da apice in una carriera che lo ricorda nella massima serie e nel suo massimo splendore anche -e soprattutto- a Brescia.

Chi vuole l'oro dei palloni, il rosso dei tappeti e il grigio di un gessato, legga altri libri: l'appennino forlivese di Santa Sofia lo metterebbe a disagio. A sfogliare la coerenza di un bomber che non rimpiange nulla (anzi, un rammarico ci sarebbe...) saranno coloro che credono che quel calcio ci sia ancora, in qualche modo. Con i suoi tifosi inguaribili, i suoi ristoranti che sanno di casa, le cavalcate avviate da una scintilla e i suoi bomber di provincia. Bomber che avranno sempre il loro Re. Un Re operaio, ma operaio per davvero. Colpa -o forse merito- di una vita senza ascensori: per portare trenta chili di finestra bastano le scale.