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Arezzo, striscione duro contro La Cava: "È gravissimo, non ne voglio più sapere"
Aria tesa in casa Arezzo. Dopo aver chiesto chiarezza e garanzie sul futuro del club amaranto, senza ottenere risultato, i gruppi della Curva Sud hanno esposto un eloquente striscione presso il domicilio del presidente Giorgio La Cava: "La vita è fatta di scelte - si legge sullo stesso, - ogni scelta è un'azione, ogni azione genera una reazione. Far fallire l'Arezzo, Salvare l'Arezzo".
Non si è fatta attendere la reazione del numero uno amaranto che - ai colleghi di ArezzoNotizie - ha risposto duramente: "E' una cosa gravissima con questo ho chiuso con l'Arezzo. Venire sotto casa mia da Arezzo appositamente per lasciare quello striscione quando io da giorni sono lavoro per il bene della società. Anche questa mattina stavo lavorando nella trattativa con i giocatori e alle 14 avevo anche ricevuto una bella notizia. Un imprenditore romano cento volte più forte di me, di cui non faccio il nome per rispetto, si era fatto avanti per rilevare l'Arezzo a patto che restassi anche io. Avevamo fissato di andare dal notaio giovedì e chiudere tutto. Dopo questo striscione ho fermato tutto, l'ho chiamato e gli ho detto che non se ne fa nulla e che forse è meglio che non investa nel calcio".
Sul futuro del club ha quindi concluso: "Cederò la società cosi com'è, quindi chi la vuole si faccia avanti e andiamo dal notaio. Vedere certi messaggi, certe minacce non mi va proprio giù. Ho già chiamato la Digos di Arezzo e domani con il mio avvocato presenterò la denuncia. Ci sono anche telecamere in quella zona vedremo un po' cosa viene fuori. Di certo io da oggi dell'Arezzo non ne voglio più sapere".
Non si è fatta attendere la reazione del numero uno amaranto che - ai colleghi di ArezzoNotizie - ha risposto duramente: "E' una cosa gravissima con questo ho chiuso con l'Arezzo. Venire sotto casa mia da Arezzo appositamente per lasciare quello striscione quando io da giorni sono lavoro per il bene della società. Anche questa mattina stavo lavorando nella trattativa con i giocatori e alle 14 avevo anche ricevuto una bella notizia. Un imprenditore romano cento volte più forte di me, di cui non faccio il nome per rispetto, si era fatto avanti per rilevare l'Arezzo a patto che restassi anche io. Avevamo fissato di andare dal notaio giovedì e chiudere tutto. Dopo questo striscione ho fermato tutto, l'ho chiamato e gli ho detto che non se ne fa nulla e che forse è meglio che non investa nel calcio".
Sul futuro del club ha quindi concluso: "Cederò la società cosi com'è, quindi chi la vuole si faccia avanti e andiamo dal notaio. Vedere certi messaggi, certe minacce non mi va proprio giù. Ho già chiamato la Digos di Arezzo e domani con il mio avvocato presenterò la denuncia. Ci sono anche telecamere in quella zona vedremo un po' cosa viene fuori. Di certo io da oggi dell'Arezzo non ne voglio più sapere".
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