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D'Alessandro: "Il sistema calcio italiano è da rivedere"

ESCLUSIVA TMW - D'Alessandro: "Il sistema calcio italiano è da rivedere"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 4 settembre 2017, 17:342017
di Claudia Marrone

Tra i tanti svincolati che la Serie C ha "regalato" nella passata stagione, si annovera anche il difensore Matteo D'Alessandro, classe '89 che ha chiuso l'annata a Lumezzane. Ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, è proprio lo stesso giocatore a fare il punto della situazione sul momento del calcio italiano.

Hai iniziato con il calcio ormai diversi anni fa, come hai visto cambiare questo mondo?
"Fin da bambino ho perseguito il sogno di diventare calciatore professionista. Dopo la vittoria del Torneo di Viareggio nel 2007 con la Primavera del Genoa a 17 anni ho pensato che il mio sogno si poteva realmente realizzare. Penso che il calcio sia in continua evoluzione sotto tutti gli aspetti; arrivo da un'esperienza molto bella come il corso UEFA B a Coverciano e mi sento di poter dire che diventerà un gioco sempre più spettacolare".

Sei appunto tra i calciatori svincolati: quanto ti senti penalizzato dalle regole delle Serie C, categoria con la quale ti sei misurato fino a pochi mesi fa?
"Si, è vero, sono attualmente svincolato. Arrivo da una stagione molto sfortunata al Lumezzane, dove i problemi fisici mi hanno flagellato, ma ora, a 28 anni e con tante esperienze tra B e C alle spalle, credo di essere nel pieno della mia maturazione psico/fisica. Sono un giocatore duttile e credo di poter fare comodo. Per quanto riguarda le regole della C mi sento di poter dire che sono ridicole: il calcio è meritocrazia e non è per tutti. Quando avevo 20 anni io i giovani se erano bravi giocavano sennò crescevano imparando dai più bravi davanti a loro e dagli allenatori veri, non quelli che portano lo sponsor".

Adesso si presenta anche il problema delle tante squadre che spariscono dal professionismo per i più svariati motivi, e di conseguenza si crea disagio per tanti ragazzi che si trovano poi senza un'occupazione. Sarebbe giusto, poi paradossalmente perché comunque rimarrebbero in numero consistente i disoccupati, ridurre definitivamente il numero di squadre in C?
"Certo, così come credo che sarebbe giusto che una società prima di iniziare un campionato professionistico debba dare ogni più assoluta garanzia per far sì che ogni dipendente della stessa possa essere sereno con sé stesso e le proprie famiglie per l'intera stagione. Non esiste che i campionati vengano falsati o che i Presidenti delle società possano all'improvviso smettere di pagare. Ma stiamo scherzando? Inoltre i pagamenti dovrebbero essere, non dico come in Inghilterra settimanali, ma mensili quantomeno; finiamola col pensare che i calciatori di Serie C abbiamo stipendi da nababbi".

Altro tema caldo è la gestione dei giovani, in tanti giocano perché "under" ma con l'alto rischio di bruciarsi: non sarebbe più opportuno investire forze in modo diverso sui settori giovanili?
"Assolutamente si. Il sistema italiano credo sia totalmente da rivedere. La Primavera credo sia un campionato piuttosto inutile e la regola degli Under la morte anche del calcio dilettantistico. La trovo ridicola personalmente, ripeto: chi è bravo a giocare a pallone gioca. I settori giovanili devo tornare a fare formazione, insegnare, educare e non concentrarsi solo sulla vittoria".

Pensi che la recente gara tra Spagna e Italia, con gli iberici che delle varie cantere fanno un punto di forza, sia stato un pò un emblema degli errori che si mettono qui?
"Bella domanda. Sinceramente pensavo a un esito diverso ma la Spagna si è dimostrata attualmente superiore. Penso però che l'Italia abbia un'ottima squadra e un buonissimo ricambio generazionale; ora sarò a Reggio per vederli dal vivo contro Israele per poi sperare nel play off. Certo che la Spagna dal punto di vista di formazione canterana può solo che essere applaudita. Isco mi ha fatto brillare gli occhi".

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