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Perna, undici anni di Modena non bastano: "Ma a 39 non smetto di giocare"

ESCLUSIVA TMW - Perna, undici anni di Modena non bastano: "Ma a 39 non smetto di giocare"
© foto di Federico De Luca
venerdì 17 luglio 2020, 15:34Serie C
di Marco Conterio

Undici anni in carriera al Modena non sono bastati ad Armando Perna per guadagnarsi un futuro ancora coi Canarini. Ma il trentanovenne di Palermo non dice basta. "Ho ancora voglia di giocare, non guardate la carta d'identità", spiega a Tuttomercatoweb.com. "E' stata una stagione particolare per tutti. Abbiamo perso tre mesi di calcio giocato, spiace per quello che è successo. La passione è diventata lavoro, poi il gioco è andato via dalle mani...".
E la sua avvenntura a Modena è finita così.
"Già, non mi aspettavo finisse così. Ero pronto per tornare. Ho giocato l'ultima a fine novembre, a febbraio ero pronto ma... Poi c'è stato il break: ci stavamo allenando, dovevo anche giocare ma così non è stato. Mi dispiace aver concluso la carriera così. Speravo di fare i playoff e di tornare in campo, volevo giocare al Braglia l'ultima volta".
Chiariamo: si è ritirato oppure no?
"No, non mi sono ritirato: al Modena ho detto che volevo giocare ma ero pronto a proseguire a livello tecnico e dirigenziale. Mi hanno proposto di fare il collaboratore della Berretti e ora aspetto un'occasione, un progetto dove divertirmi".
Nonostante la carta d'identità.
"A 39 anni mi diverto ancora, ho entusiasmo. I miei amici fanno ora procuratore, dirigente, allenatore, io gioco ancora e sono pronto per continuare. Non voglio smettere: dovesse chiamarmi un amico che mi dice 'Arma, iniziamo un percorso...', lo faccio con entusiasmo.

Smettere così mi dà fastidio".
Con 110 presenze lei è il fedelissimo di Pioli, tecnico che ha rigenerato il Milan.
"Ho un gran rapporto. Ci sentiamo, mi ha dato tanto tecnicamente, tatticamente e dal punto di vista umano. L'ho conosciuto a Salerno, poi a Modena, Parma. Mi ha lasciato tanto, ci ho instaurato un rapporto speciale: l'amicizia va anche al di fuori dal campo. Sono stato anche a Milanello a trovarlo, scherzando gli ho detto che sarebbe bello anche lavorare nel suo staff...".
E' riuscito, come diceva, a far rinascere la formazione rossonera. Ma il destino pare segnato.
"E' una persona che ha cambiato una squadra, come allenatore e come uomo. Ha trasmesso valori e dato armonia. Dal calcio c'è da aspettarsi di tutto, purtroppo".
Non ci sono più le bandiere, lei ne sa qualcosa.
"Avevo ricevuto tanti complimenti dalla dirigenza, dopo undici anni al Modena. Mi hanno invece un ruolo di quelli 'se accetti bene sennò amen...'. Non si tratta più dei risultati: le società sono aziende e programmano al di là di quel che dice il campo. Anche perché Pioli si meriterebbe la conferma ma non è più così. E non è giusto. Non c'è meritocrazia".

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