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esclusiva

Sormani: "Sudtirol con un gioco preciso, pagate le assenze"

ESCLUSIVA TMW - Sormani: "Sudtirol con un gioco preciso, pagate le assenze"TUTTO mercato WEB
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
mercoledì 29 aprile 2015, 08:052015
di Stefano Sica

Dieci giorni fa si è separato dal Sudtirol dopo cinque mesi di interregno sulla panchina biancorossa. Era stato strepitoso l'avvio di Adolfo Sormani in terra altoatesina: quattro vittorie consecutive condite da sei reti senza subirne alcuna. Con la Cremonese, lo scorso 7 febbraio, l'ultima vittoria (3-1), tra le mura amiche. Poi un periodo di flessione che, complice i tanti infortuni che hanno falcidiato la rosa, ha portato al suo esonero. "Quando sono arrivato mi era stata chiesta la salvezza - precisa Sormani -. Poi la squadra ha fatto qualcosa di importante non solo sotto l'aspetto del gioco, ma anche dei risultati. Ecco, quello che mi ha maggiormente soddisfatto è stato il modo con cui i ragazzi si sono espressi in campo, la qualità del loro gioco".

Poi cosa è accaduto?
"E' successo che questo abbia generato aspettative superiori alla norma. La rosa peraltro non ha permesso di sopperire numericamente alle cinque assenze importanti che abbiamo dovuto registrare nell'arco di due mesi. Abbiamo perso giocatori fondamentali per le loro caratteristiche. Penso ad uno come Furlan che in mezzo al campo mi assicurava aggressività e carattere. Lo abbiamo perso per una banalità, essendo stato colpito da calcoli alla cistifellea. E purtroppo nel corso di un'annata bisogna mettere in preventivo anche queste cose. Ho avuto dei giocatori, come Marras, che avevano disputato tante partite e necessitavano di rifiatare. Alla fine paghi dazio se a diversi giocatori chiedi un certo tipo di intensità. Ripeto, troppe aspettative che ad un certo punto la squadra ha fatto fatica ad assorbire".

Da chi arrivavano queste richieste?
"Intanto capisco che l'ambiente veniva da due anni di grandi soddisfazioni e forse ha vissuto male questo momento. Ma nel campionato scorso, non essendoci retrocessioni, il livello generale si era abbassato uscendo fuori dalle caratteristiche normali di un torneo. Poi la stessa società ci ha sollecitati molto sull'obiettivo play-off. Anzi, nel nostro momento migliore, qualcuno si era spinto addirittura a chiedere la promozione diretta in virtù del nostro bel calcio. Non nascondo che questo ha comportato un certo tipo di stress nei giocatori, i quali soffrivano la frustrazione di non poter rispondere a determinate aspettative. Comunque ci tengo a dire che col ds Piazzi c'è stato un rapporto straordinario, anche dal punto di vista delle idee".

Resta in ogni caso il bel gioco con cui avete divertito a lungo tifosi ed addetti ai lavori.
"Infatti ho sempre detto che, sul piano del gioco, avremmo potuto competere con chiunque. Ma altra cosa è vincere. Credo che con una buona organizzazione di gioco si possano ottenere i risultati, anche se dominare le partite a volte lascia il tempo che trova. Perché quando non si vince, pur facendo prestazioni importanti, qualche domanda bisogna porsela. Penso ad una gara come col Pavia che alla fine pareggiammo. In questa squadra il solo Fischnaller ha messo a segno più di 10 reti. Anche Novothny ha fatto benissimo siglando qualche gol, ma ad un ragazzo giovane non si può chiedere di risolvere certe problematiche. E poi ricordiamoci che, dei giocatori protagonisti delle belle annate del Sudtirol, ne sono rimasti in pochi".

Quale modulo di gioco ha adottato in questi mesi?
"Onestamente non vivo per il modulo, ma ho mantenuto il 4-3-3 che è un sistema che mi permette parecchie variazioni in partita quando, ad esempio, puoi abbassare il centrocampista centrale e piazzarti con un 3-4-3. Ho giocato in emergenza anche con due terzini come interni, ma i miracoli non li fa nessuno. Purtroppo le assenze hanno influito non solo sul piano della "domenica", ma anche in allenamento. Alcuni giocatori sono importanti in settimana anche per l'espressione tecnica e caratteriale che danno al gruppo".

Cosa le resta della sua avventura a Bolzano?
"La consapevolezza di essere arrivato in un momento delicato ma di aver dato alla squadra un'identità di gioco ed un assetto ben precisi. Il mio ruolo era anche funzionale ad una certa programmazione. Abbiamo impiegato anche diversi giovani come Mazzitelli, che veniva dalla Roma, o Tait, che arrivava dalla D, nonché lo stesso Novothny o Bertoni".

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