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L'editoriale sulla C - 59 squadre e non tutte si iscriveranno

L'editoriale sulla C - 59 squadre e non tutte si iscriverannoTUTTO mercato WEB
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com
mercoledì 20 giugno 2018, 12:032018
di Ivan Cardia
L'editoriale di Ivan Cardia per tutto.com

Ci siamo, torna il consueto appuntamento con il tizio che vi racconta che la Serie C è in difficoltà, che non ci sono soldi e neppure squadre. Ci proviamo anche oggi, tranquilli. Non per far passare il messaggio che tutto è da buttare, perché non lo è: chiedetelo ai tifosi del Cosenza, se le cose non funzionano. O guardate lo spettacolo della finale di Pescara. La dimostrazione che basta una bella idea per cambiare le cose. Ok, finito il buonismo. La parola chiave è confusione.

C’è confusione, tra Serie B e Serie C. Siamo a metà giugno, in Inghilterra o in Francia i tifosi sanno già contro chi giocheranno a novembre, dicembre, via dicendo. In Italia abbiamo sì e no venduto i diritti tv, e forse sappiamo quali saranno le venti squadre della Serie A. Il pesce puzza dalla testa, dice la saggezza popolare. Confusione è la parola chiave di un’estate in cui non si capisce chi giocherà dove, come, contro chi e soprattutto perché.

Lo stato dell’arte: 59 società al momento hanno diritto a iscriversi al prossimo campionato di Serie C, senza ripescaggi, riammissioni, corsi e ricorsi che Vico ci fa un baffo. Siamo già a meno uno, iniziamo bene. Poi c’è la ridda di quelle che non si sa se iscriveranno: qualcuno troverà i soldi, qualcuno no, qualcuno ce li ha ma si è rotto le scatole e la barca non va più quindi non la lasciamo andare.  Aggiungiamoci la lista di quelle che sperano di salire: è di serata la notizia che l’Agenzia delle Entrate ha bocciato l’accordo proposto dal Cesena. Che ha sospeso la campagna abbonamenti, tenterà il salvataggio in extremis e finora ce l’ha sempre fatta ma non è chiaro cosa succederà. A Cesena, e neanche a Bari e Foggia. Aspettiamo silenziosi, noi. Aspettano speranzose, la Ternana e compagnia cantante.

Ora, sul criterio dei ripescaggi non ci soffermiamo più di tanto, perché ci perderemmo la testa. Chi l’ha pensato avrà le sue ragioni e più in generale con ottime probabilità avrà ragione. Mi limito a segnalare che mi pare un po’ cervellotico, e anche non proprio giustissimo, un criterio che mette al primo posto l’ultima classificata. Mi fermo qui, perché nello specifico non ho nulla contro la Ternana, anzi auguro agli amici che ci lavorano un radioso avvenire, a loro come a tutte le società che menzionerò oggi, domani o fra un anno. Però mi sembra una curiosità un po’ iniqua. Meno bizzarra del circo in cui ci troviamo, su questo siamo tutti d’accordo.

Il mercato non è ancora iniziato ufficialmente, si dirà. Bella favola: a fine giugno, in qualsiasi altro settore, un’azienda che fattura milioni di euro ha già programmato il suo futuro. Ci sono contratti in scadenza e prestiti da riscattare. Da sei a dieci società, dalla Serie A alla Serie C, non sanno ancora in che categoria giocheranno l’anno prossimo. Senza contare quelle che per scelta potrebbero decidere o hanno già deciso di non iscrivere la squadra al prossimo campionato. Bene ma non benissimo. Confusione, dall’alto in basso e viceversa. Le seconde squadre rischiano di rimanere una riforma dimezzata, ma ne abbiamo parlato troppe volte. Registriamo che per ora continua a esserci, forse, solo la Juventus. E tutti si stanno accorgendo del reale problema, cioè gli stadi.

Capitolo gironi, confusione anche lì. Conoscere i propri avversari è un elemento basilare per programmare il da farsi. L’idea che circola è quella di un ritorno alla tripartizione nord-centro-sud. A tal proposito, capisco le difficoltà logistiche di una società che deve farsi 600 e passa km per una trasferta. È una difficoltà che peraltro sarebbe potuta emergere con la banale constatazione che l’Italia è più lunga che larga. Però non mi pare neanche il massimo cambiare ogni due anni la geografia del nostro pallone. Rubrichiamo la questione alla categoria “domande di uno stupido” e andiamo avanti. In fin dei conti, è comunque un’inezia nel mare magnum di un calcio in cui non ci si capisce nulla. Bellinazzo nel suo ultimo libro ha scritto che il nostro calcio è la Serie C d’Europa. Bene, stiamo parlando della Serie C della Serie C d’Europa. Allegria!

La composizione dei gironi, comunque, non era solo un pretesto per dimostrare una qualche conoscenza geografica o la lettura dell’ultimo libro di moda. Dai gironi passerà anche l’individuazione delle prossime favorite alla promozione in Serie B. Che poi è il giochino a cui dovremmo tutti pensare, anche se è ancora presto. L’impressione è che il girone del sud possa risultare molto svuotato a livello tecnico rispetto agli anni recenti, alla mercé del Catania. Per questo, fossi negli etnei, avrei pochi dubbi sull’opportunità di investire al massimo per tentare il salto. Costa, sì, ma alla lunga ripaga. Poi magari spunta il Cosenza di tutto e gli batteremo le mani, ma in un paio d’anni l’impoverimento tecnico mi sembra palese ed è una questione che il calcio meridionale si potrebbe porre. A destra e sinistra, o nord e centro, emergono nuovi poteri: le retrocesse dalla B, se ci saranno, saranno in prima linea. Per fortuna del sistema (e sfortuna loro) sono scese società serie e ben strutturate: guarda un po’ cosa dobbiamo augurarci. Tolte loro: Alessandria, Pordenone, Vicenza, Triestina, Sambenedettese, Siena, Pisa. È caccia aperta al ruolo di favorita, queste sono in pole position come dicono quelli che parlano di formula uno, bravi o meno che siano.

Chiudiamo con il futuro immediato? Oggi scade il termine per i riscatti. Giornata decisiva, termine cruciale e via discorrendo alziamo il climax: non vi farò l’elenco dei riscattati o riscattando, il rischio che qualcuno resti deluso è molto concreto. Che sia paradossale dover programmare una cosa così importante, senza sapere chi, come, dove e perché affronterai in campionato, l’ho già detto e non mi ripeto. Confusione. Quella sul futuro della Lega Pro. Ecco, nei giorni scorsi il presidente Gravina, oltre a dire un sacco di cose di cui molte più che condivisibili, ha ribadito l’intenzione di non andare avanti con l’esperienza in Lega. Posso capirlo, ma mi pare che rischi di lasciare un lavoro (che, per carità, era quasi impossibile) a metà. Non si vedono, ma i miglioramenti verso una sostenibilità più diffusa ci sono stati. E la formula playoff alla fine è stata un successo. Però il progetto rating era una bella idea ed è finito nel dimenticatoio, le 60 squadre con relative e regolari defezioni ci sono ancora, le seconde squadre le ha fatte (male) la FIGC commissariata e non chi le ha proposte. Di cose da fare ce ne sono tante, in buona sostanza. E credo che la successione al vertice della Lega Pro dovrebbe essere l’ultimo problema che dovremmo porci, perché in tempi di confusione qualche appiglio certo lo vorremmo anche tenere.