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Paganese, Matrecano: "Orgoglioso della fiducia del club"

Paganese, Matrecano: "Orgoglioso della fiducia del club"TUTTO mercato WEB
© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com
sabato 17 giugno 2017, 11:552017
di Stefano Sica

E' stato presentato, presso gli uffici della sede sociale di Via Filettine, il nuovo tecnico della Paganese, Salvatore Matrecano. Una promozione dalla Berretti arrivata al culmine di una stagione positiva per i piccoli azzurrostellati. Nessun proclama, ma solo tanta voglia di lavorare e di accompagnare un progetto che dovrà stabilizzare la Paganese nei prossimi anni tra i professionisti. Magari recitando un ruolo da protagonista come è accaduto nell'ultima stagione. Da definire lo staff: per ora, con Fabio De Sanzo vice allenatore ed Enrico Limone trainer dei portieri, ci sarà da ufficializzare il nuovo preparatore atletico.

L'EREDITA' DI GRASSADONIA - "Intanto colgo l'occasione per salutare Gianluca. Il suo ottimo lavoro è sotto gli occhi di tutti. Sono consapevole del fatto che eguagliarlo sarà difficilissimo. Tuttavia non mi pesa nulla: questo campionato lo conosco. Contano il presente e il futuro. Spero di essere amato ed apprezzato per quello che farò. Da parte mia non c'è alcuna sfida. Mi sono sentito molto onorato quando la società mi ha chiamato per allenare la prima squadra. Voglio regalare una gioia a questa città: magari non arriverà nell'imminente, ma la mia promessa è questa. Ci vorrà tempo e chiediamo pazienza. Magari il tifoso ora si aspetta il settimo posto dopo l'ultima cavalcata. Ma dobbiamo capire tutti che la futura Paganese vuole valorizzare dei giovani e far divertire i tifosi. Alcuni dei ragazzi della Berretti verranno con noi in ritiro".

IL PROGETTO - "Nel calcio si fa fatica a parlare di progetto, la gente non si fida più di questa parola. Tuttavia il presidente non aveva mai fatto in tanti anni di Lega Pro un contratto triennale ad un allenatore. Questo mi riempie di orgoglio. Faremo crescere qualche giovane fatto in casa: molte società si sono ritrovate a partire da zero e questo non è mai semplice. Ci vorrà il giusto mix tra calciatori di categoria e 5-6 ragazzi che stiamo valutando. Vorremmo avere fra un anno un gruppo di 8-9 undicesimi da cui ripartire".

ASPETTO TATTICO - "Intanto qui porto il mio entusiasmo. Poi dipende da cosa avrò a disposizione perché i numeri contano relativamente. Grassadonia ha cambiato più volte assetto durante l'anno, con grandissimi risultati. Ecco, anche io non sono un monotematico. Parto da un'idea, ovvero il mio modulo si avvicina a quello iniziale di Grassadonia (4-3-3, ndr). Ma, se si dovrà fare qualcos'altro, si farà. Ora devo aspettare la rosa al completo, partendo dalle riconferme. Vorrei che rimanessero tutti, visto l'andamento della squadra nell'ultimo campionato. Ma so che non sarà possibile. Magari molti, anche a livello empatico, potranno considerare la loro esperienza finita e proveranno a cimentarsi in altri lidi. Tuttavia stiamo lavorando su una base. Ed è chiaro che un po' tutti gli allenatori vorrebbero affidare quattro ruoli fondamentali a giocatori esperti: portiere, difensore centrale, centrocampista e prima punta. Ed è chiaro che, dipendesse da me, vorrei la squadra completa già al ritiro con 20 elementi pronti per lavorare. Ma mi rendo conto che bisognerà fare i conti con tanti aspetti".

GLI INSEGNAMENTI DI ZEMAN - "Io e il direttore Bocchetti veniamo da una scuola zemaniana, anche se non priva di "prudenza". Ne abbiamo passate tante e, infatti, col tempo abbiamo imparato a coprire alcune lacune difensive, lavorando di più sulla prima fase. Bisogna provare a creare un bel gioco, ma cercando comunque di non prenderle. Il nostro maestro se vinceva 10-9 era felicissimo. Io e Antonio lo eravamo un po' di meno".

IL RITORNO IN PISTA - "Ho lasciato il mondo del calcio per 2-3 anni, ma intimamente non l'ho mai abbandonato. Sono stato in giro a fare aggiornamenti, a vedere partite ed allenamenti. Poi si sa che si fa fatica a rientrare e ho dovuto aspettare il mio momento. Anche perché le panchine sono sempre di meno e gli allenatori sempre di più. Chi ha una panchina se la tiene stretta e non si dimette".