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Prato, Califano: "Salvezza? Prima un film horror, poi il lieto fine"

Prato, Califano: "Salvezza? Prima un film horror, poi il lieto fine"TUTTO mercato WEB
© foto di Dario Fico/TuttoNocerina.com
martedì 30 maggio 2017, 10:422017
di Luca Bargellini
fonte TuttoLegaPro.com

Sentire il fiato sul collo della Serie D, per tutta la stagione, e poi salvarsi all'ultimo valzer. E' la sensazione che ha provato ieri il Prato, rimasto in Lega Pro al termine del play-out contro il Tuttocuoio. Un doppio pari che permette ai lanieri di mantenere il professionismo per la quarantesima stagione consecutiva. TuttoLegaPro.com ha intervistato in esclusiva il direttore sportivo biancazzurro Gianni Califano per rivivere il campionato appena trascorso.

24 ore dopo che sensazioni si provano?
"Le stesse bellissime emozioni di ieri. Non è la prima volta che mi salvo ai play-out, era successo anche a Monza quando salvammo la categoria nonostante i grossi problemi societari. E a Bellaria mantenemmo la categoria il primo anno contro tutte le attese. Ma stavolta è diverso: nel Prato ho giocato, in questa città avevo vissuto a lungo in passato. Non mi sarei mai perdonato la prima retrocessione dopo quattro decenni consecutivi".

Il patron Radici, però, ha ammesso di non festeggiare la salvezza...
"Non si può sindacare sulle emozioni, ognuno le vive a modo suo. Credo che a inizio anno si aspettasse di più: tutti noi, comunque, speravamo in una salvezza più tranquilla, magari sognando i play-off, visto che ci si arrivava anche da decimi in classifica. Alla fine invece abbiamo sofferto più del previsto e credo che ci sia una certa soddisfazione generale per aver raggiunto una salvezza che a più riprese sembrava esserci sfuggita di mano.
E colgo l'occasione per ringraziare il presidente Radici e la famiglia Toccafondi per la loro fiducia nei miei confronti. E grazie anche ai tifosi che ci hanno supportato e anche a quelli che ci hanno contestato: le critiche costruttive ci hanno aiutato a fare meglio".

Dopo mezz'ora, nella gara d'andata dei play-out, eravate sotto di due gol, a un passo dalla retrocessione. Che ha provato in quel momento?
"Sembrava di vivere un horror, ho visto i mostri. Poi il film si è trasformato in un thriller ed è arrivato il lieto fine. In 180 minuti abbiamo rivissuto, in maniera condensata, lo stesso copione della regular season: il baratro all'inizio, poi un barlume di speranza e infine la luce della vittoria. In stagione siamo morti sportivamente diverse volte e siamo sempre riusciti a resuscitare".

Avete disputato un campionato a due velocità: un passo da tartaruga per tre mesi, una corsa da Ferrari da dicembre in poi...
"Nel girone di ritorno abbiamo totalizzato 27 punti e a Piacenza, nell'ultima giornata, eravamo vicini a conquistarne altri tre che ci avrebbero dato la salvezza diretta. Solo un grande gruppo riesce a ottenere un risultato del genere: questi ragazzi hanno dimostrato di meritarsi la salvezza grazie alle loro qualità tecniche e morali. E' difficile trovare un tale senso di attaccamento alla maglia da parte di una rosa formata da giovani in prestito e da 7-8 calciatori in scadenza di contratto".

Tra di loro è impossibile non citare Ciccio Tavano...
"Mettiamo subito in chiaro che questo risultato è merito di tutti, compreso chi ha giocato meno e di quei ragazzi come Marini e De Simone che hanno debuttato da minorenni dando un grosso apporto alla squadra. Riguardo Tavano parla il coro dedicatogli dai compagni ieri. Un giocatore del suo calibro, con una caterva di gol segnati in Serie A, ha mantenuto una grande umiltà e un comportamento ottimo: è stato un esempio continuo per tutta la squadra. E lo è stato anche a gennaio: diverse squadre lo volevano, io andai a parlargli di persona. Nei suoi occhi vidi la convinzione di chi non voleva fare un torto a compagni e tifosi, la volontà di chi non voleva mollare. E' rimasto con noi e, nonostante i problemi al piede che lo hanno tormentato nel girone di ritorno, ha segnato delle reti decisive per la nostra salvezza".

Capitolo allenatori: alla fine quello giusto è stato il terzo...
"Per me il rapporto tra un allenatore e i giocatori è lo stesso di quello tra marito e moglie: può avere problemi e può anche interrompersi. Acori e Malotti sono due tecnici preparati che hanno sempre fatto bene nelle loro precedenti squadre ma a Prato, purtroppo, non sono riusciti a creare la giusta alchimia col gruppo e i risultati non sono stati dalla loro parte. Monaco, invece, ce l'ha fatta e devo ringraziarlo per una salvezza che sembrava insperata".

Il futuro di Califano quale sarà?
"E' troppo scontato dire che mi piacerebbe rimanere ma è la semplice verità. Più che altro non mi dispiacerebbe portare avanti il lavoro iniziato in questa stagione. Al primo anno ci sono sempre degli assestamenti che possono creare dei problemi, degli errori che non ripeti più. In ogni caso bisognerà vedere cosa decideranno i soci: solo dopo se ne potrà parlare".

Chiusura sui play-off: chi li vincerà?
"Il cuore dice Alessandria: ho indossato la maglia grigia e in stagione mi è dispiaciuto fargli perdere il campionato, ma con quel pari il Prato ha ottenuto nei fatti la salvezza, visto che ha superato in classifica il Tuttocuoio e ha goduto nei playout dei vantaggi dovuti dal miglior posizionamento in classifica. L'amicizia mi fa propendere per Lucchese e Cosenza: conosco molto bene e ho ottimi rapporti con i rispettivi direttori Obbedio e Valoti. La professionalità mi porta a dire Parma: Faggiano ha già dimostrato di essere tra i diesse migliori negli ultimi anni. Resto dell'idea che la finale verrà disputata dai ducali e da una tra Lecce e Alessandria".