Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / stazione di sosta / Archivio
Mancini, Mazzarri, Mourinho e BenitezTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
venerdì 23 settembre 2016, 11:45Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Mancini, Mazzarri, Mourinho e Benitez

Ho sentito dire a qualcuno che non avrebbe mai dato il milione e mezzo e passa a Mancini per uscire dall'Inter. Doveva andarsene senza un euro o rimanere e portare in porto una squadra costruita più volte. Aggiungeva: "Troppo facile prendere i soldi e partire sullo yacht". Non la penso allo stesso modo. Ritengo che i soldi non siano tutto. Anche se l'uscita dall'Inter è stata soft, rimane una sconfitta, che non si assorbe con facilità. Si instilla il dubbio di essere esonerato per incapacità. Non si può sempre dare la colpa a calciatori e società. Non credo che Mazzarri, dopo aver subito il primo esonero in carriera dai nerazzurri, abbia accettato senza traumi l'esilio dorato. Inutile nascondersi: sono ferite che si rimarginano con il tempo.

Gli esempi per introdurre Mourinho, quasi un caso. I media si domandavano addirittura se era già finito. Non perdeva tre partite dal 2002, al Porto; ma la situazione non è la stessa, perché si parla del Manchester United, club che negli ultimi sei anni ha speso 841 milioni, reduce, per di più, da una campagna condotta dallo "special one" e costata 185. Qui si vuol tornare a essere i primi al mondo e Mourinho, per chi non lo sapesse, ha perso 14 delle ultime 34 partite, disputate con il Chelsea e lo United. Situazione precipitata se incassa sconfitte tre volte di seguito, nel derby con il City del nemico Guardiola, con il modesto Feyenoord in Europa League e con il Watford di Mazzarri. Per uno abituato a stare sotto la luce dei riflettori e a giocare d'attacco, dicendo a tutti di aver vinto in Portogallo, in Inghilterra, in Italia e in Spagna, non fa piacere sentirsi fare le bucce da chi ricorda che le vittorie con il Porto hanno ombre, che in Spagna lo chiamano "Llourinho", il "piangina", che ha incendiato lo spogliatoio del Real Madrid e fuso il motore del Chelsea. Oggi dicono che da un giorno all'altro ha cambiato sistema di gioco, che si è messo a criticare pubblicamente i calciatori, che Rooney è un fantasma, Pogba deludente, che i capri espiatori non possono essere Luke Shaw, Van Gaal e gli arbitri. La stampa parla anche di una lettera di sei pagine scritta al Manchester United in gennaio dove si offriva e spiegava cosa bisognava fare per tornare a vincere.

Insomma, la situazione non è delle migliori, ma andando a ritroso credo si trovi la spiegazione, perché per la prima volta ha subito l'onta dell'esonero da parte di Abramovich e, quando gli altri dicono che i soldi della buonuscita e il contratto da oltre 15 milioni di euro l'anno allo United superano qualsiasi impasse, mi sorgono dubbi. L'uomo ha perso fiducia in se stesso, non è più il solito, sa di avere il fiato dei detrattori sul collo, oltre a dubitare di non essere più un vincente ma, forse, uno come gli altri, anche se più ricco. Mi fa tornare in mente Benitez, che dopo i successi al Valencia e al Liverpool ha cominciato a conoscere la contestazione all'Inter, non ha brillato a Napoli, ha toppato al Real ed è retrocesso al Newcastle. D'accordo, non è Mourinho, ma l'esonero è una delle cose più difficili da assorbire. Bisogna essere bravi per limitarne gli effetti, aver capito tutto del calcio e sapere che non è l'allenatore a vincere le partite. Lui può solo perderle.