Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / stazione di sosta / Archivio
Hanno scoperto l'acqua caldaTUTTO mercato WEB
domenica 25 settembre 2016, 11:24Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Hanno scoperto l'acqua calda

Ci sono cose che si fatica a capire, ma avvengono. Uno dei tasti che mi piace battere è quello degli allenatori, che vorrei più preparati, nonostante si dica che i nostri sono i migliori e che la scuola di Coverciano non ha l'eguale. Con tutto il rispetto che la categoria pretende per fare il mestiere più difficile del mondo, non la vedo, ad esempio, all'altezza di quella arbitrale, che si può criticare per voler custodire gelosamente quel potere discrezionale che con fatica si cerca di limitare, ma che è veramente ai vertici del movimento.

La premessa per ricordare ai più giovani che sui 105 metri per 68 del campo si sono viste tante cose che nei tempi moderni si sono spacciate per novità. Ad esempio, si è fatto un gran parlare del "falso nueve", fin dai tempi in cui Guardiola allenava il Barcellona e bruciava Eto'o, Ibrahimovic e Villa; ma negli anni '50 la Honved e l'Ungheria presentavano Hidegkuti "falso nueve" e il 25 novembre 1953 a Wembley la nazionale di Sebes con il modulo MM ridicolizzava, vincendo 6-3, il WM dei maestri inglesi. Ma Di Stefano negli stessi anni, nel grande Real, era uno che giocava a tutto campo, come Kopa nel Reims prima di passare ai blancos con altri compiti, e subito dopo Bobby Charlton nel Manchester United. Se poi da una nazionale che dal '50 al 4 luglio '54 mette in fila 32 partite senza sconfitte, con 144 gol fatti e 33 subiti e si ricorda come la "squadra d'oro", si passa all'Ajax e all'Olanda di Cruijff degli anni '70, si trovano analogie. Non tanto sotto il profilo tattico, ma la Honved e l'Ajax erano il fulcro della nazionale, il loro calcio era spettacolo e il Mondiale del '54 dei magiari era finito come il '74 per gli olandesi, sconfitti in finale dalla Germania. Partite che saranno ricordate sempre. La prima per il sospetto che Fritz Walter e compagni fossero dopati e la seconda per non avere, gli orange, alcun peso politico.

Un'analisi più approfondita parla di Gusztav Sebes, C.T. dell'Ungheria dal '49 al '56, con 49 vittorie in 66 gare, ed ex viceministro dello sport, ma grande ammiratore di due predecessori: Hugo Meisl, selezionatore dell'Austria del "Wunderteam", e Vittorio Pozzo, campione del mondo del '34 e del '38. Michels, che resta un innovatore vero e giocava un calcio spettacolare, non offriva punti di riferimento grazie a una squadra di eclettici, ma concertava con Cruijff le sostituzioni. Lo stesso Cruijff che nel 1986, al vecchio stadio dell'Ajax, mi fece scoprire, oltre a una squadra camaleontica, una formazione con 11 calciatori e non di 10 più il portiere. E quando al suo amico e compagno di squadra all'Ajax, Keizer, dissi di fare i complimenti al "secondo" per come faceva calciare sempre di drop, di destro e di sinistro Menzo durante il riscaldamento, rispose: "E' Cruijff che vuole questo. Il portiere deve saper giocare come gli altri". Avevo visto in Italia Sentimenti IV e Vavassori con ottimi piedi, ma lì era sistema. E dopo 30 anni lo fanno tutti.