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Troppi attaccanti non aiutanoTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 9 dicembre 2016, 12:17Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Troppi attaccanti non aiutano

Sarebbe strano se qualcuno si meravigliasse, ma avvengono cose che ti lasciano di sale. Ad esempio, perché si è parlato tanto di "falso nueve"? Perché con Guardiola il Barcellona ha inanellato un'infinità di successi ed espresso un calcio di ottima fattura. Come tutti sanno, il tecnico privilegiava un calciatore di movimento, che non offrisse riferimenti alla difesa. Il classico centravanti potente, forte di testa e terminale offensivo veniva sacrificato a favore della tecnica, del fraseggio e dell'intelligenza tattica. Qualcuno poteva storcere la bocca, ma l'impostazione aveva una logica, supportata per di più da una squadra dai piedi raffinati; al di là del fatto che disponeva di fuoriclasse in grado, in qualsiasi momento, di fare la differenza. Ma l'obiettivo primario era schierare due esterni sulla linea dell'out e un "9" atipico per allargare il raggio d'azione dei difensori. Alle corte: ben sapendo che tutti avrebbero affrontato il Barca cercando di difendersi, il tecnico riteneva fosse la contromisura giusta.

Da contraltare a questo modo di concepire il calcio, che non nasceva con Guardiola ma con il Real Madrid di Di Stefano, la Honved e l'Ungheria di Hidegkuti, il Reims di Kopa, il Manchester United di Bobby Charlton e l'Ajax e l'Olanda di Rinus Michels, esiste chi privilegia l'attacco in massa. L'ultimo Paulo Sousa contro il fanalino di coda Palermo. Pensava con Kalinic, Babacar, Tello, Ilicic e Bernardeschi di assaltare il fortino rosanero e di non concedergli respiro, fino a farlo capitolare non so quante volte. La realtà, come spesso accade, è diversa e, fortunatamente, i 3 punti arrivano al 93esimo.

Come si nota, due modi diversi di vedere il calcio: chi fa di tutto per aprire gli spazi e chi preferisce il contrario. Personalmente sono per creare il maggior numero di problemi ai difensori avversari, con una squadra formata da attaccanti di movimento e con centrocampisti e difensori con il gol nei piedi. Certamente non è una verità assoluta, perché disponendo di Riva e Boninsegna, che assicuravano, come minimo, 40 gol a campionato, era obbligo cambiare. Non è compito dell'allenatore sfruttare al meglio le caratteristiche degli uomini a disposizione? Per questo non mi piace chi finisce la partita con una batteria di attaccanti, quando per rimontare forse sarebbe più opportuno l'ingresso di uomini di spinta per aggirare sulle fasce la difesa e arrivare al cross dal fondo. Se non può vincere per k.o. il pugile deve lavorare l'avversario ai fianchi. Alla fine vincerà ai punti. 

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