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Lega Serie A, Miccichè: “Sarà un meraviglioso campionato”TUTTO mercato WEB
Gaetano Miccichè
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 22 agosto 2019, 17:02Notizie
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Lega Serie A

Lega Serie A, Miccichè: “Sarà un meraviglioso campionato”

Il presidente ha affrontato molti argomenti dai 90 anni della Lega alle date del calciomercato e alla formazione dei calendari passando per la formula della Coppa Italia e la Superlega.

Gaetano Miccichè, Presidente della Lega Serie A, ha parlato oggi a Radio Sportiva, in vista dell’inizio della Serie A Tim 2019/2020, che prenderà il via sabato 24 agosto con Parma-Juventus.

“Sono in fremente attesa dell’inizio del nuovo Campionato, sono trascorsi quasi tre mesi dall’ultima partita della passata stagione alla prossima di sabato. Tante sono le novità che le squadre italiane ci offriranno e sono fiducioso che assisteremo a un meraviglioso spettacolo che durerà per i prossimi dieci mesi”.

Sui 90 anni dalla nascita della Serie A TIM a girone unico: “È un traguardo importantissimo e lo ricorderemo con tantissime iniziative. Casualità ha voluto che tutte le 12 squadre che hanno vinto lo scudetto in questi 90 anni sono presenti all’avvio della prossima stagione di Serie A TIM grazie alla promozione dell’Hellas Verona. È quasi come se il fato avesse voluto che questa ricorrenza vedesse in gioco tutti i club che hanno avuto il merito di vincere il Campionato”.

Sui cambiamenti in Lega dal suo insediamento: “Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo realizzato molte cose anche dal punto di vista societario, con l’insediamento di un nuovo consiglio di amministrazione, con l’arrivo di un nuovo Amministratore Delegato e con un clima fra le 20 società molto consono ai tempi moderni, serio, organico nel ricercare le soluzioni migliori, flessibile e con l’obiettivo di offrire il miglior prodotto possibile sia a livello qualitativo che a livello di durata nel tempo”.

Sui volti nuovi in panchina e in campo: “Come tutte le aziende che operano in qualsiasi settore merceologico del mondo la qualità dell’offerta è sempre l’elemento principale e vincente. I nostri club lo sanno per cui puntare su una migliore qualità dei giocatori è il loro primo obiettivo e mi sembra che quest’anno sono arrivati in Italia tantissimi campioni. Le nostre società hanno speso oltre un miliardo di euro in acquisti, giocatori come Godin, De Ligt, Lukaku, Lozano, Rabiot, Schöne, l’ultimo arrivato Ribery e sono certo che avremo ancora delle sorprese. Tutto questo non potrà che aumentare l’interesse e la passione e sviluppare una migliore competitività nelle nostre partite”.

Sulla finestra di mercato che chiuderà il 2 settembre: “Abbiamo cercato di mantenere le stesse date delle altre principali Leghe. Tranne la Premier League che l’ha chiuso in entrata, ma non in uscita, sia la Liga, che la Bundesliga, che la Ligue 1 hanno gli stessi tempi del campionato italiano. L’anno scorso ci eravamo trovati di fronte a una serie di osservazioni da parte di molti presidenti, di molti dirigenti che dicevano che era impossibile per loro chiudere in anticipo quando altre squadre potevano ancora negoziare. Mi rendo conto che gli allenatori vorrebbero invece tempi più brevi così da disporre anticipatamente di tutti giocatori che faranno parte delle loro formazioni, ma come spesso accade bisogna prendere una decisione che difficilmente accontenta tutti. Credo sia la decisione più giusta perché è quella più equilibrata, anche nel rispetto delle altre competizioni europee. L’obiettivo ultimo per un club è quello di avere la miglior squadra possibile e questo credo sia, al momento, il modo migliore per ottenerlo”.

Sul calendario e il periodo natalizio: “L’anno scorso abbiamo fatto un tentativo allineandoci a quanto fatto in Premier con il Boxing Day. Però ogni nazione ha le sue abitudini, le sue usanze e le sue tradizioni. Nel nostro paese si preferisce passare il Natale in famiglia e dopo capodanno c'era un periodo di riposo troppo lungo, abbiamo fatto alcuni sondaggi prendendo in considerazione l’idea degli allenatori, dei giocatori e anche dei tifosi e abbiamo ritenuto di tornare al passato senza giocare a fine dicembre, ma ripartendo subito dopo in coincidenza con l’Epifania”.

Sul calendario sfalsato, girone di andata/ritorno, e sulla possibilità di giocare alcune partite di campionato all’estero: “Ne abbiamo parlato anche in Assemblea e in Consiglio di Lega. Il nostro Amministratore Delegato Luigi De Siervo ne ha parlato manifestando pro e contro che il girone di ritorno abbia dei ritmi diversi da quello del girone di andata, però si è ritenuto di non modificare le abitudini tradizionali e abbiamo rinviato la decisione al prossimo anno. Sulle partite all’estero non abbiamo mai preso in considerazione l’idea. Abbiamo già la Supercoppa che da tanti anni viene giocata all’estero per divulgare in Paesi dell’Asia, del Medio Oriente, o anche del Nord America, la passione per questo sport, cercando nuovi tifosi. Ritengo che il campionato italiano si debba giocare in Italia per rispetto dei tifosi e delle città. Il nostro campionato ha questa caratteristica straordinaria che gli altri campionati non hanno. Nessuna Nazione ha tante città belle, eleganti, storiche e quindi il nostro obiettivo è quello di promuovere l’Italia nel mondo, anziché andare a ricercare all’estero alternative diverse”.

Sulla Superlega: “Ciò che mi ha dato più fastidio in questa vicenda, al di là della sostanza, è stata inizialmente la forma. Credo che un cambiamento così epocale doveva essere fin dall’inizio condiviso con le principali Leghe europee. Era necessaria un’ampia valutazione dei pro e dei contro, ma così non è stato. All’inizio c’è stato solo un lavoro abbastanza monocorde che solo in un secondo momento ha coinvolto le Leghe. Ci sono tre motivi sostanziali che non ci hanno convinto su come fu prospettata la riforma: la prima è la modifica del timing riservando il sabato e la domenica alla Superlega e non ai campionati nazionali. La seconda riguarda la numerosità delle partite e l’accanimento agonistico verso calciatori già impegnati fra campionati e coppe nazionali. L’ultima riguarda il fatto che il partecipare alle grandi competizioni europee non dipendesse dal merito acquisito nella competizione nazionale, ma fosse un diritto di storia e di importanza delle società. Per esempio l’Atalanta difficilmente avrebbe potuto partecipare alla Champions League. Cosa che invece succederà quest’anno, con il piacere di tutti gli italiani. Credo che lavoreremo tutti insieme per vedere se dei miglioramenti saranno possibili e se si potranno realizzare noi li proporremo ai nostri associati. La riunione UEFA prevista per settembre è stata rinviata ed è quindi un segnale chiaro di decisioni ancora in itinere”.

Sulle formula della Coppa Italia e sul percorso troppo privilegiato per le big: “Se guardiamo con obiettività a cos’era la Coppa Italia dieci anni fa, e cos’è stata la Coppa Italia negli ultimi anni, vediamo che l’importanza, il significato e l’interesse di questa competizione negli ultimi tempi è straordinariamente cresciuta. Per questo secondo me l’attuale forma ha molto senso, quella delle sfide dirette ha grande impatto sui tifosi. Uno dei temi sui quali noi ci scontriamo è quello della difficoltà sui calendari. Alcune squadre della Serie A TIM oltre a disputare la Coppa Italia e il Campionato partecipano alle competizioni europee, e ci sono inoltre le partite delle nazionali. Tutto questo rende molto limitato il calendario. È necessario che le grandi squadre intervengano in una fase successiva e che siano protette rispetto ad altre con partite casalinghe. Ciò non ha impedito a tantissime società, di fatto non di primissima fascia, di arrivare a giocarsela a livello di Quarti di Finale, Semifinale o addirittura Finale. Quest’anno abbiamo avuto una bellissima partita tra Lazio e Atalanta. Quest’ultima ha eliminato la Juventus e si è giocata la partita fino alla fine. Ricordo la finale tra Palermo e Inter, e per fortuna dei nerazzurri e sfortuna dei rosanero il Palermo incontrò la grande Inter del Triplete e perse quella partita, ma ricordo che quel giorno a Roma c’era una città invasa da palermitani oltre che da interisti, quindi una grande festa dello sport".

Infine un commento sul Palermo, che ripartirà dalla Serie D: “È un grande dolore che riguarda tutto il mondo del calcio. Credo che l’interesse del nostro mondo debba far sì che tutte le città, anche quelle più piccole, anche quelle di provincia, possano ambire a partecipare alle competizioni principali. Il dispiacere però è maggiore se si tratta di una grande città, capoluogo di Regione come Palermo, con quasi un milione di abitanti e che negli ultimi anni aveva abituato i propri tifosi a grandi prestazioni. Ricordo da palermitano che nel 2006 la Nazionale Italiana che vinse il Mondiale aveva molti giocatori del Palermo in rosa. Pensare che oggi il club sia in Serie D è un grande dispiacere, ma sono certo che la forza della città, dell’ambiente, della nuova società faranno sì che rivedremo presto il Palermo tra i professionisti e spero presto anche in Serie A TIM”.