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tmw / torino / Che fine ha fatto?
ESCLUSIVA TMW - De Ceglie: "Miami ultima tappa da calciatore. A gennaio prenderò una decisione"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
mercoledì 2 dicembre 2020, 10:38Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro
esclusiva

De Ceglie: "Miami ultima tappa da calciatore. A gennaio prenderò una decisione"

Paolo De Ceglie e il Miami Beach, un connubio spezzato dalla pandemia. Un'esperienza iniziata a gennaio con un progetto allettante, che andava ben oltre il campo. Il Covid-19 ha cambiato le cose, almeno per ora. Ai microfoni di Tuttomercatoweb lo stesso De Ceglie ci racconta la sua situazione:

Paolo De Ceglie, ti avevamo lasciato a Miami dove avevi sposato il progetto del Miami Beach. Oggi dove ti troviamo?
"Sono stato a Miami fino a maggio, poi hanno sospeso tutto. Sono dovuto tornare e indietro e ora aspetto, in Sardegna. Formalmente ora sono libero da vincoli ma ho un accodo di massima con loro non appena la situazione si stabilizzerà".

Se la situazione dovesse protrarsi ancora per diversi mesi?
"A gennaio prenderò una decisione definitiva, anche perché col Miami c'era un accordo per giocare ma non solo: mi iniziavo ad occupare d'altro come l'organizzazione dello scouting per i ragazzi. Mi stavo preparando per il post-carriera".

Nel frattempo di che cosa ti sei occupato?
"Ho fatto dei campus a Villasiumius e un corso da direttore sportivo. Insomma, non sono rimasto con le mani in mano: questi tempi di attesali sto sfruttando studiando".

Qual è la situazione negli Stati Uniti?
"L'ingresso è ancora vietato ai non residenti e ai non statunitensi. Diverso il discorso in MLS, dove c'è la possibilità di avere il visto per lavorare. In ogni caso avrei aspettato di vedere come si sarebbero evolute le cose. Mi piacerebbe tornare, per me è stata un'esperienza unica. Per il Paese e per quello che stavo facendo".

Hai trovato differenze nella gestione della pandemia negli States?
"Non hanno mai fatto un lockdown vero e proprio".

Cosa ti ha portato a Miami?
"A Miami andavo in vacanza da più di 10 anni e i proprietari sono italiani. Volevano far calcio e hanno deciso hanno avviato questo progetto. La squadra milita nel campionato UPSL che con le giuste proporzioni possiamo paragonarla alla Serie C, anche se negli Stati Uniti non ci sono meccanismi di promozione o retrocessione, quindi è un campionato parallelo".


Perché non hai scelto la MLS? Miami peraltro vi ha una nuova franchigia
"A prescindere dal livello io sono andato a Miami per fare esperienza. Fare calcio lì è davvero bello, la qualità di vita è buona, conosci un sacco di gente e nel mio caso avevo la possibilità di lavorare anche al di fuori del terreno di gioco. Ora vediamo, spero di poter tornare a gennaio".

Sarà la tua ultima squadra?
"Sì, certamente è la mia ultima squadra da calciatore".

Prima del Miami Beach c'è stata l'esperienza al Servette. Che è durata molto poco
"Dopo il Servette c'era la possibilità di continuare e io a Ginevra stavo bene, ma si è presentata l'occasione Miami. Negli Stati Uniti la stagione sportiva ha un calendario diverso, per cui è successo che ho dovuto aspettare qualche mese per poter tornare a giocare. L'accordo l'avevo preso a settembre, ma la stagione sarebbe ripartita a gennaio".

Ti vedi allenatore o giocatore?
"Scelta difficile. Fortunatamente a Coverciano ti mettono a disposizione dei corsi validi e ne approfitto di questo tempo morto per prendermi i patentini. Poi valuterò in base alle opportunità e i feedback".

Nel frattempo, oltre che giocatore e futuro allenatore o dirigente, sei anche patron di un club
"Ho una società, il Centro Giovani Calciatori Aosta, da 20 anni. Abbiamo vinto la Terza Categoria, stavamo vincendo anche la Seconda poi è arrivato il lockdown. È un progetto partito con mio papà, iniziando allenando sei bambini di 5 anni e man mano ogni anno siamo cresciuti aggiungendo una categoria".

Sei uno dei pochi valdostani che ce l'hanno fatta: tu, Pellissier e recentemente si sta affacciando Hans Nicolussi Caviglia. È davvero così difficile emergere nella tua regione?
"In Valle d'Aosta vivono poche persone, anzitutto. E poi in regione ci sono sport più considerati, per cui non è facile anche per chi viene ad Aosta a fare calcio. Noi non siamo quelli che mettono i soldi 3-4 anni e poi vanno via. Noi facciamo vero calcio vero dilettantistico, con l'obiettivo di far giocare tutti, far divertire tutti e fare in modo che i ragazzi non smettano di giocare. In Valle d'Aosta non abbiamo grandi strutture, ma ci mettiamo impegno e passione e solo il fatto di esserci da 20 anni è per noi un grande risultato".