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TMW RADIO - D'Arrigo: "Gli allenatori lavorino di più sulla difesa individuale e non sulla tattica di reparto"
SCANNER - E' la fine dell'integralismo tattico?
Con Giulio Dini, Niccolò Ceccarini e Francesco Benvenuti. In collegamento Francesco D'Arrigo
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L'allenatore ed ex calciatore Francesco D'Arrigo , attualmente docente per i futuri allenatori a Coverciano, è intervenuto a Scanner, rubrica del lunedì di TMW Radio a cura di Giulio Dini, parlando dell'evoluzione del calcio nella fase di non possesso: "C'è stata un'inversione di tendenza in cui, nello sviluppo del gioco offensivo, sulla scia di Guardiola e della Spagna, dove l'impostazione offensiva ha richiesto un numero maggiore di giocatori, ha comportato che a livello difensivo si dovessero accettare le situazioni di parità numerica, con una marcatura secca uomo contro uomo. L'Atalanta ne è un esempio tattico".
È più un'esigenza offensiva che impone l'accettazione dell'uno contro uno?
"È un concetto: se so difendere bene in parità numerica, quando riconquisto palla costringo anche gli avversari a difendere in parità numerica. Se cerco la maggioranza numerica difensiva, non è detto che ciò garantisca di non prender gol. Bisogna vedere il flusso del gioco come un'alternanza continua ma interdipendente da come si vuol attaccare e difendere".
C'è un allenatore, Marcelo Bielsa, che gioca notoriamente a uomo, inserendo un giocatore di difesa in più rispetto al numero di attaccanti avversari
"Non c'è qualcosa di immutabile. Non è detto che nel sottosistema attivo, dove si trova la palla, si possa sfruttare una superiorità numerica. Gli allenatori devono tornare a lavorare di più sulla difesa individuale e non sulla tattica di reparto. Pioli non lavora in funzione dei movimenti dei reparti, ma in funzione dell'uomo nella zona, così i difensori del Milan sono allenati ad affrontare l'uno contro uno".
In fase di non possesso, il proselitismo per la costruzione dal basso ha aumentato la necessità di lavorare sulla fase difensiva?
"È stato uno stimolo per cominciare a difendere nella metà campo avversaria, facendo pressing senza aspettare dietro. Guardiola, quando non è in grado di costruire da dietro, gioca con la palla lunga. Bisogna togliersi dalla testa che si possa allenare la costruzione dal basso indicando solo dove debbano posizionarsi i difensori centrali. La costruzione dal basso invita gli avversari a venirti a prendere, ma se ciò non accade, la costruzione dal basso non esiste".
È più un'esigenza offensiva che impone l'accettazione dell'uno contro uno?
"È un concetto: se so difendere bene in parità numerica, quando riconquisto palla costringo anche gli avversari a difendere in parità numerica. Se cerco la maggioranza numerica difensiva, non è detto che ciò garantisca di non prender gol. Bisogna vedere il flusso del gioco come un'alternanza continua ma interdipendente da come si vuol attaccare e difendere".
C'è un allenatore, Marcelo Bielsa, che gioca notoriamente a uomo, inserendo un giocatore di difesa in più rispetto al numero di attaccanti avversari
"Non c'è qualcosa di immutabile. Non è detto che nel sottosistema attivo, dove si trova la palla, si possa sfruttare una superiorità numerica. Gli allenatori devono tornare a lavorare di più sulla difesa individuale e non sulla tattica di reparto. Pioli non lavora in funzione dei movimenti dei reparti, ma in funzione dell'uomo nella zona, così i difensori del Milan sono allenati ad affrontare l'uno contro uno".
In fase di non possesso, il proselitismo per la costruzione dal basso ha aumentato la necessità di lavorare sulla fase difensiva?
"È stato uno stimolo per cominciare a difendere nella metà campo avversaria, facendo pressing senza aspettare dietro. Guardiola, quando non è in grado di costruire da dietro, gioca con la palla lunga. Bisogna togliersi dalla testa che si possa allenare la costruzione dal basso indicando solo dove debbano posizionarsi i difensori centrali. La costruzione dal basso invita gli avversari a venirti a prendere, ma se ciò non accade, la costruzione dal basso non esiste".
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