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L'editoriale sulla C - Che paradosso: le big possono arrivare dal basso
Il Bari su tutte, per l’ambizioso progetto ad alto budget dei De Laurentiis. Ma anche Avellino e Cesena, da un lato. Dall’altro, il Padova che dovrà ripartire con un nuovo ciclo e il Carpi dichiaratamente in vendita. Lasciamo da parte altre potenziali big in arrivo dalla Serie D, come pure Foggia e Palermo: due situazioni i cui strascichi giudiziari potrebbero non essere finiti. È la fotografia, parziale quanto volete, del prossimo campionato di Serie C. Uno in cui le grandi arrivano dal basso e le incognite (nulla toglie che il Padova o lo stesso Carpi possano fare bene, sia chiaro) arrivano dall’alto. Sembra un paradosso, eppure è così.
È lo stato dell’arte del calcio italiano. Ripetiamo: parziale, perché i progetti non fanno per forza i risultati, come i nomi. Però quella che ci aspetta potrebbe essere una terza serie all’incontrario, in cui le squadre che arrivano dai dilettanti potrebbero avere maggiore competitività rispetto a quelle che retrocedono dalla cadetteria. Un quadro del cortocircuito a cui andiamo incontro da qualche anno, che porta in modo costante almeno una squadra a fare il doppio salto di categoria in un anno, e poi lascia il re nudo quando le matricole arrivano in Serie A, dove il divario tecnico si fa sentire eccome.
Non è un problema in assoluto, non è detto che un riciclo continuo sia una cosa negativa. Però se le cose funzionano così, di anno in anno, qualche ragione vi dovrà pur essere. Vi si dovrebbe interrogare chi decide, e soprattutto chi sta sopra (leggi Lega B), anziché arroccarsi in decisioni a protezione della categoria che poi non la proteggono adeguamento. Al termine di una stagione disastrosa, sul fronte delle penalizzazioni e delle decisioni della giustizia sportiva, il miglior modo per guardare al futuro rimane quello di pensare a risolvere i problemi strutturali che capovolgono il rapporto di forze. E la sostenibilità economica di un campionato che mangia risorse come quello di B, a fronte di uno come quello di C, funestato sì, ma che riceve più problemi di quanti non ne crei, dovrebbe essere uno dei primi da risolvere.
Un campionato, per salutarsi con quello che ancora c’è da giocare, che vive i suoi ultimi atti. Della bontà del prodotto playoff abbiamo già parlato: forse troppo allargati, e infatti è ancora presto per arrivare alle conclusioni. Le favorite di oggi, per quanto fatto vedere in campo, potrebbero non essere quelle di domani. Per dirne tre: ora l’Arezzo vola, il Catania va avanti con troppe difficoltà, il Catanzaro ha perso all’andata ma conferma di poter dire la sua. Tutte dovranno fare i conti con quelle che arriveranno: è una strada lunga e complicata, quella per la B.
È lo stato dell’arte del calcio italiano. Ripetiamo: parziale, perché i progetti non fanno per forza i risultati, come i nomi. Però quella che ci aspetta potrebbe essere una terza serie all’incontrario, in cui le squadre che arrivano dai dilettanti potrebbero avere maggiore competitività rispetto a quelle che retrocedono dalla cadetteria. Un quadro del cortocircuito a cui andiamo incontro da qualche anno, che porta in modo costante almeno una squadra a fare il doppio salto di categoria in un anno, e poi lascia il re nudo quando le matricole arrivano in Serie A, dove il divario tecnico si fa sentire eccome.
Non è un problema in assoluto, non è detto che un riciclo continuo sia una cosa negativa. Però se le cose funzionano così, di anno in anno, qualche ragione vi dovrà pur essere. Vi si dovrebbe interrogare chi decide, e soprattutto chi sta sopra (leggi Lega B), anziché arroccarsi in decisioni a protezione della categoria che poi non la proteggono adeguamento. Al termine di una stagione disastrosa, sul fronte delle penalizzazioni e delle decisioni della giustizia sportiva, il miglior modo per guardare al futuro rimane quello di pensare a risolvere i problemi strutturali che capovolgono il rapporto di forze. E la sostenibilità economica di un campionato che mangia risorse come quello di B, a fronte di uno come quello di C, funestato sì, ma che riceve più problemi di quanti non ne crei, dovrebbe essere uno dei primi da risolvere.
Un campionato, per salutarsi con quello che ancora c’è da giocare, che vive i suoi ultimi atti. Della bontà del prodotto playoff abbiamo già parlato: forse troppo allargati, e infatti è ancora presto per arrivare alle conclusioni. Le favorite di oggi, per quanto fatto vedere in campo, potrebbero non essere quelle di domani. Per dirne tre: ora l’Arezzo vola, il Catania va avanti con troppe difficoltà, il Catanzaro ha perso all’andata ma conferma di poter dire la sua. Tutte dovranno fare i conti con quelle che arriveranno: è una strada lunga e complicata, quella per la B.
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