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Il calvario di Belotti e una storia col Torino giunta ai titoli di coda. Da troppo tempo
Il calvario di Andrea Belotti non ha fine. Perché il Gallo è incappato in un nuovo stop, perché fatica ad alzare nuovamente la cresta e a tornare quel gran centravanti d'un tempo. Forse perché il suo tempo al Torino è già finito da un pezzo ma per eccesso d'amore, per timori di fare il grande salto o chissà per quale altra ragione, così ancora non è stato. Due sole reti in quest'annata, un infortunio che lo ha tenuto fuori un mese, le occasioni stonate con l'azzurro dell'Italia. Belotti ha dimostrato di essere un attaccante di alto spessore ma non questo, non questa versione granata che ne ha sbiadito contorni e dimensione. Ogni storia calcistica ha un suo inizio, poche uno splendido svolgimento ma quasi tutte una fine.
Fuori fino a febraio.
E Belotti, ora costretto a uno stop per infortunio fino a febbraio, è al capolinea della sua avventura granata. Nonostante la grande offerta di Urbano Cairo per trattenerlo, nonostante le richieste fuori mercato pur di blindarlo. La clausola da cento milioni per l'estero, la volontà di non vederlo in Italia con un'altra maglia. E questa sensazione, attorno al Gallo, che non fosse poi mai la prima scelta per le grandi nostrane. Milan e Inter, ma pure Fiorentina e Roma. Nessuna con Belotti in cima alla lista. Intanto il rapporto coi granata è andato avanti ma i numeri di questa stagione, pur al netto degli infortuni, raccontano di un addio che difficilmente non si concretizzerà.
Neanche Juric gli ha ridato una seconda gioventù granata
Neppure uno dei migliori motivatori su piazza come Ivan Juric è riuscito a trovare la chiave di volta, forse solo perché quella granata è oramai andata, scolorita. Perché il calvario, ora all'ennesima tappa in infermeria, ha una sola parola possibile. Fine. Perché la cresta torni a sventolare e perché il Torino volti pagina in attacco. Con un nuovo nome, un altro interprete, una nuova storia. A volte dirsi addio fa bene a tutti. Anche ora, che sembra troppo tardi, ma non lo è mai. Almeno non stavolta.
Fuori fino a febraio.
E Belotti, ora costretto a uno stop per infortunio fino a febbraio, è al capolinea della sua avventura granata. Nonostante la grande offerta di Urbano Cairo per trattenerlo, nonostante le richieste fuori mercato pur di blindarlo. La clausola da cento milioni per l'estero, la volontà di non vederlo in Italia con un'altra maglia. E questa sensazione, attorno al Gallo, che non fosse poi mai la prima scelta per le grandi nostrane. Milan e Inter, ma pure Fiorentina e Roma. Nessuna con Belotti in cima alla lista. Intanto il rapporto coi granata è andato avanti ma i numeri di questa stagione, pur al netto degli infortuni, raccontano di un addio che difficilmente non si concretizzerà.
Neanche Juric gli ha ridato una seconda gioventù granata
Neppure uno dei migliori motivatori su piazza come Ivan Juric è riuscito a trovare la chiave di volta, forse solo perché quella granata è oramai andata, scolorita. Perché il calvario, ora all'ennesima tappa in infermeria, ha una sola parola possibile. Fine. Perché la cresta torni a sventolare e perché il Torino volti pagina in attacco. Con un nuovo nome, un altro interprete, una nuova storia. A volte dirsi addio fa bene a tutti. Anche ora, che sembra troppo tardi, ma non lo è mai. Almeno non stavolta.
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