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Sconfitta quasi decisiva per la Juventus: 1-2 dal Benfica, diluvio di fischi allo Stadium
Juventus-Benfica 1-2 (4' Milik, 44' (r) Joao Mario, 55' Neres)
Importante o decisiva? La risposta a Massimiliano Allegri arriva dal tabellino finale. Juventus-Benfica 1-2. Dunque Paris Saint-Germain e Benfica 6 punti, Juventus e Maccabi Haifa 0. "Servono dieci punti per passare", aveva detto il tecnico toscano. Quindi solo quattro a francesi e portoghesi, ancora dieci a Juve e israeliani. Di rincorsa in campionato, già a meno quattro dalla vetta, adesso la situazione in Champions si fa complicatissima.
Eppure l'inizio è stato bianconero
La Juventus parte che sembra dominante: quattro minuti e Milik segna di testa su cioccolatino da punizione di Paredes, poi Kostic sfiora un'altra rete e dagli spalti il grido che s'alza, in ogni settore, è lo stesso. "Finalmente". Quasi con meraviglia, mentre la fiducia in questa Vecchia Signora è raccontata da un dato: 34mila spettatori, niente tutto esaurito per una gara così delicata. La Juve gioca bene e il Benfica di Schmidt, undici vittorie su undici prima della gara dello Stadium, sembra in balia dell'ondata bianconera. Nel primo tempo sembra esaurirsi a un palo di Rafa Silva, il 3-5-2 di Allegri tiene bene in entrambe le fasi e la regia di Paredes sembra funzionare. Poi Miretti, un peccato di gioventù dopo uno straordinario recupero, uno 'step on foot' su Ramos e la gara cambia. Del tutto: Joao Mario segna, esulta con polemica sotto la curva della Juve e lì finisce pure la Vecchia Signora.
Fischi e disastri
Se Milik sembra il centro gravitazionale del gioco della Juventus, lo stesso non si può dire per Vlahovic. Disperso e spaesato, forse nell'ora giusta per definirlo un caso. Il secondo tempo si apre col Benfica in campo e la Juve che sembra rimasta negli spogliatoi. Il gol che arriva al cinquantacinquesimo, firmato Neres, è il suggello di un inizio di ripresa debordante per le Aquile: Paredes sbaglia l'uscita, Bonucci stecca i tempi, Kostic si scorda di rientrare e dalla respinta di Perin arriva il brasiliano che infila la Juve. Black out. Finisce lì, la Juventus, con Allegri che sostituisce un disastroso Cuadrado e Miretti, ancora negativo in Champions, con Di Maria e De Sciglio. Perin deve far miracoli, un altro anche Bonucci, e lo Stadium inizia a fischiare.
Scritto nel destino
Si spengolo le luci per la Juventus. Il cambio tattico, al 4-3-3, non sposta nulla. I tifosi fischiano le scelte di Allegri, la Vecchia Signora finisce in uno psicodramma tattico e atletico. Di Maria non è in condizione, Vlahovic disperso nel mare rosso di una difesa del Benfica sempre attenta e precisa. All'84' fa gol di testa ma è tutto viziato da fuorigioco. La sua gioia, quello dello Stadium, è strozzata in gola e figuriamoci tre minuti più tardi quando Bremer, fino a quel momento impeccabile, a due metri dalla porta, solo davanti a Vlachodimos, la spara in Curva. Forse non è destino. Finisce tra i fischi assordanti.
Eppure l'inizio è stato bianconero
La Juventus parte che sembra dominante: quattro minuti e Milik segna di testa su cioccolatino da punizione di Paredes, poi Kostic sfiora un'altra rete e dagli spalti il grido che s'alza, in ogni settore, è lo stesso. "Finalmente". Quasi con meraviglia, mentre la fiducia in questa Vecchia Signora è raccontata da un dato: 34mila spettatori, niente tutto esaurito per una gara così delicata. La Juve gioca bene e il Benfica di Schmidt, undici vittorie su undici prima della gara dello Stadium, sembra in balia dell'ondata bianconera. Nel primo tempo sembra esaurirsi a un palo di Rafa Silva, il 3-5-2 di Allegri tiene bene in entrambe le fasi e la regia di Paredes sembra funzionare. Poi Miretti, un peccato di gioventù dopo uno straordinario recupero, uno 'step on foot' su Ramos e la gara cambia. Del tutto: Joao Mario segna, esulta con polemica sotto la curva della Juve e lì finisce pure la Vecchia Signora.
Fischi e disastri
Se Milik sembra il centro gravitazionale del gioco della Juventus, lo stesso non si può dire per Vlahovic. Disperso e spaesato, forse nell'ora giusta per definirlo un caso. Il secondo tempo si apre col Benfica in campo e la Juve che sembra rimasta negli spogliatoi. Il gol che arriva al cinquantacinquesimo, firmato Neres, è il suggello di un inizio di ripresa debordante per le Aquile: Paredes sbaglia l'uscita, Bonucci stecca i tempi, Kostic si scorda di rientrare e dalla respinta di Perin arriva il brasiliano che infila la Juve. Black out. Finisce lì, la Juventus, con Allegri che sostituisce un disastroso Cuadrado e Miretti, ancora negativo in Champions, con Di Maria e De Sciglio. Perin deve far miracoli, un altro anche Bonucci, e lo Stadium inizia a fischiare.
Scritto nel destino
Si spengolo le luci per la Juventus. Il cambio tattico, al 4-3-3, non sposta nulla. I tifosi fischiano le scelte di Allegri, la Vecchia Signora finisce in uno psicodramma tattico e atletico. Di Maria non è in condizione, Vlahovic disperso nel mare rosso di una difesa del Benfica sempre attenta e precisa. All'84' fa gol di testa ma è tutto viziato da fuorigioco. La sua gioia, quello dello Stadium, è strozzata in gola e figuriamoci tre minuti più tardi quando Bremer, fino a quel momento impeccabile, a due metri dalla porta, solo davanti a Vlachodimos, la spara in Curva. Forse non è destino. Finisce tra i fischi assordanti.
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