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De Zerbi, l'uomo è il suo calcio. Ora il campionato più importante lo sceglie. Tifiamo per lui (e per noi)TUTTO mercato WEB
mercoledì 21 settembre 2022, 08:20Editoriale
di Carlo Pizzigoni

De Zerbi, l'uomo è il suo calcio. Ora il campionato più importante lo sceglie. Tifiamo per lui (e per noi)

Giornalista, scrittore, autore. Quattro libri, tanti viaggi. Tutti di Calcio. Su Twitter è @pizzigo. Su Twitch con @lafieradelcalcio
“Sentiamoci più tardi”.
Nel momento in cui ricorrono pensieri sull’esistenza, la notte. Picchiano sulla coscienza, mostrano flash della giornata, agitano dubbi che spingano a riflessioni profonde. Per chi, come noi, vive di calcio, è naturale inserire la nostra passione nei dialoghi intorno alla vita.
Mi piace mettere di fianco calcio e valori, credo sia inevitabile, quando il calcio si sovrappone alla vita. “Fattela una vita, la notte dormi” mi diceva una giornalista importante e “tuttora in voga”.
Per rimanere sveglia, può servire seguire il futbol sudamericano. E per me era diventata piacevole abitudine. Questo aiuta se vuoi mantenere un dialogo aperto e proficuo con Roberto De Zerbi.
“Sentiamoci sul tardi, io sono sveglio.”

Parlando di Bielsa
Avevo chiesto una intervista a Roby, per parlare di Bielsa e di un libro che stavo scrivendo sul Loco e l’appuntamento è stato, naturalmente, oltre la mezzanotte. Coi pensieri del calcio che si mescolavano alla vita.
“E’ una cosa del Loco che adoro - mi confidava De Zerbi -, il fatto che riconduca sempre il calcio alla vita, alla strada, alla gente… è una cosa che mi fa andare al settimo cielo. Perché ama talmente il calcio che riesce a trovare un parallelo continuo con la vita di tutti i giorni. Lo trova in maniera chiara, ti convince su tutto. Chi ama, come lui, come me, come te, il proprio lavoro, prende spunto dal proprio lavoro per la vita e viceversa.”
Mi è rivenuto in mente quel dialogo in questo periodo, quando dopo l’esperienza ucraina ( e oggi ricorre il suo primo successo con lo Shakhtar, la supercoppa stravinta contro la Dynamo Kiev, giocando un calcio in puro stile dezerbiano), il mister bresciano si è trovato a considerare nuove offerte di lavoro.
“De Zerbi non va bene che prenda squadre in corsa, il suo calcio necessita di tempo”, più o meno leggevo in alcuni organi di stampa. Stampa che evidentemente sa poco di Roberto.
“Qualcuno - mi diceva sempre quella notte, con l’orologio che diventava sempre meno un fatore- vede il calcio nei numeri, 442, 343… C’è chi invece lavora e attraverso il proprio lavoro esprime se stesso. C’è chi specula e c’è chi studia. Chi lavora e chi scommette e crede nell’episodio. Io credo nell’evoluzione, nella strategia. Nel lavoro, credo soprattutto nel lavoro di ogni giorno.E quindi mi approccio alle partite con il sangue agli occhi, e io cerco di trasmettere questa mia ferocia ai giocatori.”

Perfetto per entrare in corsa
Direi perfetto quindi per entrare in corsa. Ma non mi sorprende, perché De Zerbi è raccontato per luoghi comuni, spesso osteggiato da una critica cieca che riesce poco ad accettare la sua diversità di proposta, in un mondo calcistico italiano che piano piano sta cambiando. Molti adetti ai lavori stranieri, negli anni di Sassuolo, mi chiedevano spunti e approfondimenti sul suo calcio, che appariva così diverso ai loro occhi…
Non mi sorprende quindi che dopo l’esperienza a Kiev, oggi sia una squadra di Premier, la miglior lega del mondo per distacco, a cercarlo. E a convincerlo, evidentemente con gli argomenti, con la promessa di un continuo scambio di pareri sul calcio. Nella presentazione di ieri, ma anche in alcuni rumors usciti negli ultimi giorni, diversi professionisti hanno sottolineato che oltre al tecnico e al suo calcio che è gradevole, come sappiamo tutti noi avendo osservato da vicino il suo Sassuolo, è stato molto apprezzato l’uomo. Un uomo migliore, più profondo dopo aver vissuto il dramma ucraino, un uomo che si sforza di essere migliore, e ricerca il dialogo con persone che sente vicine e profonde. Quello, ad esempio, continuo con Lele Adani (“un fratello”) e quello con Silvio Baldini, per cui ha una ammirazione sconfinata. Saputo che nello stesso momento in cui lui firmava per il Brighton, il Perugia metteva sotto contratto il tecnico di Massa, De Zerbi ha esultato ( e Silvio con Lele ci avrà visto un segnale più alto…)


No agli slogan vuoti
Baldini e De Zerbi sono accomunati dal richiamo ai valori e nella critica becera, che prolifera di slogan vuoti. “ Gente strana”, “vogliono fare i fenomeni”, anche questo si sente dire, perché la diversità, l’originalità, verrebbe da dire anche la profondità umana, è difficilmente compresa da un mondo superficiale. Che procede per luoghi comuni, e a De Zerbi ne hanno appicicati diversi, tipo quello della costruzione dal basso, situazione di gioco ormai proposta da tutti. Roberto ci ha creduto fin da subito ma il suo calcio è molto più complesso di questa riduzione.
“ Io sono una persona che vive nell’ordine, mi piace che le mie squadre siano sempre ordinate, che ci sia simmetria, geometria nelle giocate però ricerco dentro a tutto ciò la fantasia, quasi la esigo, io comunque sono stato un numero 10, e quella condizione me la tengo dentro anche adesso che sono allenatore. Non ci deve sempre essere lo stesso ritmo, anzi deve esserci un continuo cambio di ritmo, in base a diversi fattori. Non si deve per forza andare dritto per dritto, si deve leggere la situazione e infatti io, come altri, cerco di spiegarla al giocatore. Gliela mostro, poi certo lui in partita deve riconoscere quando e se fare una determinata scelta. Alleno alla scelta.”

La profondità di De Zerbi
Ecco come parla di calcio De Zerbi, ecco la sua profondità di proposta, ecco i cardini del suo stile che è poco bielsiano nella forma (“Bielsa va più sul metodo, per lui passa attraverso la ripetitività del gesto la comprensione, l’assorbimento del concetto”) ma molto nella sostanza (“mi piace il protagonismo delle sue squadre, l'ambizione, il coraggio, che chiedo anche alle mie, lì mi ci ritrovo”).
La profondità umana e quindi calcistica, in fondo ogni allenatore esprime ciò che è nella sua essenza nella proposta della sua squadra, trascinano con sè sempre dubbi e nuove sfide. Non è un caso che la Premier lo voglia testare, e che ci sia molta curiosità attorno a un tecnico da fuori giudicato così poco italiano (anche se, come scriveva Montanelli, il vero italiano è nell’essenza dell’anti-italiano). Per questo la credibilità del nostro movimento passa anche dall’esito della sua esperienza britannica.
Dovremmo fare tutti il tifo per lui, ma non solo per lui, anzi soprattutto, e quindi davvero, per noi.