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Metropolis - Dalla Turris al San Marino, la favola dell'ex Gespi: "A Torre si respirava calcio vero..."
mercoledì 14 aprile 2021, 11:45News
di Vincenzo Piergallino
per Tuttoturris.com
fonte Metropolis Quotidiano (Bruno Galvan)

Metropolis - Dalla Turris al San Marino, la favola dell'ex Gespi: "A Torre si respirava calcio vero..."

C’è un pezzo di Turris nella nazionale di San Marino. Tra i nomi che compongono lo staff tecnico c’è quello di Antonio Gespi. L’ex attaccante dei torresi, è il vice di Varrella: “Sto vivendo questa favola ormai da tre anni e mezzo. Ero già nell’accademy - racconta Gespi - in quanto allenavo una squadra giovanile. Quando venne nominato Franco Varrella come allenatore della nazionale c’è stata l’opportunità di fargli da vice tramite Massimo Bonini, ex calciatore della Juve, che oggi è in federazione qui. Con Franco ci conoscevamo già da molto tempo perché l’ho avuto a Forlì. Tra di noi subito c’è stato feeling professionale ed i risultati ci stanno premiando con il tempo”. 

Tra te e Varrella possiamo dire che in panchina va in scena per certi versi il derby Turris-Savoia. 

“Assolutamente sì, ho giocato con la maglia corallina mentre lui ha allenato a Torre Annunziata quando erano in cadetteria. Devo dire che ricordiamo molto spesso il passato e soprattutto le cosiddette due Torri. Nonostante l’atavica rivalità sportiva, sono piazze in cui si respira calcio vero. Giocare in quei posti o avere la fortuna di poterci allenare, penso sia un qualcosa di indescrivibile in tutti i sensi. Ti fanno sentire in tutto e per tutto un professionista”. 

Che ricordi hai di Torre del Greco?

“Sono stato soltanto sei mesi, ma posso soltanto parlare bene della città e del club. Ancora oggi mi informo sui loro risultati e con qualche tifoso mi messaggio volentieri. All’epoca ero al Tolentino, avevo allenatore Castori, vivevo in un ambiente tranquillo ma dissi al mio agente di voler giocare in una piazza del Sud perché solo in quei posti ti senti giocatore vero. Così capitò l’occasione di venire a Torre. Non ci pensai su due volte, accettai subito”. 

Prima hai detto che qui hai respirato aria di calcio vero. A cosa ti riferisci in particolare? 

“Alla quotidianità, all’atmosfera che vivevi durante la settimana. C’erano dei tifosi che vivevano in simbiosi con la squadra. Raramente ho visto dei sostenitori così passionali e calorosi. Quando uscivi dal sottopassaggio per andare in campo tremava tutto, sembrava quasi venissero in campo. Purtroppo quella squadra retrocesse, ma sulla carta era composta da giocatori di spessore che oggi farebbero la serie B ad occhi chiusi”. 

Savoia-Turris possiamo definirlo come lo sliding-doors della tua parentesi torrese? 

“Quella gara è il mio rammarico più grande. Ricordo giocavamo allo stadio “San Paolo” di Napoli. Se il portiere non avesse fatto quel miracolo, molto probabilmente avremmo pareggiato. In un solo colpo sarei diventato l’idolo dei tifosi perché il derby è una cosa seria che esula da tutto e magari la stagione avrebbe preso un’altra piega. Invece non fu così. Nella gara di ritorno perdemmo per uno svarione di Belardi il quale era mio coinquilino a Torre. Dovetti fare un lavoro importante sul piano psicologico su di lui dopo quella partita. Ho fatto solo due gol con quella maglia, ma ho dato tutto ciò che avevo. Ho giocato al sud anche a Giarre, ma a Torre è stata tutta un’altra storia. Mi è dispiaciuto enormemente andare via a gennaio”. 

Ci sono dei calciatori di San Marino che consiglieresti alla Turris? 

“Abbiamo il portiere Benedettini, Berardi che gioca nella Vibonese ed anche il 2002 Fabbri il quale ha esordito contro l’Ungheria. Per noi sarebbe una fortuna se qualcuno dei nostri uscisse dalla nostra realtà per giocare in campionati più competitivi. In questo triennio abbiamo fatto un lavoro importante anche se, quando affronti Belgio o Inghilterra, ti rendi conto che queste nazionali fanno un altro sport rispetto a te. Per noi sono partite inaffrontabili. Tuttavia far parte di una nazionale è sempre qualcosa di prestigioso, ti aiuta nell’accrescere le conoscenze di lavoro. Poi quando vai in stadi memorabili come “Wembely” è sempre il massimo per chi sogna da piccolo di entrare a far parte del cosiddetto calcio che conta. Come gruppo di lavoro siamo molto orgogliosi di essere entrati nella storia della federazione calcistica di questa nazione riuscendo ad ottenere due pareggi contro Gibilterra e Liechtenstein”.