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Loco Bielsa, Leeds, Monchi: Victor Orta racconta tutto
Il direttore sportivo del Leeds United dal Wyscout Forum di Amsterdam con Tuttomercatoweb.com
Quello di Victor Orta è un trattato di calciomercato e di scouting. E' l'applicazione di un credo, di una passione. E' il racconto seduto, ragionato e istintivo di un amante del calcio. E' una lezione di filosofia di un uomo di quarantuno anni che vive il suo mestiere con il coinvolgimento di chi ne è stato travolto ieri. Non è un caso se per il suo Leeds United, secondo club guidato in Inghilterra dopo il Middlesbrough, ha scelto insieme al presidente Andrea Raddrizzani un Guru come Marcelo Bielsa.
La storia di Orta e con Orta parte da qui. Dal suo Leeds. Dalla sua vita da direttore sportivo in Championship.
Leeds rispecchia molto la sua filosofia, la sua carriera.
"Durante la mia carriera, non per virtù o disgrazia ma per circostanza, ho lavorato in club con finanze limitate. Ho lavorato col numero uno del mondo come Monchi a Sivigia ma non potevamo competere con le grandi di Spagna e allora il modello di reclutamento è sempre stato incentrato su questo. Avere il maggior numero di informazioni su situazioni non accessibili agli altri. L'ho fatto all'Elche, al Boro, ora al Leeds: club medi, introiti inferiori e allora serve essere creativi nello scouting. E' quello che cerco di trasmettere anche alla mia squadra di scouting".
Com'è lavorare con e per Marcelo Bielsa?
"E' un tecnico straordinario, che capisce la nostra professione che ha fatto al Newell's. Adesso sono più lontano dallo scouting ma la mia squadra è la nostra chiave. Sono ragazzi capaci, di alto livello, intelligenti. Hanno voglia di lavorare e io voglio arricchire il lavoro di Marcelo, dargli il miglior materiale possibile per il nostro modello di gioco. E' recettivo, è una persona che migliora il mio lavoro. Alza il livello, sempre, costantemente".
Operare in Championship inglese deve certamente essere 'diverso' e unico.
"Abbiamo un target importante, talenti in League One e League Two, anche nelle Academies. Siamo selettivi sui campionati stranieri: seguiamo quelli di livello ma dove per costo, età e rendimento abbiamo degli obiettivi precisi. La verità è che, all'interno dei nostri limiti e del nostro budget, cerchiamo di trovare i profili perfetti e più adatti".
Per il modello Bielsa.
"Come direttore ho la responsabilità di trovare il giocatore che si adatti al modello di gioco del Leeds. Devo leggere il nostro allenatore e trovare i giocatori che si sappiano adattare al meglio, altrimenti il rischio di sbagliare è alto".
La chiama anche la notte?
"No, questa è più leggenda che realtà. E' un uomo che lavora, che chiede tanto. Abbiamo il lusso e il privilegio di lavorare nel calcio, lavoriamo sette giorni alla settimana, ventiquattro ore".
Per il Leeds. Che annata è?
"E' un'annata di continuità, stiamo difendendo meglio, stiamo incassando meno gol, è da sistemare davanti ma è una lega complicata, tante partite. Serve essere pronti ma non posso lamentarmi dell'inizio".
Il numero uno del club è l'italiano Andrea Radrizzani.
"Sono felice di lavorare con lui, ha fatto altri lavori ma conosce bene il gioco, ama il gioco. Un presidente che ama il gioco ti rende felice, è attento allo scouting, non posso che ringraziarlo perché si affida e confida in questo compartimento. Crede che il successo di un club dipenda dallo scouting e dalla direzione sportiva, per questo non posso che essergli grato. Devo rendergli questa fiducia coi risultati".
"Il modello italiano è... Un modello. E' nato lì il direttore sportivo, c'è il miglior corso del mondo per il ruolo di direttore. C'è rispetto per il mio ruolo, la verità è che l'Italia è un luogo dove ci sono grandi esempi e modelli. Da Paratici con la Juventus all'Udinese fino all'Atalanta adesso, come direttore invidio questi club dove fanno le cose davvero bene".
Sogna un futuro in Italia?
"Non lo so, può essere. Sono un ammiratore del calcio italiano dagli anni '80, compravo il Guerin Sportivo, sono stato capace di comprare tutti gli annuari del calcio mondiale. Quando La Gazzetta dello Sport arrivava in Spagna erano le prime edizioni e ti restava l'inchiostro sulle mani. Ho vissuto gli anni '80, le stelle, il calcio italiano resterà sempre un riferimento perché sono cresciuto guardando il vostro campionato".
Che mercato vi aspetta a gennaio?
"Abbiamo fatto una linea conservativa in estate, lo faremo d'inverno. I nuovi hanno bisogno di tempo, a gennaio ci sono poche opzioni e hanno un certo tipo di matrice. Serve intelligenza, posso dire che sarà un mercato tranquillo per il Leeds. Abbiamo informazioni e idee ma credo poco nel mercato d'inverno. Solo il 25% dei colpi invernali hanno esito positivo, è incredibile".
Quindi Milner dal Liverpool solo in estate...
"No, no, non dico niente sui nomi...".
Chiudiamo col suo maestro, Monchi. Di nuovo grande a Siviglia ma che in Italia ha sofferto molte critiche per la sua avventura a Roma.
"Non so dirlo ma in sette anni con lui ho appreso ogni giorno qualcosa. Lavora ventiquattro ore al giorno, conosce il suo club in modo radicale. Discutevamo sui giocatori e mi diceva che era 'un buon giocatore ma non un buon giocatore per il Siviglia' o che era 'un buon giocatore per il Siviglia'. Cosa ha fatto lì lo dimostra: ha creato un club che è diventato una società Europea, è tornato a farlo con dodici colpi e lo difenderò per sempre. Non ha creato solo un metodo tecnologico e innovativo ma proprio un modello di direttore sportivo in Spagna. Tutti, in Spagna, dopo di lui, hanno voluto uno in quella posizione: è e sarà il migliore del mondo".
La storia di Orta e con Orta parte da qui. Dal suo Leeds. Dalla sua vita da direttore sportivo in Championship.
Leeds rispecchia molto la sua filosofia, la sua carriera.
"Durante la mia carriera, non per virtù o disgrazia ma per circostanza, ho lavorato in club con finanze limitate. Ho lavorato col numero uno del mondo come Monchi a Sivigia ma non potevamo competere con le grandi di Spagna e allora il modello di reclutamento è sempre stato incentrato su questo. Avere il maggior numero di informazioni su situazioni non accessibili agli altri. L'ho fatto all'Elche, al Boro, ora al Leeds: club medi, introiti inferiori e allora serve essere creativi nello scouting. E' quello che cerco di trasmettere anche alla mia squadra di scouting".
Com'è lavorare con e per Marcelo Bielsa?
"E' un tecnico straordinario, che capisce la nostra professione che ha fatto al Newell's. Adesso sono più lontano dallo scouting ma la mia squadra è la nostra chiave. Sono ragazzi capaci, di alto livello, intelligenti. Hanno voglia di lavorare e io voglio arricchire il lavoro di Marcelo, dargli il miglior materiale possibile per il nostro modello di gioco. E' recettivo, è una persona che migliora il mio lavoro. Alza il livello, sempre, costantemente".
Operare in Championship inglese deve certamente essere 'diverso' e unico.
"Abbiamo un target importante, talenti in League One e League Two, anche nelle Academies. Siamo selettivi sui campionati stranieri: seguiamo quelli di livello ma dove per costo, età e rendimento abbiamo degli obiettivi precisi. La verità è che, all'interno dei nostri limiti e del nostro budget, cerchiamo di trovare i profili perfetti e più adatti".
Per il modello Bielsa.
"Come direttore ho la responsabilità di trovare il giocatore che si adatti al modello di gioco del Leeds. Devo leggere il nostro allenatore e trovare i giocatori che si sappiano adattare al meglio, altrimenti il rischio di sbagliare è alto".
La chiama anche la notte?
"No, questa è più leggenda che realtà. E' un uomo che lavora, che chiede tanto. Abbiamo il lusso e il privilegio di lavorare nel calcio, lavoriamo sette giorni alla settimana, ventiquattro ore".
Per il Leeds. Che annata è?
"E' un'annata di continuità, stiamo difendendo meglio, stiamo incassando meno gol, è da sistemare davanti ma è una lega complicata, tante partite. Serve essere pronti ma non posso lamentarmi dell'inizio".
Il numero uno del club è l'italiano Andrea Radrizzani.
"Sono felice di lavorare con lui, ha fatto altri lavori ma conosce bene il gioco, ama il gioco. Un presidente che ama il gioco ti rende felice, è attento allo scouting, non posso che ringraziarlo perché si affida e confida in questo compartimento. Crede che il successo di un club dipenda dallo scouting e dalla direzione sportiva, per questo non posso che essergli grato. Devo rendergli questa fiducia coi risultati".
"Il modello italiano è... Un modello. E' nato lì il direttore sportivo, c'è il miglior corso del mondo per il ruolo di direttore. C'è rispetto per il mio ruolo, la verità è che l'Italia è un luogo dove ci sono grandi esempi e modelli. Da Paratici con la Juventus all'Udinese fino all'Atalanta adesso, come direttore invidio questi club dove fanno le cose davvero bene".
Sogna un futuro in Italia?
"Non lo so, può essere. Sono un ammiratore del calcio italiano dagli anni '80, compravo il Guerin Sportivo, sono stato capace di comprare tutti gli annuari del calcio mondiale. Quando La Gazzetta dello Sport arrivava in Spagna erano le prime edizioni e ti restava l'inchiostro sulle mani. Ho vissuto gli anni '80, le stelle, il calcio italiano resterà sempre un riferimento perché sono cresciuto guardando il vostro campionato".
Che mercato vi aspetta a gennaio?
"Abbiamo fatto una linea conservativa in estate, lo faremo d'inverno. I nuovi hanno bisogno di tempo, a gennaio ci sono poche opzioni e hanno un certo tipo di matrice. Serve intelligenza, posso dire che sarà un mercato tranquillo per il Leeds. Abbiamo informazioni e idee ma credo poco nel mercato d'inverno. Solo il 25% dei colpi invernali hanno esito positivo, è incredibile".
Quindi Milner dal Liverpool solo in estate...
"No, no, non dico niente sui nomi...".
Chiudiamo col suo maestro, Monchi. Di nuovo grande a Siviglia ma che in Italia ha sofferto molte critiche per la sua avventura a Roma.
"Non so dirlo ma in sette anni con lui ho appreso ogni giorno qualcosa. Lavora ventiquattro ore al giorno, conosce il suo club in modo radicale. Discutevamo sui giocatori e mi diceva che era 'un buon giocatore ma non un buon giocatore per il Siviglia' o che era 'un buon giocatore per il Siviglia'. Cosa ha fatto lì lo dimostra: ha creato un club che è diventato una società Europea, è tornato a farlo con dodici colpi e lo difenderò per sempre. Non ha creato solo un metodo tecnologico e innovativo ma proprio un modello di direttore sportivo in Spagna. Tutti, in Spagna, dopo di lui, hanno voluto uno in quella posizione: è e sarà il migliore del mondo".
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