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Cittadella, Diaw: "Dura smaltire la Serie A mancata. Sogno l'Udinese"
Lunga intervista su La Gazzetta dello Sport a uno dei protagonisti del Cittadella come Davide Diaw, attaccante con tanta gavetta alle spalle che in Veneto sta trovando continuità di rendimento ed è pronto a spiccare il volo nonostante un’età non più verdissima (è un classe ‘92). “Marchetti mi dice di guardare la porta, che devo avere il gol in testa e che se non riesco a segnare devo arrabbiarmi. - esordisce Diaw – Lui è bravo a scegliere e motivare gli attaccanti, lo dimostrano i tanti passati da qui, e poi c’è il mister che insiste molto su come stare in campo. Andare a pressare alto, aiutare sulle seconde palle, tenere posizioni particolari”.
Spazio poi alle scorie lasciate dalla sconfitta dello scorso anno con il Verona nei play off: “Mi sto ancora chiedendo cosa sia successo, nei turni precedenti eravamo riusciti a fare imprese a La Spezia e Benevento, ma a Verona dove dovevamo difendere il 2-0 siamo crollati, forse abbiamo avuto paura. È stato difficile lasciare tutto alle spalle all’inizio di questa stagione perché sarebbe stata un’impresa portare il Cittadella in Serie A. Ci riproveremo quest’anno”.
Infine il futuro con un grande sogno in fondo al cuore: “Giocare al Friuli è il mio traguardo, ci andavo da bambino a tifare Udinese. Ho visto anche la sfida in Champions contro il Barcellona. Il friulano però non so parlarlo, lo capisco e basta grazie a mia nonna. - continua Diaw – Senegal? Io sono nato e cresciuto qui, la mia cultura è italiana, ma ho il desiderio di visitare la terra di mio padre. Aspetto che mia figlia Celeste (due anni e mezzo NdR) cresca per portare anche lei. La Nazionale? Non ho il passaporto, ma lo farei al volo se il Senegal mi chiama. Anche se con Manè, Niang, Keita Balde, Sarr e gli altri dubito che serva uno come me”.
Spazio poi alle scorie lasciate dalla sconfitta dello scorso anno con il Verona nei play off: “Mi sto ancora chiedendo cosa sia successo, nei turni precedenti eravamo riusciti a fare imprese a La Spezia e Benevento, ma a Verona dove dovevamo difendere il 2-0 siamo crollati, forse abbiamo avuto paura. È stato difficile lasciare tutto alle spalle all’inizio di questa stagione perché sarebbe stata un’impresa portare il Cittadella in Serie A. Ci riproveremo quest’anno”.
Infine il futuro con un grande sogno in fondo al cuore: “Giocare al Friuli è il mio traguardo, ci andavo da bambino a tifare Udinese. Ho visto anche la sfida in Champions contro il Barcellona. Il friulano però non so parlarlo, lo capisco e basta grazie a mia nonna. - continua Diaw – Senegal? Io sono nato e cresciuto qui, la mia cultura è italiana, ma ho il desiderio di visitare la terra di mio padre. Aspetto che mia figlia Celeste (due anni e mezzo NdR) cresca per portare anche lei. La Nazionale? Non ho il passaporto, ma lo farei al volo se il Senegal mi chiama. Anche se con Manè, Niang, Keita Balde, Sarr e gli altri dubito che serva uno come me”.
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