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FOCUS TMW - Atalanta, più 50 in 3 anni. Ibra non sarebbe troppo caro
Doveva essere fatturato record nel 2018, lo è stato, seppur in lieve miglioramento rispetto al 2017: 155 milioni di euro, più 8 rispetto al precedente. Invece quello che si chiuderà il 31 dicembre 2019 - l’Atalanta lo chiude con l’anno solare, a differenza di molti altri club di A - sarà ai limiti del fantascientifico. Probabilmente intorno ai 200. Perché a febbraio 2019 è stata utilizzata l’opzione di riscatto da parte del Milan per Franck Kessie, poi la SPAL ha fatto lo stesso per Andrea Petagna (dopo la salvezza) e la Roma con Bryan Cristante. Insomma, 50 milioni di euro solo da questi tre calciatori: ecco perché l’idea di dare “solamente” in prestito Mancini, con l’obbligo fra un anno. Anche per mettere a posto già il prossimo bilancio.
I DIRITTI TELEVISIVI - L’Atalanta è sempre stata dipendente dai diritti televisivi, che negli anni hanno sforato sempre il 60% del fatturato netto, cioè senza il calciomercato. Il valore netto della produzione 2018 si assesta a 84 milioni di euro, di cui 53 arrivano dalle tv. Inutile dire che con il terzo posto - e la Champions League - ci sarà un ulteriore salto di qualità nei ricavi e, per una volta, l’Atalanta potrebbe andare sotto il 50% grazie al market pool della qualificazione alla maggiore coppa europea.
I COSTI - Sono cresciuti del 14%, arrivando ai 120 milioni di euro. Intorno ai 45 milioni per gli ingaggi - compresi i bonus, inferiori al 2017 - del personale tesserato, 4 per gli altri. Una gestione bilanciata che ha dovuto anche pagare l’acquisto dello stadio (divenuto di proprietà nel 2017, ma con un rientro dal prestito nel 2018) e che si può definire virtuosa, perché gli stipendi galleggiano intorno al 60% del fatturato netto. Discreti i pagamenti ai procuratori, 3,2 milioni di euro, una cifra interessante considerando che gli sforzi sono andati a titolo definitivo su Reca, Carraro e Bettella, Gollini è stato riscattato e poi sono arrivati in prestito Zapata, Pasalic e Rigoni.
IBRA? NON SAREBBE TROPPO CARO - Nei giorni scorsi Antonio Percassi ha spiegato come sarebbe troppo oneroso acquistare Zlatan Ibrahimovic. Gli ultimi anni dimostrano che non è vero, perché l’Atalanta segna un maestoso +50 dal 2016 in poi, cifra che sicuramente salirà dopo le operazioni estive. Al netto delle imposte, anzi, il valore salirebbe ancora a 80. Certo, c’è la costruzione della curva che avrà drenato i milioni ricevuti dalla UEFA per la qualificazione Champions e dagli altri club di A per i riscatti vari, ma non è difficile capire che Ibra potrebbe finire sull’ottovolante di Gasperini, se i Percassi volessero. Ma i risultati, finora, sono dalla loro parte e la filosofia non cambierà.
I DIRITTI TELEVISIVI - L’Atalanta è sempre stata dipendente dai diritti televisivi, che negli anni hanno sforato sempre il 60% del fatturato netto, cioè senza il calciomercato. Il valore netto della produzione 2018 si assesta a 84 milioni di euro, di cui 53 arrivano dalle tv. Inutile dire che con il terzo posto - e la Champions League - ci sarà un ulteriore salto di qualità nei ricavi e, per una volta, l’Atalanta potrebbe andare sotto il 50% grazie al market pool della qualificazione alla maggiore coppa europea.
I COSTI - Sono cresciuti del 14%, arrivando ai 120 milioni di euro. Intorno ai 45 milioni per gli ingaggi - compresi i bonus, inferiori al 2017 - del personale tesserato, 4 per gli altri. Una gestione bilanciata che ha dovuto anche pagare l’acquisto dello stadio (divenuto di proprietà nel 2017, ma con un rientro dal prestito nel 2018) e che si può definire virtuosa, perché gli stipendi galleggiano intorno al 60% del fatturato netto. Discreti i pagamenti ai procuratori, 3,2 milioni di euro, una cifra interessante considerando che gli sforzi sono andati a titolo definitivo su Reca, Carraro e Bettella, Gollini è stato riscattato e poi sono arrivati in prestito Zapata, Pasalic e Rigoni.
IBRA? NON SAREBBE TROPPO CARO - Nei giorni scorsi Antonio Percassi ha spiegato come sarebbe troppo oneroso acquistare Zlatan Ibrahimovic. Gli ultimi anni dimostrano che non è vero, perché l’Atalanta segna un maestoso +50 dal 2016 in poi, cifra che sicuramente salirà dopo le operazioni estive. Al netto delle imposte, anzi, il valore salirebbe ancora a 80. Certo, c’è la costruzione della curva che avrà drenato i milioni ricevuti dalla UEFA per la qualificazione Champions e dagli altri club di A per i riscatti vari, ma non è difficile capire che Ibra potrebbe finire sull’ottovolante di Gasperini, se i Percassi volessero. Ma i risultati, finora, sono dalla loro parte e la filosofia non cambierà.
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