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Nicolò Zaniolo, ovvero quando la sfortuna ci vede benissimo
Nicolò Zaniolo, il 13 gennaio, si è rotto il crociato. Destro. Nicolò Zaniolo, il 7 settembre, si è rotto il crociato. Sinistro. La sfortuna, la sorte funesta, in due date, nella democrazia del dolore. Contro l'Olanda ha sbattuto contro Donny van de Beek, un altro ragazzo che sogna, che ha da poco svestito i colori di una vita, del suo Ajax, per andare al Manchester United. E' inciampato sul terreno e il ginocchio ha fatto quella torsione lì, innaturale, quello scontro contro un destino invisibile che riempie gli occhi di lacrime e ti fa strappare i capelli. 'Coraggio', è il messaggio comune, nel consueto e sincero abbraccio generale e virtuale. Così distanti così vicini, ora come non mai. Zaniolo nasconde sotto l'abito, il platinato e i tatuaggi, che anche nel 2020 son etichette e cliché, gli occhi del ragazzo distrutto. Sotto la mascherina, con la testa bassa, maledice il destino beffardo. Mettere dall'altra parte della bilancia l'agio di questi ragazzi dorati è un meschino patto con l'invidia. Zaniolo ha coltivato un talento e di questo ha vissuto i suoi giovani anni, salvo scontrarsi poi in questo 2020 maledetto con un dolore democratico e ingiusto. Destro e sinistro. La storia è piena di campioni che si sono rialzati ma senza giocare di false e naturali speranze, anche di chi su quelle ginocchia è rimasto. Il doppio crociato è Baggio, Perin, Ronaldo, Florenzi, De Vrij, Van Basten, Milik, Strootman. Non è la fine ma è certamente un momento difficile e duro, dove tutto sembra buio e dove la fine pare dietro l'angolo. Serve rialzarsi, per Nicolò Zaniolo. Appena potrà, appena se la sentirà. Non è la fine. E' un altro inizio.
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