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VeneziaMestre, ora dovrai mostrarci chi sei
martedì 26 ottobre 2021, 23:08Editoriale
di Manuel Listuzzi
per Tuttoveneziasport.it

VeneziaMestre, ora dovrai mostrarci chi sei

C’è tensione nell’aria. La si respira tra le calli, tra i bacari, tra la gente. Non sarà una partita di cartello, non sono gli squadroni che chiameranno sold out in serie, ma chi ama questa squadra, chi ha il sangue arancioverde che scorre nelle vene, sa benissimo quanto contino questi tre punti questo pomeriggio. La Salernitana sembra in crisi, alla portata, ma ogni cosa si azzera quando si scende in campo ed in palio c’è un pezzettino di salvezza. Abbiamo iniziato a prender gusto a questa categoria, ed adesso siamo pronti a qualsiasi cosa per difenderla. Gli amici di Salerno regalano un pre partita sereno, fatto di risate e ricordi, ma la verità è che entrambe le fazioni conoscono benissimo il peso di questo match. E’ una sfida tra pianeti diversi, tra progetti opposti. Quello dei campani, fatto di un’idea di calcio vetusta ma fruttifera, che attraverso la difesa ha ottenuto una promozione pazzesca. Di una società ancora in bilico tra i poteri forti romani ed un futuro improvvisato; di un’idea di calcio fatta di presente con giocatori di nome e d’esperienza, ma con in testa una mentalità del “o la va a la spacca”. Di fronte il VeneziaMestre di Niederauer, di Mattia Collauto e di Paolo Poggi. Un progetto che ha bruciato i tempi, ma che ha saputo mantenere la barra dritta credendo nel proprio sistema, investendo nei giovani ed in un allenatore che sembra crescere insieme all’ambiente settimana dopo settimana. E’ la prima, vera, resa dei conti. E finisce come peggio non poteva. Ma al triplice fischio conclusivo, sarò matto, ma continuo a giocarmi i miei due cent sui nostri colori, quelli di una squadra che faticherà a rimanere nella massima serie, ma, se lo farà, ci riuscirà esclusivamente grazie ai propri mezzi, alle proprie speranze e le proprie ambizioni. Gli amici campani comprenderanno lo sfogo, ma la tradizione fatta di episodi dubbi e di decisioni amare continua, e le situazioni iniziano ad essere particolarmente numerose, sarà il caso…

Detto questo, l’amaro resta palpabile, concreto, quasi vivo. Nel secondo appuntamento più decisivo dell’anno si vive il dejavu più doloroso e crudele che ci sia. Si perde ancora una volta uno scontro diretto tra le mura amiche nel modo più beffardo che ci sia, con una rete all’ultimo respiro che taglia fiato e gambe ad un pubblico unionista, questa sera, semplicemente meraviglioso. Quando si parte per una lotta mortale per non retrocedere, quando metà torneo è ingiocabile per la differenza di qualità, sono pochi i match in cui la pressione della vittoria si fa angosciante. Sono quelle sfide da affrontare coltello tra i denti, sapendo incanalare la foga adatta alla lucidità dei momenti chiave. L’Unione è sembrata ambire ad entrambi gli obiettivi con un primo tempo concentrato, grazie ad una rete storica per bellezza nella costruzione, mantenendo le mani sul manubrio anche durante le frequenti disattenzioni tattiche. Le assenze pesavano e pesano, ma i sostituti hanno saputo gettare in campo la voglia e la brillantezza necessaria per sfide da dentro o fuori. Lo squalo Forte è mancato nell’aria avversaria, apparendo sempre in ritardo nei traversoni e suggerimenti, ma ha lottato come un leone procurandosi falli e zone di campo con continuità. Crngoj ha svolto a pieno il suo compito in interdizione trovando ottimi meccanismi con un Mazzocchi in grande spolvero. Molinaro ha fatto sentire tacchetti ed esperienza, aiutando la linea difensiva a contenere il fuoriclasse Ribery. Ma se nel primo tempo gli arancioneroverdi hanno dato l’impressione di poter controllare il match, nella ripresa si è vista una squadra impaurita, orfana della saggezza tattica di un Aramu sfortunatamente sostituito all’intervallo. Gli ospiti hanno preso campo e l’area veneziana ha dovuto reggere l’urto di una mediana che faticava a trovare geometrie e, soprattutto, possesso. Seppure l’Unione desse la sensazione di poter far male alla retroguardia granata, si è stati costretti al puro alleggerimento, con la rete del pari che ha spinto ancora più in là l’asticella dei sogni campani. La sciagurata decisione arbitrale sull’intervento di Ampadu ha deciso di incanalare la partita sui binari della sofferenza totale, ma i ragazzi di Zanetti sono sembrati reagire con veemenza al sopruso subito. La rivoluzione tattica del mister di Valdagno ha cercato di minimizzare le perdite, ma probabilmente ha avuto l’unico risultato di abbassare la retroguardia, rinunciando insieme ad Okereke all’unica speranza di ripartenza che avevamo tra le nostre corde. Henry e Heymans non hanno concesso la carica sperata, ma alla fine di tutto, al di là di ogni discorso, c’è l’essere umano ed i suoi, naturali, errori. Un Romero partito bene con la nuova casacca ha regalato così alla Salernitana rete (di uno dei peggiori ricordi arancioneroverdi..), e successo.

Ora non resta che raccogliere i cocci, discutere di tattica e calcio mercato, calcolare numeri e punti. Ma la verità è solamente una, vedere come reagiranno questi ragazzi alla seconda, enorme batosta di questa stagione. Da come scenderemo in campo a Genova, distrutti nel morale, decimati dalle assenze, dubbiosi sul proprio progetto; ora capiremo chi siamo, e se veramente potremo riprenderci questi punti su altri campi e contro altri avversari. La Salernitana è alle spalle, davanti una marea di gare che dovremo andarci a prendere contro ogni pronostico, contro ogni speranza. Ma questo stadio, questa curva, meritano il tempo di crescere, di conquistarsi le nuove generazioni. Forza ragazzi, dateci una mano a farlo.

Avanti Unione!