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Avv. D'Onofrio: "Assoluzione Acerbi? Decisiva la gravità delle conseguenze etiche"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 27 marzo 2024, 15:11News
di Marco Pieracci
per Linterista.it

Avv. D'Onofrio: "Assoluzione Acerbi? Decisiva la gravità delle conseguenze etiche"

L'avvocato Paco D'Onofrio è intervenuto ai microfoni di GiornaleRadio.fm per commentare la sentenza di assoluzione nei confronti di Francesco Acerbi: "Credo che il momento decisivo di questa sentenza sia quando il giudice fa riferimento alla gravità del fatto, come se avesse adottato un criterio probatorio più prudente rispetto a quelli ordinari della giustizia sportiva rendendosi conto che l'eventuale attribuzione della patente di razzismo comporti una maggior prudenza nella valutazione delle prove, che peraltro qui non ci sono. Ci sono soltanto quelli che in gergo si chiamano elementi indiziari, evidentemente in quel supplememento d'indagine richiesto e condotto dalla Procura federale non sono emersi elementi univoci, indizi che pur non arrivando a essere prove vanno in una direzione ben definita. Rispetto a questo quadro così incerto il giudice sportivo ha applicato il principio storico in dubio pro reo, cioè se non ci sono prove o elementi decisivi è più prudente non provvedere in senso sanzionatorio".

Perché per dieci giorni ci siamo sentiti dire che l'onere della prova doveva portarlo la difesa e non l'accusa?

"Questo è un principio storico del diritto sportivo che in questo caso è stato amministrato con ulteriore severità e rigore, si è ritenuto non totalmente compiuto il processo di denuncia da parte di Juan Jesus e parzialmente ma sufficientemente condotto quello a carico del giocatore dell'Inter che usa la parola in questione ma all'interno di una frase molto depotenziata senza insulto razzista. In questo caso c'è una nuova interpretazione rispetto ai canoni tradizionali che erano stati osservati nei casi precedenti".

E allora cosa avrebbe dovuto fare Juan Jesus per ottenere la ragione?

"La cosidetta probatio diabolica è difficile, non puoi saperlo ex post. Il comportamento tenuto in campo da Juan Jesus, più tollerante a detta sua ma non incolpatorio a detta di Acerbi abbia convinto il giudice rispetto a due versioni completamente divergenti a non rinvenire sufficienti elementi di condanna. Il punto decisivo e non è così consueto è quando il giudice fa riferimento alla gravità delle conseguenze. Fagioli e Tonali sono stati squalificati per otto e dieci mesi ma la loro condanna ha suscitato solidarietà anche per il motivo che ne è il presupposto benché la condanna sportiva sia stata quattro volte quella ipotizzata per Acerbi. Il problema qui non era tanto la squalifica di due o tre mesi ma l'attribuzione di un disvalore che avrebbe macchiato la carriera di un calciatore, peraltro della Nazionale".

Possibile che nei confronti dei calciatori della Nazionale vi sia un occhio di riguardo?

"Evidentemente no, non c'è scritto in alcun codice. Che poi ci possano essere fattori che più o meno inconsapevolmente condizionino le nostre vite, a prescindere dal lavoro che facciamo, è qualcosa che appartiene più alla sociologia e all'antropologia che non al diritto. Sicuramente non è un principio codificato. Molto significativo sembrava essere l'episodio dell'abbandono del ritiro della Nazionale, perché era un segnale mediaticamente consistente peraltro non improvvisato ma frutto di un valutazione ponderata che pareva orientare il giudizio. Poi c'è stato questo supplementeo d'istruttoria e il problema interpretativo è proprio questo. Non sapremo mai il contenuto di quelle audizioni perché gli atti sono secretati e non vengono divulgati. Difficile capire cosa abbia orientato il giudice a prendere questa decisione".

Se il giudice avesse comminato la pena minima di dieci giornate di squalifica, avrebbe potuto farlo con gli strumenti a disposizione?

"La norma è chiara, bisogna capire se il fatto corrisponde alla norma. Si tratta di una valutazione oggettiva, quando in questi casi non c'è una prova certa si rimette alla discrezionalità del giudice. Si corre su un filo molto sottile nella valutazione di elementi sfumati che potrebbero portare un altro giudice a decisioni diverse. In questo caso non c'era la possibilità di una pena intermedia, chi adombrava una soluzione diplomatica lo ha espresso senza una piena consapevolezza delle norme sportive".