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Juan Jesus (senza avvocato) non ha indicato testimoni. I motivi dell'assoluzione di Acerbi
Dopo l'assoluzione di Acerbi, l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport prova a fare un po’ di chiarezza, trattando l’argomento puramente dal punto di vista della giustizia sportiva, trascurando gli aspetti sociali, politici, di opportunità e di immagine di questa storia. Occorre ricordare che quanto accaduto tra Francesco Acerbi e Juan Jesus è stato valutato come da prassi dal Giudice Sportivo che, sperando di avere maggiori elementi per esprimersi, ha chiesto alla Procura federale un supplemento di indagine. Chinè e la sua squadra hanno lavorato per quattro intensi giorni, acquisendo quante più immagini possibili e ascoltando i protagonisti dello scontro. Sabato mattina tutta la documentazione raccolta è stata inviata al Giudice che due giorni fa ha preso la sua decisione, assolvendo il difensore dell’Inter.
La differenza delle due audizioni
Per quanto all’apparenza i due si siano limitati a ribadire le versioni portate avanti nei giorni precedenti - si legge su La Gazzetta dello Sport -, i confronti con il capo della Procura Figc sono stati molto diversi. L’interista si è collegato da Appiano Gentile con accanto l’a.d. Beppe Marotta e il legale del club Angelo Capellini, con cui Acerbi ha passato diverso tempo per studiare la migliore strategia difensiva.
Juan Jesus - continua La Gazzetta dello Sport - ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza ritenere necessaria l’assistenza di un legale del Napoli. Di certo gli è stato chiesto se non ci fosse un compagno in grado di confermare la sua versione - si legge - lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo e ha detto di no. Una questione che deve aver sorpreso procuratore e Giudice, visto che nel dispositivo si legge: «Il contenuto discriminatorio, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso”, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale». Dietro a quel “finanche” c’è anche la volontà da parte del Giudice di sottolineare che sarebbe bastato poco, anche un indizio come la parola di un compagno, per avere un esito diverso.
La differenza delle due audizioni
Per quanto all’apparenza i due si siano limitati a ribadire le versioni portate avanti nei giorni precedenti - si legge su La Gazzetta dello Sport -, i confronti con il capo della Procura Figc sono stati molto diversi. L’interista si è collegato da Appiano Gentile con accanto l’a.d. Beppe Marotta e il legale del club Angelo Capellini, con cui Acerbi ha passato diverso tempo per studiare la migliore strategia difensiva.
Juan Jesus - continua La Gazzetta dello Sport - ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza ritenere necessaria l’assistenza di un legale del Napoli. Di certo gli è stato chiesto se non ci fosse un compagno in grado di confermare la sua versione - si legge - lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo e ha detto di no. Una questione che deve aver sorpreso procuratore e Giudice, visto che nel dispositivo si legge: «Il contenuto discriminatorio, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso”, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale». Dietro a quel “finanche” c’è anche la volontà da parte del Giudice di sottolineare che sarebbe bastato poco, anche un indizio come la parola di un compagno, per avere un esito diverso.
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