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FOCUS - Sedici volte sotto, dodici volte KO: la Lazio di Pioli non sa rimontareTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
lunedì 31 agosto 2015, 07:25Editoriale
di Marco Valerio Bava
per Lalaziosiamonoi.it
fonte MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it

FOCUS - Sedici volte sotto, dodici volte KO: la Lazio di Pioli non sa rimontare

Scritto il 31/8 alle ore 01:16

La Lazio non c'è. Si è rotto il giocattolo, le nubi si addensano minacciose su Pioli e i suoi giocatori usciti dal "Bentegodi" con un 4-0 che non ammette repliche e amplifica quei problemi che si erano evidenziati già nella catastrofica notte di Leverkusen. Sette gol subiti in quattro giorni, zero fatti e ancor peggio la sensazione di una squadra persa, incapace di scuotersi e rimettersi in piedi. La presa di coscienza che Pioli chiedeva alla vigilia non c'è stata. Anzi. Lo schiaffo subito alla BayArena ha tramortito la Lazio, messa definitivamente ko dai quattro montanti messi a segno dal Chievo. Non bastano le scuse ai tifosi, è necessaria una scossa, serve guardarsi negli occhi e cambiare rotta: quella con l'Udinese all'Olimpico, dopo la sosta, sarà già una partita fondamentale. Limiti di personalità, la Lazio li ha manifestati contro il Bayer, si sono ripresentati a Verona. Vecchi problemi, questioni irrisolte che si trascinano dalla passata stagione. Se la Lazio va sotto non reagisce, ormai è un dato di fatto e le prime partite di quest'anno lo confermano. I biancocelesti cadono e non si rialzano, rimangono tramortiti dai colpi avversari, incassano senza restituire. Sedici volte, sotto la gestione Pioli, la Lazio è andata in svantaggio e solo in quattro occasioni è riuscita a ribaltare il risultato portando a casa punti. Dieci per la precisione. Riuscendo a vincere le sfide contro Parma, Milan (al ritorno) e Palermo e pareggiando a Bergamo grazie a un guizzo nel finale di Parolo. Un bottino magro, soprattutto il sintomo di un carattere fragile, di una personalità mai sbocciata, di una squadra priva di quel sacro fuoco in grado di farle risalire la china nei momenti più difficili.

VECCHI FANTASMI - Sedici volte sotto e dodici sconfitte. Un numero impressionante. La prima volta accadde a Milano, contro il Milan, alla prima giornata dello scorso anno: l'avvio incoraggiante è spazzato via dal gol di Honda prima, poi da quelli di Muntari e Menez poi e a nulla serve l'autogol di Alex allo scadere. La Lazio va a terra e lì rimane, inerme e incapace di un sussulto degno di nota. E' successo tante volte, non può essere un caso, Pioli deve trovare le contromisure a un problema che i suoi hanno interiorizzato. Avevano stupito, in negativo, le sconfitte della passata stagione contro Empoli e Cesena. Squadra molle e incapace di rialzare la testa anche al cospetto di avversari -sulla carta- molto più deboli. L'estate non ha cancellato i problemi, li ha acuiti. Contro la Juventus, in finale di Supercoppa Italiana, il gol di Manduzkic ha tagliato le gambe alla Lazio, ha fatto riemergere i fantasmi del passato, ha spianato la strada al raddoppio di Dybala, non alla reazione degli uomini di Pioli. La notte di Leverkusen è ancora negli occhi dei tifosi laziali, il gol di Calhanoglu -allo scadere del primo tempo- è stata una mazzata, quello di Mehmedi -a inizio ripresa- il colpo di grazia. La Lazio non ha mai tirato in porta, ha perso la testa, è affondata senza mai dare la sensazione di poter cambiare il destino della partita. "Questa squadra è difficilmente migliorabile", assicurava la società a inizio mercato. Errore, c'era un evidente difetto da correggere. Non è stato fatto. Il mercato doveva portare giocatori di personalità, capaci di elevare il livello caratteriale della squadra. Difficile, per non dire impossibile, che ciò accada oggi. L'umiliante sconfitta di Verona è la punta di un iceberg che ha struttura ormai solida. Non può essere considerato un fatto isolato. Una volta subito il gol di Meggiorini, quello che ha aperto la gara dopo un quarto d'ora, la Lazio è sparita dal campo, non c'è stata più partita e il Chievo ha dilagato. Il Lotito furioso farebbe bene a fare autocritica, avrebbe dovuto sapere  dove poter migliorare la Lazio. Perché il carattere, in genere, non si compra. Nel calcio sì.