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C'è un problema rimonte: quando il Milan va sotto, raramente ribalta le sfide. I due pareggi con Empoli e Cesena due amarezze per la classifica che poteva essereTUTTO mercato WEB
lunedì 29 settembre 2014, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara
per Milannews.it

C'è un problema rimonte: quando il Milan va sotto, raramente ribalta le sfide. I due pareggi con Empoli e Cesena due amarezze per la classifica che poteva essere

Giornalista pubblicista, a MilanNews.it dal 2009, prima firma del sito. Corrispondente e radiocronista per Radio Sportiva. Collaboratore di Tuttosport. Inviato al seguito della squadra. Ha collaborato con Sportitalia e Milan Channel

Inutile negare che dopo la sconfitta contro la Juventus, in molti (me compreso), si sarebbero aspettati un cammino diverso da parte del Milan nel corso delle due trasferte di Empoli e Cesena. Si invocavano 9 punti in tre partite, ne sono arrivati due in due, seppur in maniera totalmente diversa tra di loro. Il fatto vero, concreto, è che visti anche i risultati delle altre squadre pretendenti al terzo posto, il Milan si deve mangiare le mani per quello che sarebbe potuto essere e che, invece, non è stato. Ma piangere e rimuginare sul latte versato non serve a nulla e adesso, la partita di sabato sera contro il Chievo, diventa di vitale importanza per chiudere con tre punti la prima fase vera del campionato. Poi ci saranno 10 giorni per poter lavorare bene e capire molte cose per riprendere, fin dalla trasferta del Bentegodi contro l’Hellas, quella strada intrapresa dopo le vittorie contro Lazio e Parma.

La partita di ieri con il Cesena è stata emblematica di quelle che sono le difficoltà rossonere in questo momento. Per la terza volta consecutiva, il Milan è andato in svantaggio e per tre volte non è riuscito a ribaltare il risultato. Certo hanno influito anche altri fattori come la sfortuna (traversa di Menez ad Empoli) e decisioni disciplinari subite (rosso giusto a Zapata) e non ricevute (rigore su Bonaventura). Andare sotto in un match vuol dire moltiplicare le forze per arrivare al pari e gestire quelle rimanenti per provare a vincere. Non è un caso che nelle due vittorie ottenute fino ad ora, il Milan sia sempre andato in vantaggio e quando ha subito il pareggio come a Parma, è stato in grado di riportarsi in avanti. C’è da migliorare questo aspetto, che è prima mentale e poi tecnico. Inzaghi avrà sicuramente notato questa lacuna ma se davanti ai microfoni e alle telecamere fa, giustamente, da parafulmine, nello spogliatoio sa bene come farsi sentire dai suoi giocatori. Poi capita che, sull’unico tiro in porta che prendi, ci scappa l’errore del portiere e li puoi fare ben poco.

Contro il Chievo, dicevamo, sarà importante vincere. Ma davanti a quanti tifosi si giocherà sabato sera? Utopistico pensare all’affluenza vista contro la Juventus ma sarebbe bello vedere un San Siro con una cornice di pubblico simile a quella della partita con la Lazio. Probabilmente, però, non si andrà oltre i 30-33 mila spettatori come spesso sta accadendo negli ultimi anni. Ma è in questa fase di nebulosità che la squadra ha bisogno di sentire vicino il suo pubblico. Poi ognuno è libero di fare quello che vuole e seguire i ragazzi come meglio crede, ma ci sono momenti nei quali è necessario far sentire dal vivo il proprio calore a chi va in campo. Perché aldilà delle antipatie personali, dei gusti tecnici e delle etichette, a San Siro gioca il Milan.