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Le grandi trattative dell’Inter - 1997, West: il prestigiatore d’età che picchiava forte

Le grandi trattative dell’Inter - 1997, West: il prestigiatore d’età che picchiava forteTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 27 marzo 2020, 09:10Serie A
di Alessandro Rimi

Nell’estate dello sbarco a Milano di Ronaldo il Fenomeno, nascosto là tra le presentazioni di Simeone e il Chino Recoba, Moratti tira fuori altri 6 miliardi per assicurarsi Taribo West che, due anni prima, si laurea campione di Francia con la maglia dell’Auxerre. Nigeriano, terzino di fascia mancina classe ‘74, divenuto famoso per dichiarazione di falsa età mai correttamente certificata, ma comunque cristallina a detta di molti, se non tutti. L’attuale dottore dei nerazzurri, Piero Volpi dirà: “Il dubbio che quando arrivò all’Inter fosse più vecchio di quanto diceva, l’abbiamo avuto subito anche noi. Si trattava di qualche anno al massimo”. Insomma un dubbio medico basta per mantenere il sospetto. Supportata dalla tesi dell’ex presidente del Partizan di Belgrado (futura squadra di Taribo), Zecevic il quale ammette che quando il difensore africano sbarcò in Serbia (2002, ndr) “ha dichiarato di avere 28 anni. Solo più tardi però scoprimmo che ci aveva mentito, e che in realtà ne aveva 40”.

Storia assai lunga. Conta però che nell’Inter di Simoni, West risulta un titolare difficilmente rinunciabile, perfetto per completare il reparto in compagnia di Bergomi, Galante e Zanetti. Veste i colori interisti per due stagioni, tuttavia è della prima che ci ricordiamo: gol in casa dello Schalke 04, incornata perfetta su punizione di Benoît Cauet che vale la semifinale di Coppa Uefa, poi conquistata a Parigi dai nerazzurri. Lo scudetto sfumò in quel derby d’Italia famoso nel mondo per l’episodio Ronaldo-Iuliano, capace di scomodare il Parlamento. Nell’immediato contropiede è proprio Taribo a stendere Del Piero e causare il penalty che Pagliuca para al dieci bianconero. L’anno seguente è un fallimento, per tutti. Non abbastanza per il nigeriano che, ancora oggi, definisce quel periodo il più bello della sua carriera.

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