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TMW - I verdetti della stampa. Benevento: Letizia ok, flop mister Filippo Inzaghi

TMW - I verdetti della stampa. Benevento: Letizia ok, flop mister Filippo Inzaghi
Filippo Inzaghi
© foto di PhotoViews
lunedì 24 maggio 2021, 20:53Serie A
di Luca Esposito

Tempo di verdetti. Di bilanci. È finito il campionato di Serie A 2020-2021: Inter campione, poi Milan, Atalanta e Juventus in Champions League. Giù Benevento, Parma e Crotone. Cristiano Ronaldo capocannoniere, per la prima volta da quando è in Italia. Ma non è tutto qui: TuttoMercatoWeb ha deciso di interpellare tre firme per ogni piazza di Serie A per i giudizi sulla stagione appena conclusa. Chi è stato il migliore? Chi il peggiore? Quale voto alla squadra? E quale all’allenatore?

IL MIGLIORE

Luca Maio, Gazzetta dello Sport: "Perparim Hetemaj: difficile trovare il migliore in una squadra retrocessa. Alla fine scegliamo il centrocampista finlandese, polmoni d’acciaio. Pur non essendo più giovanissimo ha lottato e corso per l’intera stagione, fallendo giusto poche partite. La sua esperienza a questi livelli è stata preziosa in tante occasioni, la sua grinta e la voglia di non arrendersi mai sono stati lievito per il Benevento".

Luigi Trusio, Il Mattino: "Gaetano Letizia. Non è un caso se dopo il suo infortunio si sia spenta la luce. Nel girone d'andata ha firmato tre reti che sono valse 7 punti, distribuito assist e dimostrato che in A ci può stare benissimo. Velocità, tecnica, classe, umiltà ne fanno un terzino moderno, attenzionato anche da Mancini per la nazionale. Il 3 gennaio contro il Milan è iniziato il suo calvario, il Benevento era reduce dalle uniche due vittorie di fila della sua stagione. Senza di lui la squadra non si è più ritrovata".

Domenico Passaro, LabTv: "Hetemaj - Lapadula. Il finlandese si è reso fondamentale per gli equilibri tra i reparti, un vero e proprio gladiatore per continuità di rendimento ed atteggiamento. Per Lapadula se ci si ferma ai numeri si penserebbe ad un bottino magro di soli 8 gol per un attaccante, ma l'ex Lecce ha anteposto la causa comune a quella personale. Non sempre valorizzato nello schieramento, è stato limitato da terminale offensivo, ha migliorato la sua percentuale di pericolosità quando schierato con un partner d'attacco. Lasciato troppo spesso solo a lottare tra le maglie difensive avversarie è stato sempre il primo a combattere e l'ultimo ad arrendersi".

IL PEGGIORE

Luca Maio, Gazzetta dello Sport: "Pasquale Schiattarella. Dietro la lavagna meriterebbero di andarci in tanti. Ma il peggiore è Pasquale Schiattarella, e non certo per le sue prestazioni in campo che, almeno nella prima parte sono state di livello e all’altezza del suo talento e della sua esperienza. Però il centrocampista partenopeo è diventato protagonista in negativo per i suoi atteggiamenti troppo spavaldi e autoritari, che hanno contribuito a minare l’equilibrio del gruppo. Tutto è iniziato con quella incomprensibile rissa che lo ha visto protagonista con Insigne, da quel momento ha perso lucidità in campo e fuori, trascinando a fondo tutto il Benevento".

Luigi Truso, Il Mattino: "Fabio Depaoli. Verrebbe da dire Iago Falque, ma il galiziano è stato semplicemente un fantasma da 1,7 milioni di ingaggio. O Foulon che è un ragazzino di soli 19 anni allo sbaraglio. Ingiudicabili entrambi. Depaoli è arrivato a gennaio dalla super Atalanta di Gasperini via Samp, i primi test segnalavano elevati doti atletiche da abbinare a quelle tecniche e di spinta. Salvo rarissimi e sporadici casi è stato sempre al di sotto della sufficienza facendo rimpiangere Letizia un giorno sì e l'altro pure. Il Benevento poteva riscattarlo, verrà rispedito al mittente senza rimpianti".

Domenico Passaro, LabTv: "Parlerei più di delusioni che di peggiori. Dentro non ci vanno i nomi di giovani come Foulon o Gaich, alla prima esperienza in assoluto in Italia. Tra le delusioni c'è sicuramente Iago Falque. Non per demeriti diretti del galiziano, ma praticamente mai visto in campo per l'enorme punto interrogativo dei reiterati infortuni. C'è delusione per giocatori come lui o Glik che sarebbero stati chiamati a dare qualcosa in più in termini di qualità ed esperienza".

VOTO ALLA SQUADRA

Luca Maio, Gazzetta dello Sport: "Cinque: è la media tra il 7 che il Benevento si era meritato nel girone di andata e il 3 di quello del ritorno. Davvero incredibile come da gennaio in poi questa squadra sia franata sotto tutti gli aspetti: da quello tecnico a quello caratteriale, da quello della compattezza a quello della voglia di lottare. A questo si sono aggiunti una quantità industriale di infortuni, spesso lunghi e gestiti forse in maniera approssimativa dallo staff, e così nel ritorno il Benevento non solo ha giocato male, ma si è lasciato condizionare eccessivamente da situazioni esterne e da una incomprensibile paura".

Luigi Truso, Il Mattino: "Quattro e mezzo: che è la media tra un girone d'andata da 8 e un girone di ritorno da 1 (come le vittorie ottenute) ovvero tra il degno prosieguo della straordinaria cavalcata in cadetteria e il disastro in progressione che ha determinato lo sciagurato epilogo. Il Benevento fino a gennaio era andato ben oltre il suo potenziale, e quei 22 punti al giro di boa sono stati la grande illusione che ha convinto la dirigenza che potessero bastare gli innesti Gaich e Depaoli per salvarsi".

Domenico Passaro, LabTv - "Cinque: la squadra ha viaggiato sull'onda dell'entusiasmo della promozione nel girone d'andata, pur palesando limiti di costruzione e compattezza, inizialmente velati dai risultati positivi. Alle prime difficoltà e pressioni, le poche certezze maturate inizialmente si sono sciolte come neve al sole, sfociando in paura ed eccessivo nervosismo: dentro e fuori dal campo. Una squadra con tanti esordienti nella massima serie che hanno provato a ritagliarsi un ruolo da protagonisti, condita dall'esperienza dei nuovi innesti che però non hanno inciso in maniera determinante. Non è un 4 per un buon girone d'andata, ma l'aver polverizzato nel finale un grande margine rispetto alla zona rossa della classifica rende la retrocessione ancor più amara".

VOTO ALL’ALLENATORE

Luca Maio, Gazzetta dello Sport: "Cinque: vale lo stesso discorso della squadra, bravo timoniere nel girone di andata quando aveva anche trovato un equilibrio difensivo solido dopo un inizio complicato e aveva ottenuto il massimo (e forse di più) da molti elementi. Nel girone di ritorno, forse preoccupato da un mercato di gennaio assolutamente inadeguato alle esigenze, si è fatto prendere dalla preoccupazione e non ha ritrovato più il bandolo della matassa. Anche i molteplici cambi di modulo sono stati il termometro del suo aver perso lucidità dinanzi ai primi segnali di allarme".

Luigi Trusio, Il Mattino: "Quattro e mezzo: alla fine pagherà per tutti, ha una grossa fetta di responsabilità eppure non è certo l'unico colpevole. Gran lavoratore, un anno e mezzo al top ma dinanzi alle prime difficoltà si è liquefatto. Mai una parola sul mercato e altre faccende, conferenze scontate e ripetitive, latitante e scontroso sul piano comunicativo. Nel girone di ritorno è andato nel pallone: episodi nello spogliatoio mal gestiti, ansie trasmesse alla squadra nei momenti topici e rimedi tattici inefficaci".

Domenico Passaro, LabTv: "5: doveva essere l'anno del rilancio della carriera da allenatore di Inzaghi in Serie A, è stato l'anno della retrocessione dopo il campionato da record condotto in cadetteria. Ad un girone d'andata oltre ogni aspettativa è controbilanciato il suicidio sportivo dopo il giro di boa. Spogliatoio scricchiolante, squadra timorosa e con un'identità latitante, la parentesi del successo allo Juventus Stadium non basta, ovviamente, a salvare una stagione. Inzaghi dice di sentirsi solo, non è l'unico ad avere responsabilità, ma ha scelto di mettere giù la maschera solo a giochi già fatti, solo quando era ormai troppo tardi. Resta il Campione del Mondo e l'attaccante che per grinta ed infallibilità sottoporta ci ha fatto sognare, ma il nuovo curicullum da allenatore, dopo esser ripartita dal basso, si macchia di una retrocessione nell'occasione d'oro in Serie A".

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