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Gravina accontenta i club. A novembre il challenge era un "errore gravissimo"
La notizia di giornata è di quelle che potrebbe portare una rivoluzione copernicana nel nostro calcio: la FIGC, già apripista sul VAR, ha infatti dato la disponibilità a sperimentare l'introduzione del challenge in Serie A. In questi minuti vi stiamo provando a raccontare di cosa si tratti, anche grazie all'esperienza di chi, provenendo da altri sport, ha già avuto modo di studiarlo e vederlo applicato. Questa apertura, dovuta alle "richieste pervenute da numerose società di Serie A", segna però una netta rottura nella strategia della Federcalcio, e del suo presidente.
"Un errore gravissimo". Lo stesso Gabriele Gravina, numero uno di via Allegri, definì così, non troppo tempo fa, la possibilità di introdurre il challenge nel calcio. Intervistato a novembre da Il Mattino, spiegò: "Le chiamate da parte degli allenatori per il Var? Sarebbe un gravissimo errore". Perché "negli altri sport se ci sono due chiamate ci sono quelle e basta. In una partita di calcio si vede tutto al Var".
A gennaio il cambio di posizione. Tempo due mesi, e arrivano, sempre dallo stesso presidente Gravina, dichiarazioni di segno completamente opposto: "Il ricorso alla Var - ha dichiarato il 21 gennaio scorso a Radio CRC - ed il coinvolgimento dell'arbitro addetto devono essere costanti Credo che arriveremo a due challenge, a due chiamate di parte. Siamo per l'applicazione alla tecnologia". Da lì al comunicato di oggi, il passo è stato abbastanza breve. Cosa è successo in questo lasso di tempo? Una serie infinite di polemiche. Tali da portare la FIGC e Gravina, che si è sempre dichiarato a favore della tecnologia applicata al calcio, a ripensare le proprie posizioni iniziali.
"Un errore gravissimo". Lo stesso Gabriele Gravina, numero uno di via Allegri, definì così, non troppo tempo fa, la possibilità di introdurre il challenge nel calcio. Intervistato a novembre da Il Mattino, spiegò: "Le chiamate da parte degli allenatori per il Var? Sarebbe un gravissimo errore". Perché "negli altri sport se ci sono due chiamate ci sono quelle e basta. In una partita di calcio si vede tutto al Var".
A gennaio il cambio di posizione. Tempo due mesi, e arrivano, sempre dallo stesso presidente Gravina, dichiarazioni di segno completamente opposto: "Il ricorso alla Var - ha dichiarato il 21 gennaio scorso a Radio CRC - ed il coinvolgimento dell'arbitro addetto devono essere costanti Credo che arriveremo a due challenge, a due chiamate di parte. Siamo per l'applicazione alla tecnologia". Da lì al comunicato di oggi, il passo è stato abbastanza breve. Cosa è successo in questo lasso di tempo? Una serie infinite di polemiche. Tali da portare la FIGC e Gravina, che si è sempre dichiarato a favore della tecnologia applicata al calcio, a ripensare le proprie posizioni iniziali.
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