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AIC, Tommasi sulle Squadre B: "Ce l'hai un 2° portiere valorizzato?"
Con una nota ufficiale il presidente dell’AIC Damiano Tommasi ha commentato l’incontro andato in scena venerdì scorso a Torino in cui si è discusso delle Seconde Squadre e della valorizzazione dei giovani:
“È andato in scena a Torino un confronto promosso da Lega Pro e Juventus sul progetto Seconde Squadre e valorizzazione dei giovani.
Tra gli aneddoti sentiti emblematica la ricerca di un secondo portiere con il premio di valorizzazione compreso. Veniva da chiedersi: "Si fa calcio da queste parti?".
È evidente l'involuzione e la deriva intrapresa. Dal lontano 2010 Demetrio Albertini, ora presidente del Settore Tecnico Figc, propone e sponsorizza il progetto delle Seconde Squadre. A quasi 10 anni di distanza siamo arrivati ad 1 sola U23 presente nei nostri campionati professionistici.
La Juventus ha presentato i risvolti positivi del progetto nonostante la partenza "improvvisa".
La risposta della Lega Pro, deputata alla formazione dei giovani, come sarà?
Negli ultimi anni siamo passati dall'obbligatorietà all'età media per finire al blocco delle liste per over22 poi diventati over23. La strategia comune a tutte queste politiche è principalmente una: abbattere i costi costringendo presidenti e allenatori a tesserare e far giocare i giovani.
La frase citata, quel secondo portiere valorizzato, tradisce infatti una proiezione diretta ai costi a prescindere dall'aspetto tecnico-sportivo.
Abbiamo visto, dati alla mano, come aumentare il numero dei giovani non significhi dar loro una possibilità, ma abbassare la qualità dell'offerta sportiva.
Sono gli stessi giovani, quindi, a subire le prime negative conseguenze di queste politiche. Iniettando giovani, spesso impreparati nei campionati professionistici, si finisce per farli giocare in campionati sempre meno competitivi/formativi.
Parlando di formazione dei giovani sono alcuni, pochi, gli assunti da cui partire per trovare la quadra tra costi e formazione, qualità e spettacolo, sostenibilità e prospettive.
1. Deve giocare chi merita perché ci guadagnano il calcio, la società di appartenenza, lo spettacolo, la Lega di riferimento e, soprattutto, i giovani.
2. I soldi per i giovani (bravi) non sono mai costi ma sono sempre investimenti.
3. Per chi fa calcio, con l'orizzonte rivolto al risultato sportivo e alla valorizzazione dei giovani, non servono le liste.
Era agosto 2017 quando l'Assemblea della Lega Pro, attraverso il suo presidente Gravina, si impegnava in un progetto triennale di sistema delle liste.
Siamo a metà del secondo anno di tale Accordo e già si rumoreggia che va rivisto. Credo sia utile, invece, partendo dall'impegno preso, avviare un confronto serio, lungimirante e credibile per ridare al tema "formazione giovani" solide basi e progetti a medio termine”.
“È andato in scena a Torino un confronto promosso da Lega Pro e Juventus sul progetto Seconde Squadre e valorizzazione dei giovani.
Tra gli aneddoti sentiti emblematica la ricerca di un secondo portiere con il premio di valorizzazione compreso. Veniva da chiedersi: "Si fa calcio da queste parti?".
È evidente l'involuzione e la deriva intrapresa. Dal lontano 2010 Demetrio Albertini, ora presidente del Settore Tecnico Figc, propone e sponsorizza il progetto delle Seconde Squadre. A quasi 10 anni di distanza siamo arrivati ad 1 sola U23 presente nei nostri campionati professionistici.
La Juventus ha presentato i risvolti positivi del progetto nonostante la partenza "improvvisa".
La risposta della Lega Pro, deputata alla formazione dei giovani, come sarà?
Negli ultimi anni siamo passati dall'obbligatorietà all'età media per finire al blocco delle liste per over22 poi diventati over23. La strategia comune a tutte queste politiche è principalmente una: abbattere i costi costringendo presidenti e allenatori a tesserare e far giocare i giovani.
La frase citata, quel secondo portiere valorizzato, tradisce infatti una proiezione diretta ai costi a prescindere dall'aspetto tecnico-sportivo.
Abbiamo visto, dati alla mano, come aumentare il numero dei giovani non significhi dar loro una possibilità, ma abbassare la qualità dell'offerta sportiva.
Sono gli stessi giovani, quindi, a subire le prime negative conseguenze di queste politiche. Iniettando giovani, spesso impreparati nei campionati professionistici, si finisce per farli giocare in campionati sempre meno competitivi/formativi.
Parlando di formazione dei giovani sono alcuni, pochi, gli assunti da cui partire per trovare la quadra tra costi e formazione, qualità e spettacolo, sostenibilità e prospettive.
1. Deve giocare chi merita perché ci guadagnano il calcio, la società di appartenenza, lo spettacolo, la Lega di riferimento e, soprattutto, i giovani.
2. I soldi per i giovani (bravi) non sono mai costi ma sono sempre investimenti.
3. Per chi fa calcio, con l'orizzonte rivolto al risultato sportivo e alla valorizzazione dei giovani, non servono le liste.
Era agosto 2017 quando l'Assemblea della Lega Pro, attraverso il suo presidente Gravina, si impegnava in un progetto triennale di sistema delle liste.
Siamo a metà del secondo anno di tale Accordo e già si rumoreggia che va rivisto. Credo sia utile, invece, partendo dall'impegno preso, avviare un confronto serio, lungimirante e credibile per ridare al tema "formazione giovani" solide basi e progetti a medio termine”.
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