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ESCLUSIVA TC - PASQUALE PADALINO: "Ranieri è un equilbratore: non si esalta nei successi e non si scompone nelle difficoltà. E questa è la grande forza del suo Cagliari. Il mister è un pragmatico: per lui il risultato viene prima dello spettacolo"TUTTO mercato WEB
© foto di Emanuele Taccardi/TuttoMatera.com
mercoledì 27 marzo 2024, 15:05Primo piano
di Matteo Bordiga
per Tuttocagliari.net

ESCLUSIVA TC - PASQUALE PADALINO: "Ranieri è un equilbratore: non si esalta nei successi e non si scompone nelle difficoltà. E questa è la grande forza del suo Cagliari. Il mister è un pragmatico: per lui il risultato viene prima dello spettacolo"

Difensore centrale di sicuro affidamento, militò nel “Foggia dei miracoli” di Zdenek Zeman e, successivamente, venne allenato anche da Claudio Ranieri alla Fiorentina. Il suo punto di forza era il senso della posizione, oltre a una notevole abilità nel gioco aereo. Vestì anche la maglia della Nazionale maggiore, convocato dal CT Arrigo Sacchi.

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo Pasquale Padalino ha avviato un’intensa carriera da allenatore, tornando tra l’altro – per l’appunto nelle vesti di mister – al Foggia, la squadra della sua città natale.

Pasquale, occhi puntati sulla zona retrocessione in serie A: la battaglia impazza e ci sono tantissime squadre coinvolte. A suo avviso chi rischia di più, ora come ora?

“La situazione della Salernitana mi sembra ormai disperata. Non vedo come i campani possano riagganciarsi al treno salvezza. Per il resto, a mio avviso la classifica cambierà ancora: le posizioni attuali non saranno quelle definitive. C’è spazio per qualche sorpresa. Di certo il Frosinone e il Lecce, dopo un avvio di stagione molto positivo, hanno accusato una flessione piuttosto preoccupante. In particolare i ciociari hanno subito notevolmente il contraccolpo del calo di rendimento: non credo che, fino a qualche settimana fa, pensassero di dover lottare punto su punto per mantenere la categoria. Ma questa, del resto, è la serie A. Ora gli tocca rimboccarsi le maniche e calarsi nella bagarre.

Ad ogni modo, ripeto, le posizioni non sono cristallizzate. E in questo momento è difficile, visto che in ballo ci sono almeno sette o otto formazioni, fare un pronostico credibile su chi scenderà in serie B assieme alla Salernitana.”

Che impressione le ha fatto il Cagliari di Ranieri, reduce dalla sconfitta di Monza dopo un buon filotto di risultati utili consecutivi? Quali sono i punti di forza della compagine sarda?

“Il Cagliari ha vissuto dei momenti bui e dei periodi ben più positivi. È allenato da un tecnico come Ranieri che io conosco bene, avendolo avuto a Firenze. Lui è un ‘equilibratore’: nelle difficoltà non si scompone, perché conosce a menadito le dinamiche del campionato di serie A e, ovviamente, anche le potenzialità degli uomini che ha a disposizione. Allo stesso modo, quando vince mantiene un profilo piuttosto basso, che non guasta mai. Ecco perché il punto di forza del Cagliari è proprio l’equilibrio e la serenità che sa trasmettergli il proprio allenatore. Poi una menzione di merito va anche alla società: in un momento di grande affanno il presidente Giulini ha annunciato pubblicamente che Ranieri sarebbe rimasto saldo sulla panchina rossoblù, al timone del Cagliari. Questa presa di posizione ha restituito tranquillità e certezze alla squadra, consentendole di accantonare almeno in parte i problemi vissuti in quel periodo grazie alla consapevolezza di avere alle spalle un club presente e solidale. La società, del resto, sapeva bene di non aver allestito un organico in grado di centrare la salvezza con largo anticipo. Detto questo, il Cagliari è una compagine con dei valori tecnici e caratteriali importanti: penso a Pavoletti, uno che riesce sempre a essere un punto di riferimento.”   

A proposito di Claudio Ranieri: lei che lo conosce bene, come lo descriverebbe? Che tipo di tecnico è, in definitiva? A Cagliari, quest’anno, è stato più volte accusato di adottare un approccio troppo difensivista e conservativo, puntando più sulla distruzione del gioco altrui che sulla costruzione di una manovra ariosa e organizzata…

“Come dicevo prima Ranieri è, sia come persona che come tecnico, un tipo molto equilibrato. Non tira fuori dal cilindro colpi di testa improvvisi. A Firenze, voglio ricordarlo, giocavamo con Rui Costa, Batistuta e Baiano: ben tre calciatori dalle caratteristiche spiccatamente offensive. Il modulo poteva essere un 4-3-1-2 o un 4-3-3… Per cui se Claudio, ad esempio al Cagliari, avesse delle bocche da fuoco di un certo tipo, beh non avrebbe problemi a schierarle anche tutte insieme. Evidentemente, ben conoscendo la rosa di cui dispone – ma anche le caratteristiche intrinseche di un campionato come la serie A – sa benissimo che prima di strutturare una fase offensiva brillante devi essere abile a organizzare una fase difensiva efficace. Nel nostro campionato, sia per vincere lo scudetto che per centrare la salvezza, è indispensabile subire pochi gol. Di conseguenza lui si concentra su questo. Poi certe volte può anche apparire come un difensivista, ma il fatto è che gli interessa arrivare al risultato. È un pragmatico: anche magari non giocando benissimo, ciò che a lui preme è vincere o – in certe circostanze – non perdere. Senza troppe chiacchiere.”

Pasquale, lei che è stato un calciatore di alto livello come spiega la spiazzante differenza di rendimento che quest’anno – ma succedeva anche in passato – contraddistingue il Cagliari tra le partite in casa e quelle in trasferta? Va bene costruire il proprio campionato sulle gare casalinghe, ma lontano dall’Unipol Domus i risultati dei rossoblù sono a dir poco disastrosi…

“La verità è che parecchi calciatori – non tutti, ma tanti – quando giocano in casa si sentono come protetti, oltre che trascinati, dal pubblico. È come se si trovassero nella loro confort zone. È come se ci fosse una forza esterna che li spinge e li carica. Ma non succede solo a Cagliari: io ho giocato con calciatori le cui prestazioni cambiavano radicalmente tre la partite casalinghe e quelle in trasferta. Te ne accorgevi proprio a occhio nudo. Quindi dipende tantissimo dal carattere, dalla personalità del singolo giocatore. Certo, se poi in squadra hai cinque o sei elementi che tendono a smarrirsi lontano dalle mura amiche finisce per risentirne negativamente il rendimento di tutto il team.”