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Una commedia in tre atti e una prova del 9 (senza il 9)
domenica 24 febbraio 2019, 00:00Editoriale
di Giulia Bassi
per Fcinternews.it

Una commedia in tre atti e una prova del 9 (senza il 9)

Le ultime quattro partite dell'Inter sono state un lento ma continuo progresso. Da Parma, passando per Vienna e Milano, la strada della risalita è stata lastricata di vittorie e gol. Strada non particolarmente impervia, vero, ma quando il carrozzone decide di sbandare lo fa anche nel pari e pur senza trovare ostacoli davanti a sé, che equivale a dire che quando l'Inter non è in giornata sa farsi male anche contro avversari ben più modesti di quelli affrontati nelle ultime settimane.

I nerazzurri, sorprendentemente o paradossalmente, hanno tirato fuori carattere, corsa e voglia dopo che nelle prime sfide del 2019 si erano mostrati lenti, molli, prevedibili e confusi. Hanno insomma capovolto il loro pazzo mondo. A giovare all'andamento del carrozzone è stato soprattutto il recupero psico-fisico di Nainggolan e Perisic. C'è poco da fare: l'Inter è stata pensata attorno agli inserimenti e alle giocate del trequartista così come alle sgroppate e ai numeri dell'esterno. Nessuno in rosa li può sostituire per caratteristiche e qualità: il Ninja che recupera, rilancia, imposta e tira così come il croato che salta l'uomo, fa assist e magari anche gol con entrambi che si accentrano, portano scompiglio e insomma fanno quello ci si attende da loro, ovvero la differenza, rendono l'Inter una squadra più pericolosa e con più soluzioni.

Poi si può discutere sull'affidabilità del primo che ha vissuto una prima parte di stagione tra infortuni, mal di Roma, castighi e voglia di spaccare tutto; e pure sulla professionalità del secondo che passa in un amen dall'essere giocatore fatiscente e impalpabile a carro armato in forma mondiale facendo, se possibile, infuriare ancora di più un tifoso che ne ammira l'umoralità tanto quanto l'abilità. Ma tant'è: con loro due in forma e con la giusta voglia l'Inter è un'altra cosa e il gol diventa la logica conseguenza di un gioco che coinvolge tutti, dai centrocampisti ai difensori.

E poi c'è Icardi, sì. Non uno qualunque. Uno che ha dato buca negli ultimi tre appuntamenti mentre l'Inter si riscopriva una cooperativa capace di mandare in gol sette giocatori diversi in 180 minuti (e giocando con spirito di squadra e senso del sacrificio oltre che facendo vedere combinazioni interessanti). E finché l'Inter vince, di Icardi si continua a discutere come fattore, come problema quasi extra-campo ma non potrà essere sempre così. Un po' perché alla prima sconfitta o pareggio si dirà che l'assenza dell'argentino si fa sentire, e poi, soprattutto, perché in un qualche modo andrà pur recuperato. Impensabile affidarsi fino a giugno al solo Lautaro o a un Keita fermo ai box da oltre un mese (anche se una volta disponibile potrà essere usato come "falso 9" come successo a Bologna, alla terza di campionato, con gli esterni e il trequartista, tutti mobili, pronti a scambiarsi la posizione). Impensabile anche, e nonostante tutto, rinunciare ai gol di uno che li ha sempre saputi fare.

La vicenda più chiacchierata della Serie A e non solo, ha bisogno di passare ai fatti e iniziare a basarsi non sui post ma su qualche passo in avanti che deve partire dal diretto interessato. Il quale potrà anche avere validi motivi dalla sua parte che non conosciamo ma che non giustificano l'essersi tirato fuori da partite che poteva giocare e durante le quali non ha fatto nulla nemmeno per mostrare la sua vicinanza alla squadra. Uno che deve ricucire e riconquistare un ambiente, ad esempio, può decidere di andare in trasferta pur sapendo che non giocherà, per "fare spogliatoio", come si dice. A Firenze stasera l'Inter affronta una vera prova del 9 per capire se il carrozzone riesce davvero a viaggiare spedito sulla strada intrapresa. Ma lo farà di nuovo senza il suo numero 9, a quanto pare lontano dal trovare soluzioni che gli consentano di ricominciare a fare il suo lavoro.

Sull'ipocondria e i cattivi consigli di chi gravita attorno a un personaggio, aveva già scritto tutto Moliére a fine '600. Il suo malato immaginario modificò la commedia e il teatro per la presenza di un copione e l'assenza di maschere: il copione Icardi-Inter non è detto sia arrivato all'ultima pagina ma, anzi, può ancora essere riempito con qualche colpo di scena. Pure qui, però, le maschere sono cadute e spetta ai protagonisti mostrare il loro vero volto. Pure qui, come nell'opera del drammaturgo francese, si attendono tre atti: un passo verso lo spogliatoio e un confronto con l'ambiente; il rendimento in campo da qui a giugno e, infine, le decisioni che verranno prese a fine campionato.

Moliére morì proprio recitando il suo malato immaginario, la notte seguente a una messa in scena per amore della quale lo scrittore cercava di soffocare la tosse data dalla tubercolosi con una risata forzata. Il copione Icardi-Inter non ha bisogno di tanto: solo di un pizzico di professionalità, di voglia di andare sul palco e, soprattutto, concludere la commedia.

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