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Da Kakà a Paquetà: i grandi colpi di Leonardo al Milan
Venti punti in nove partite. Appena dopo Natale sembrava quasi impossibile che il Milan, inserendo un oggetto misterioso di nome Paquetà, potesse arrivare a certi livelli. Soprattutto pensando che l'ultima gara, quella contro l'Inter, ha privato i rossoneri del terzo posto, pur dopo una rincorsa quasi straordinaria. Non si può sostenere che è stato solo il brasiliano a cambiare il volto della squadra, perché Piatek ha sicuramente avuto un ruolo nella trasformazione dell'undici di Gattuso. Ora, dopo due mesi, è diventato il titolare della maglia numero dieci del Brasile, dando ragione alla scommessa di Leonardo: 35 milioni - più bonus e commissioni - sembravano un azzardo. Ora un po' meno.
Però c'è da dire che, nella sua lunga carriera da dirigente - intervallata dall'esperienza sulle panchine di Milan e Inter - Leonardo non ha sempre brillato come per Kakà.
Però c'è da dire che, nella sua lunga carriera da dirigente - intervallata dall'esperienza sulle panchine di Milan e Inter - Leonardo non ha sempre brillato come per Kakà.
O per Paquetà, appunto. Durante gli anni sono arrivati anche Alexandre Pato, croce e delizia fino alla incredibile mancata cessione per lo scambio con Tevez, oppure Ronaldinho, per l'ultimo strascico di carriera. Thiago Silva, bloccato sei mesi prima ad anticipare l'Inter. Ma anche i Digao o i Felipe Mattioni, due nomi che rimangono nell'immaginario collettivo ma che più meteore non potrebbero essere (state). Il piatto è decisamente positivo, a ogni modo, al di là degli Emerson o dei Ronaldo, entrambi sul declinare della carriera.
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