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Zazzaroni (Cds) sulle polemiche arbitrali: "Gli episodi dubbi vanno rivisti"
Polemiche arbitrali di nuovo protagoniste in Serie A. Un tema che anche il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, affronta nel fondo di prima pagina: "Qualcosa contro cui non si può lottare. Come contro (o per) gli arbitri. I quali ripetono spesso che il regolamento parla chiaro. Poi però intervengono le spiegazioni e le indicazioni del designatore, le interpretazioni, le eccezioni, le troppe contraddizioni. Anche Nicchi, the president, ripete spesso una cosa, e cioè che il regolamento bisogna conoscerlo mentre molti commentatori e tanti tifosi ne ignorano il contenuto, gli aggiornamenti e, aggiungo io, le astuzie di chi legifera: «L’importante è propagare la confusione, non eliminarla», disse Salvador Dalí, ispiratore involontario dei membri dell’Ifab.
Da sufficientemente insoddisfatto degli arbitri - alle nuove generazioni riconosco tuttavia una crescita sul piano della “moralità” - segnalo di nuovo (visto che da giorni ne scrive Barbano) le domande che milioni di appassionati e la maggior parte dei critici continuano a porsi: perché un arbitro ricorre al Var e l’altro, trovandosi a dover giudicare un episodio identico, no? Perché di fronte a casi assai controversi quali, ad esempio, quelli di Napoli e Udine, i comportamenti dei direttori di gara aumentano le perplessità invece di eliminarle?
Faccio presente alla classe arbitrale che in Italia - secondo il Censis - ci sono oltre 43 milioni di televisioni e 8 milioni di tablet: si rende necessaria una collaborazione più convinta tra chi giudica dal campo e chi dal video. In altre parole: c’è un episodio molto dubbio, lo si va a rivedere. Nessuna minaccia all’autonomia degli arbitri: chiarezza, giustizia".
Da sufficientemente insoddisfatto degli arbitri - alle nuove generazioni riconosco tuttavia una crescita sul piano della “moralità” - segnalo di nuovo (visto che da giorni ne scrive Barbano) le domande che milioni di appassionati e la maggior parte dei critici continuano a porsi: perché un arbitro ricorre al Var e l’altro, trovandosi a dover giudicare un episodio identico, no? Perché di fronte a casi assai controversi quali, ad esempio, quelli di Napoli e Udine, i comportamenti dei direttori di gara aumentano le perplessità invece di eliminarle?
Faccio presente alla classe arbitrale che in Italia - secondo il Censis - ci sono oltre 43 milioni di televisioni e 8 milioni di tablet: si rende necessaria una collaborazione più convinta tra chi giudica dal campo e chi dal video. In altre parole: c’è un episodio molto dubbio, lo si va a rivedere. Nessuna minaccia all’autonomia degli arbitri: chiarezza, giustizia".
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