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A sua immagine: Conte pronto a chiudere il ciclo che ha iniziato. Con una squadra molto contiana
Se c’erano ancora dubbi, la ventinovesima giornata del campionato di Serie A li ha spazzati via. C’è qualche certezza in più, ormai: sarà Antonio Conte, l’uomo da cui è nato il ciclo d’oro della Juventus, a porre la parola fine al dominio più lungo nella storia del calcio italiano. Dopo il sofferto 1-0 di Bologna, i nerazzurri hanno otto punti di vantaggio sul Milan secondo: possono diventare undici mercoledì, quanto l’Inter affronterà il Sassuolo. Bestia nera, vero, ma a un certo punto devi affrontare i tuoi demoni. Lukaku&Co sembrano essere diventati maturi abbastanza da poterli superare senza troppe difficoltà.
È un’Inter contiamo. Non è una novità, c’è tantissimo del suo allenatore nella squadra interista. L’intensità, che pure a un certo punto lo stesso salentino aveva messo in secondo piano. A inizio stagione ha cercato quello che la vulgata vuole sia bel gioco, dopo un campionato intero passato a rigettare la definizione di contropiedista. È tornato sui suoi passi. L’Inter di oggi costruisce dal basso, sì, ma poi la via di fuga è affidarsi a quei due fuoriclasse che ha lì in alto.
È un’Inter contiamo. Non è una novità, c’è tantissimo del suo allenatore nella squadra interista. L’intensità, che pure a un certo punto lo stesso salentino aveva messo in secondo piano. A inizio stagione ha cercato quello che la vulgata vuole sia bel gioco, dopo un campionato intero passato a rigettare la definizione di contropiedista. È tornato sui suoi passi. L’Inter di oggi costruisce dal basso, sì, ma poi la via di fuga è affidarsi a quei due fuoriclasse che ha lì in alto.
Lukaku soprattutto. C’è tanto di Conte nella compattezza, nella sensazione di poter vincere ogni partita. E anche nelll’idea che non si possa mollare mezzo centimetro. Non lo fanno i titolari, ma neanche le riserve: Ranocchia gioca una partita ogni due mesi, un po’ di ruggine è fisiologica ma in Emilia è stato tra i migliori i campo. C’è Conte nella crescita di Barella e Bastoni: uno andrà di sicuro agli Europei, da titolare, l’altro forse lo meriterebbe. C’è Conte in Eriksen, che all’improvviso s’è scoperto armato di spada e non solo di fioretto. C’è Conte nella capacità di soffrire. E soprattutto in quella di vincere. Alla fine andrà così, ormai è evidente.
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