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TMW - Casillas: "Non farò l'allenatore, non ho la vocazione di Fernando Torres, Xavi o Xabi Alonso"
Iker Casillas si racconta. L'ex portiere del Real Madrid, oggi Icon de LaLiga, ha partecipato a un evento del massimo campionato spagnolo rispondendo direttamente alle domande dei tifosi. TuttoMercatoWeb.com ha avuto il piacere di partecipare e raccogliere le sue principali dichiarazioni: "Per fare il portiere devi avere una grande forza mentale", esordisce il campione del mondo e d'Europa con la Roja. "In quel ruolo hai sempre le colpe e le responsabilità di tutto, sei l'ultimo elemento a difesa della porta e senza carattere non puoi quindi andare avanti. Credo sia fondamentale essere onesti con se stessi e analizzare con lucidità il proprio rendimento, senza farsi condizionare dagli altri. Io sono stato fortunato perché ho sviluppato fin da piccolo questa mentalità".
Qual è il ricordo più bello della sua lunga carriera?
"Il momento migliore è stato l'esordio, lo ricordo ancora perfettamente. Avevo 18 anni e giocai al San Mamés contro l'Athletic. Poi tutto il resto è venuto dopo... Niente ti resta dentro come il debutto fra i professionisti, per di più con la maglia del club del tuo cuore. Ho iniziato nelle giovanili dei blancos con quest'obiettivo, sognavo di esordire ne LaLiga da quando avevo 9 anni e alla fine sono riuscito a ripagare tutti i miei sforzi".
Da calciatore a... tecnico?
"No, non voglio fare l'allenatore. Lavorare in panchina è duro e difficile, devi dedicargli molto tempo e sei sempre al centro delle critiche. Non mi ispira per niente questo mestiere. In carriera ho avuto tanti compagni che mostravano già da giocatori la vocazione per allenare, penso a Xabi Alonso, Xavi Hernandez, Fernando Torres... Ma io no, preferirei piuttosto dirigere o gestire un club".
Chiosa sul campionato spagnolo 2021-22, col suo Real Madrid in vetta e il Barcellona solo settimo.
"È vero, il Barça sta soffrendo più del previsto quest'anno, mentre il Real di Ancelotti è più consolidato. La grande sorpresa finora è stata la Real Sociedad, prima fino a qualche giorno fa e adesso seconda. Mi piacciono anche Betis e Siviglia, sono contento per la reazione del Getafe... In generale vedo un campionato molto equilibrato, con sei-sette club in lotta per vincere e tanti allenatori di rilievo internazionale. LaLiga è sempre più competitiva".
Qual è il ricordo più bello della sua lunga carriera?
"Il momento migliore è stato l'esordio, lo ricordo ancora perfettamente. Avevo 18 anni e giocai al San Mamés contro l'Athletic. Poi tutto il resto è venuto dopo... Niente ti resta dentro come il debutto fra i professionisti, per di più con la maglia del club del tuo cuore. Ho iniziato nelle giovanili dei blancos con quest'obiettivo, sognavo di esordire ne LaLiga da quando avevo 9 anni e alla fine sono riuscito a ripagare tutti i miei sforzi".
Da calciatore a... tecnico?
"No, non voglio fare l'allenatore. Lavorare in panchina è duro e difficile, devi dedicargli molto tempo e sei sempre al centro delle critiche. Non mi ispira per niente questo mestiere. In carriera ho avuto tanti compagni che mostravano già da giocatori la vocazione per allenare, penso a Xabi Alonso, Xavi Hernandez, Fernando Torres... Ma io no, preferirei piuttosto dirigere o gestire un club".
Chiosa sul campionato spagnolo 2021-22, col suo Real Madrid in vetta e il Barcellona solo settimo.
"È vero, il Barça sta soffrendo più del previsto quest'anno, mentre il Real di Ancelotti è più consolidato. La grande sorpresa finora è stata la Real Sociedad, prima fino a qualche giorno fa e adesso seconda. Mi piacciono anche Betis e Siviglia, sono contento per la reazione del Getafe... In generale vedo un campionato molto equilibrato, con sei-sette club in lotta per vincere e tanti allenatori di rilievo internazionale. LaLiga è sempre più competitiva".
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