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De Siervo: "Stadio Al-Bayt costruito in 3 anni da un'azienda italiana. Qui manca la volontà"
Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, è intervenuto a La Politica nel Pallone su Rai GR Parlamento: "Qatar? A livello sportivo la partita di ieri è stata normale, per un evento così ci si aspetta di partire coi fuochi d'artificio, qui ci sono stati solo fuori dal campo. Era importante essere presenti al Mondiale per capire, è un calcio che da un lato cerca di mettere insieme nuovi pubblici, cercando di proseguire in questa crescita e dall'altro vede una serie di questioni che si rendono necessari".
Cosa l'ha colpita del Qatar? Dagli stadi cosa si può imparare?
"Lo stadio di ieri è straordinario, ha un grande significato, con questa tenda beduina molto suggestiva, inoltre è uno degli stadi più all'avanguardia del mondo. Costruito, va ricordato, da un'azienda italiana. Al nostro Paese non manca nulla, se non la volontà politica: sono sicuro che il ministro Abodi, che tanto bene ha fatto al Credito Sportivo, ha motivazioni e competenza per sbloccare un tema fondamentale del nostro Paese, che non riuscirà a ospitare un grande evento sportivo se prima non riuscirà a sbloccare le lungaggini burocratiche che attanagliano club e comuni. Il messaggio che arriva dal Qatar è che si può fare, questo stadio è stato costruito in tre anni da un'azienda italiana: in condizioni che vanno verificate, ma si può fare. Questo mondiale non sarà più replicabile come modalità, anche perché si gioca tutto in pochi chilometri, anzi credo che si andrà sempre più verso eventi itineranti come l'ultimo europeo che abbiamo vinto".
Servono anche tanti soldi…
"L'ha detto lei. In Paesi che hanno questa disponibilità e questa predisposizione a investire è tutto più facile, ma la vecchia Europa non può stare a guardare. Dobbiamo fare investimenti mirati e diversi, ma restiamo un punto di riferimento del calcio mondiale: dobbiamo rivendicare una supremazia non solo tecnica, ma anche come organizzatori. La vecchia Europa deve ospitare quanto prima un mondiale di calcio".
Cosa l'ha colpita del Qatar? Dagli stadi cosa si può imparare?
"Lo stadio di ieri è straordinario, ha un grande significato, con questa tenda beduina molto suggestiva, inoltre è uno degli stadi più all'avanguardia del mondo. Costruito, va ricordato, da un'azienda italiana. Al nostro Paese non manca nulla, se non la volontà politica: sono sicuro che il ministro Abodi, che tanto bene ha fatto al Credito Sportivo, ha motivazioni e competenza per sbloccare un tema fondamentale del nostro Paese, che non riuscirà a ospitare un grande evento sportivo se prima non riuscirà a sbloccare le lungaggini burocratiche che attanagliano club e comuni. Il messaggio che arriva dal Qatar è che si può fare, questo stadio è stato costruito in tre anni da un'azienda italiana: in condizioni che vanno verificate, ma si può fare. Questo mondiale non sarà più replicabile come modalità, anche perché si gioca tutto in pochi chilometri, anzi credo che si andrà sempre più verso eventi itineranti come l'ultimo europeo che abbiamo vinto".
Servono anche tanti soldi…
"L'ha detto lei. In Paesi che hanno questa disponibilità e questa predisposizione a investire è tutto più facile, ma la vecchia Europa non può stare a guardare. Dobbiamo fare investimenti mirati e diversi, ma restiamo un punto di riferimento del calcio mondiale: dobbiamo rivendicare una supremazia non solo tecnica, ma anche come organizzatori. La vecchia Europa deve ospitare quanto prima un mondiale di calcio".
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