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Ermanno Vittorio a RBN: "Lo stile Juve? Il Dna bianconero nasce negli anni '30"
venerdì 25 novembre 2022, 13:06Esclusive
di Ilaria Presta
per Bianconeranews.it

Ermanno Vittorio a RBN: "Lo stile Juve? Il Dna bianconero nasce negli anni '30"

Nel corso del programma Ieri e Oggi in onda su Radiobianconera e condotto da Franco Leonetti, Ermanno Vittorio ha parlato della Juventus e ha ripercorso la storia della Vecchia Signora: "Quando giocavo da ragazzino si giocava nei cortili e c'erano tanti ragazzi del Torino. Mia madre era juventina, mentre mio padre era di fede granata che però dopo la disgrazia di Superga, mise un po' da parte il calcio."

Come nasce lo stile Juventus?

"Sono molte le definizioni che vengono date. Lo stile Juventus nacque negli anni '30. La Juve aveva uno stadio in cemento, tutto il resto degli stadi erano il legno. Vi era un circolo all'epoca, in Piazza Crimea, in cui vi erano dirigente, giocatori, cosa che permetteva di vivere completamente la Juventus dell'epoca. Negli anni '30, quando la Juve giocava in casa, alcuni dirigenti andavano alla stazione di Porta Nuova per attendere le squadre avversarie e si discuteva con loro. Era tutto molto diverso, cose che lasciavano il segno e anche i calciatori vedevano l'ambiente che c'era. Il pullman della Juve era scoperto e il giorno della partita i giocatori giravano con questo pullman, salutando i tifosi fino allo stadio. I giocatori vivevano la città, erano parte integrante di essa. C'era un forte gruppo all'epoca e oltre all'allenatore Carcano, arrivarono tanti giocatori e riuscirono a creare un gruppo incredibile. Questa Juventus diventa grande perchè vince 5 scudetti consecutivi e nel 1934 la Juve vince il primo Mondiale della Nazionale. Cosa che viene spesso dimenticata, è che i calciatori bianconeri furono 9 convocati, di cui due non scesero mai in campo. Un'Italia che diventa campione del mondo, ma si può dire che fu la Juventus a diventarlo dato che molti erano giocatori bianconeri."

Come sedi storiche, quella di Galleria San Federico fu molto importante. Che ricordi ha?

"Questa galleria fu donata proprio da Edoardo Agnelli e decise di far fare questa Galleria meravigliosa. La sede della Juventus dal '65 all'85 fu proprio questa. Una sede storica, molto affascinante, simbolo della Juventus."

Può raccontarci qualcosa sulla mostra Juvecentus allestita Valentino, che lei stesso ha curato?

"Fu una fatica enorme, ma fu una grande soddisfazione. Lì venne l'avvocato Agnelli, a cui illustrai la mostra e fu una bellissima esperienza. Ricordo che si soffermava su qualsiasi cosa, ogni dettaglio. C'era una bandiera cucita a mano con delle firme ricamate e lui si soffermò molto su quella bandiera. Fu un'emozione incredibile. Questa mostra ebbe un successo notevole e mise le fondamenta per il JMuseum."

I 100 anni della famiglia Agnelli si compirà nel 2023. Nessun al mondo ha questo tipo di record.

"C'è la frase che dice "Non c'è Juventus senza Agnelli, non c'è Agnelli senza Juventus". Si tratta di qualcosa di straordinario e di tradizione, che prosegue nel tempo, così come Andrea Agnelli che è stato artefice dei 9 scudetti consecutivi. Un record incredibile della Juventus. Ora il calcio è diverso, si dovrebbe cercare di riprendere un po' di tradizione. Il calcio spezzatino a cui ora siamo abituati, smorza ovviamente l'interesse."

Per ciò che riguarda gli inni della Juventus, lei è un grande cultore di ciò che riguarda la Vecchia Signora. Cosa può dirci in merito?

"Quasi tutte le società specie nei primi del 900 avevano degli inni che erano delle marcette. La Juventus scrisse il testo a cui venne poi data la musica. Questo inno la Juve lo portò fino al 1971. La squadra entrava in campo accompagnata da questa marcetta, poi nel '72 arrivo "Juve Juve". Dal 1998 al 2006 "Grande Juve, bella Signora" e dal 2007 ad oggi "Juve, storia di un grande amore."

Com'è cambiato l'approccio del tifoso verso il JMuseum?

"Oggi il tifosi non solo può visitare il JMuseum, ma si possono visitare gli spogliatoi, il tunnel percorso dai giocatori prima di arrivare in campo. Il tutto crea un senso di appartenenza differente. Si dovrebbero fare più incontri tra la società e specialmente le scuole per insegnare la cultura Juventus."