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La differenza tra me e te: il Siviglia segna, la Lazio spreca
Troppo Siviglia, ma anche troppo poca Lazio. L'analisi del giorno dopo parla chiaro: agli ottavi di finale di Europa League ieri sera si è qualificata la squadra che ha sì giocato meglio, ma soprattutto quella che nelle due partite ha segnato di più.
Sembra banale a dirsi, ma è proprio in questo aspetto, non certo da poco, che si è palesata la grande differenza attuale tra biancorossi e biancocelesti. La squadra di Machin, nonostante i risultati poco entusiasmanti ottenuti in Copa del Rey (umiliazione ad opera del Barcellona) e in Liga (ko pesanti con Celta Vigo e Villarreal) ha segnato ben 13 reti nelle ultime otto partite; quella di Inzaghi appena 6 nello stesso numero di incontri. Statistiche che la dicono lunga sul perché la Lazio sia stata eliminata dal Siviglia.
Oltre a una vena realizzativa ben differente sotto porta, il doppio confronto europeo ha mostrato poi tutta la qualità superiore del centrocampo sevillista, trascinato dagli inserimenti e dalle giocate di Pablo Sarabia, oltre che dal palleggio di Franco Vazquez. Giocatori imprescindibili per l'allenatore ex Girona, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo dinanzi a una Lazio che esattamente in queste due sfide si aspettava la reazione dei suoi big. Così non è stato, complici ovviamente anche i problemi fisici dei vari Luis Alberto, Parolo, Milinkovic-Savic e Immobile, questi ultimi due ancora non al meglio seppur entrambi titolari al Sánchez-Pizjuán.
Non mancano neanche i dubbi sulle decisioni arbitrarli, tra il rigore non concesso a Lulic e l'espulsione di Marusic - solo per parlare del ritorno -, ma una cosa è certa: alibi o non alibi, questa Lazio ha smarrito la strada e ha bisogno di ripartire quanto prima. Serve una sterzata, una prestazione convincente, serve riniziare a fare gol. Ma più di ogni altra cosa serve un risultato netto che possa ridare consapevolezza e fiducia a tutta la rosa. Magari già dalla prossima delicatissima sfida col Milan, andata della semifinale di Coppa Italia. Perché è bene ricordare che il Doblete stagionale della Lazio (qualificazione alla prossima Champions e Coppa) è ancora totalmente alla portata.
Sembra banale a dirsi, ma è proprio in questo aspetto, non certo da poco, che si è palesata la grande differenza attuale tra biancorossi e biancocelesti. La squadra di Machin, nonostante i risultati poco entusiasmanti ottenuti in Copa del Rey (umiliazione ad opera del Barcellona) e in Liga (ko pesanti con Celta Vigo e Villarreal) ha segnato ben 13 reti nelle ultime otto partite; quella di Inzaghi appena 6 nello stesso numero di incontri. Statistiche che la dicono lunga sul perché la Lazio sia stata eliminata dal Siviglia.
Oltre a una vena realizzativa ben differente sotto porta, il doppio confronto europeo ha mostrato poi tutta la qualità superiore del centrocampo sevillista, trascinato dagli inserimenti e dalle giocate di Pablo Sarabia, oltre che dal palleggio di Franco Vazquez. Giocatori imprescindibili per l'allenatore ex Girona, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo dinanzi a una Lazio che esattamente in queste due sfide si aspettava la reazione dei suoi big. Così non è stato, complici ovviamente anche i problemi fisici dei vari Luis Alberto, Parolo, Milinkovic-Savic e Immobile, questi ultimi due ancora non al meglio seppur entrambi titolari al Sánchez-Pizjuán.
Non mancano neanche i dubbi sulle decisioni arbitrarli, tra il rigore non concesso a Lulic e l'espulsione di Marusic - solo per parlare del ritorno -, ma una cosa è certa: alibi o non alibi, questa Lazio ha smarrito la strada e ha bisogno di ripartire quanto prima. Serve una sterzata, una prestazione convincente, serve riniziare a fare gol. Ma più di ogni altra cosa serve un risultato netto che possa ridare consapevolezza e fiducia a tutta la rosa. Magari già dalla prossima delicatissima sfida col Milan, andata della semifinale di Coppa Italia. Perché è bene ricordare che il Doblete stagionale della Lazio (qualificazione alla prossima Champions e Coppa) è ancora totalmente alla portata.
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