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15 anni di Messi - Quando fu vicino all'Inter: il doppio tentativo di Moratti
16 ottobre 2004, mancano sette minuti alla fine di Espanyol-Barcellona. I blaugrana, in vantaggio di misura da inizio gara grazie al gol di Deco, sono guidati da Frank Rijkaard, che decide di far esordire un ragazzino cresciuto nella Masia, col numero 30 sulla schiena. È più piccolo di tutti, ma li salta come birilli, anche se in quel Barça brilla soprattutto la stella di Ronaldinho. È Lionel Messi, ieri sera ha vinto la sua sesta Scarpa d'Oro e quindici anni fa esordiva con la maglia del Barcellona.
Eppure la storia sarebbe potuta essere diversa. A tinte nerazzurre, per la precisione. Nel 2004, infatti, Massimo Moratti aveva visto una videocassetta di un giovane Messi in azione con l'Argentina Under-20 (rispettivamente, segnò un gol nell'8-0 al Paraguay e una doppietta nel 4-1 all'Uruguay). Fu colpo di fulmine istantaneo, e l'allora patron dell'Inter ci provò, senza fortuna: troppa la riconoscenza della Pulga nei confronti del Barcellona, la società che aveva puntato su di lui e lo aveva sostenuto nelle cure necessarie durante la sua adoscelenza.
Due estati più tardi, un nuovo tentativo. Svelato soltanto a distaza di anni da Joan Laporta: "Erano pronti a pagare la clausola da 150 milioni". Poi rialzata a 250, per evitare nuovi assalti. Anche in questo caso, vista la disponibilità della società meneghina, il rifiuto dipese da una scelta del giocatore, guidato anche da suo padre Jorge. No all'Inter, di nuovo, nonostante una certa stima: anche di recente, Messi ha definito i nerazzurri "una grandissima squadra". Non ci è andato, almeno per ora: a volte lo dimentichiamo, ma è una bandiera del Barcellona, da quindici anni a questa parte.
Eppure la storia sarebbe potuta essere diversa. A tinte nerazzurre, per la precisione. Nel 2004, infatti, Massimo Moratti aveva visto una videocassetta di un giovane Messi in azione con l'Argentina Under-20 (rispettivamente, segnò un gol nell'8-0 al Paraguay e una doppietta nel 4-1 all'Uruguay). Fu colpo di fulmine istantaneo, e l'allora patron dell'Inter ci provò, senza fortuna: troppa la riconoscenza della Pulga nei confronti del Barcellona, la società che aveva puntato su di lui e lo aveva sostenuto nelle cure necessarie durante la sua adoscelenza.
Due estati più tardi, un nuovo tentativo. Svelato soltanto a distaza di anni da Joan Laporta: "Erano pronti a pagare la clausola da 150 milioni". Poi rialzata a 250, per evitare nuovi assalti. Anche in questo caso, vista la disponibilità della società meneghina, il rifiuto dipese da una scelta del giocatore, guidato anche da suo padre Jorge. No all'Inter, di nuovo, nonostante una certa stima: anche di recente, Messi ha definito i nerazzurri "una grandissima squadra". Non ci è andato, almeno per ora: a volte lo dimentichiamo, ma è una bandiera del Barcellona, da quindici anni a questa parte.
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