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Non scherziamo con la numero 9! E Gigio? San Siro: e la legge sugli stadi?TUTTO mercato WEB
sabato 16 novembre 2019, 00:00Editoriale
di Mauro Suma
per Milannews.it

Non scherziamo con la numero 9! E Gigio? San Siro: e la legge sugli stadi?

E' da quando abbiamo visto Eusebio andare sulla tomba di Bela Guttmann, che non scherziamo sul fuoco. E attenzione, il Milan, che è stato squadra con la quale il buon Bela si era trovato bene, ha beneficiato due volte della sua "maledizione": nel 1963 a Wembley e nel 1990 a Vienna. Questa della maglia numero 9 del Milan è una maledizione più mediatica che altro. Ma è pur sempre una maledizione. Ricostruiamo come Pippo Inzaghi ha lasciato quella maglia e come ha lasciato il Milan. Certamente Pippo era di cattivo umore: perchè nel novembre 2010 quella partita con il Palermo secondo lui non la doveva giocare, perchè secondo lui si è rotto il crociato per il modo frettoloso in cui è stato schierato; perchè nel gennaio 2012 era stato quasi lasciato andare al Siena, cosa che lui riteneva di non meritare. Insomma, Pippo per amore e per temperamento può essersi sfogato in quei mesi. Come la sua vicenda del settembre 2012 con Allegri all'allenamento degli Allievi, avrebbe successivamente confermato. Ma siamo convinti che la sua non sia stata una maledizione come quella del buon Bela Guttmann. Magari gli sarà anche scappato qualcosa, poi però la vicenda è diventata mediatica, è passata di bocca in bocca, si è rafforzata. E allora cambiamo la maglia a Kris, ragazzi! Piatek è un ottimo attaccante. Noi ci fidiamo di quello che abbiamo visto nella scorsa stagione e non ci fidiamo di quello che stiamo vedendo adesso. Possiamo sbagliare ma è così. Passare dalla maglia numero 19 alla 9 è stato, per Kris, come sentirsi arrivato e appagato. Quindi ha perso rabbia e fame. E allora riprendiamoci umilmente la 19. Sono impazzito? Fuggo dalla realtà? Forse. Ci sta tutto. Ma la mia non è una vita semplice. Nell'81-82 la prima giornata è stata con l'Udinese. Nell'81-82, il Milan ha vinto sul campo del Genoa rimontando da 1-0 a 1-2, prima con un gol su azione e poi con un gol su rigore. Trema anche la tastiera, mentre scriviamo. E allora meglio Robocop con la 19, piuttosto che Piatek con la 9.



Non so e non voglio sapere perchè Gigio Donnarumma non abbia ancora rinnovato il contratto con il Milan. Un contratto vitale, cruciale, fondamentale per il Milan. Sul piano sportivo, ma anche strategico ed economico. Non c'è che da essere felici per come in questo momento Gigio sta vivendo nel Milan. E' coinvolto, è concentrato, sta svolgendo un ruolo attivo dentro lo spogliatoio, sta giocando bene tutte le partite. Tutto bene, tutto giusto, in maniera adulta. In campo e fuori. Quindi? Quindi, niente. Ma perchè non rinnova? Per quello che leggiamo negli occhi di Gigio, se fosse per lui rinnoverebbe domani mattina. Per carità, c'è tempo, non ci sono scadenze drammatiche. Ma su una cosa è giusto essere chiari: Gigio non può essere ricacciato nel gorgo. La vicenda di Gigio nel Milan è sua, afferisce alla sua vita, alla sua carriera, alla sua crescita. Non può essere una resa dei conti giocata su altri tavoli. Non deve essere una resa dei conti dell'estate 2017. Non deve diventare il solito gioco di ripicche e di do ut des. Il Milan sta vivendo una stagione terribile, ma è il suo destino. Alti altissimi e bassi bassissimi. Ma il vero destino del Milan è testimoniato dalle sue rinascite, la sua vocazione è rifiorire e ritornare. E Gigio non solo deve esserci, ma crediamo che da qualche parte stia anche scritto che lui ci sarà. Ma bisogna stare attenti, bisogna tenere la guardia alta. Bisogna fare bene e fare presto.

Siamo attoniti. In un Paese in cui è stata creata apposta una Legge sugli stadi perchè lo status economico del nostro calcio è larvale anche e soprattutto a causa del bassissimo livello delle strutture in cui si giocano le partite di Serie A, ma improvvisamente il discrimine, il crinale, diventa un altro, diventa il Piano regolatore. Strumento fondamentale e rispettabile, ma non se ne deve fare uso politico e pretestuoso. Senza un distretto moderno e competitivo attorno, è perfettamente inutile costruire uno stadio nuovo. Il progetto non è lo stadio nuovo più il resto, il progetto è tutto. Un tutt'uno. Se vogliamo continuare a fare il mercato con i soldatini, diciamocelo chiaro. Adriano Galliani ci disse un minuto dopo l'inaugurazione dello Stadium che quell'evento avrebbe avuto un impatto decisivo sulle sorti sportive del campionato, e così è stato. Ma a Torino si poteva fare, perchè al momento del dunque, pur con tutta la sua storia e con tutta la sua tradizione, si tratta di una città sintetizzata dalla famigliona. Milano no, Milano è una grande città dalle mille anime e non deve il suo sviluppo solo ad una grande famiglia di imprenditori. Ma che Milano non capisca che un investimento come quello prospettato da Milan e Inter non si possa perdere e non possa essere disgiunto, ci sorprende. E non certo in positivo. Milano è Europa e l'Europa dice alle squadre di Milano che devono trovare con il loro lavoro e con le loro strutture i ricavi e le risorse per andare avanti e per fare mercato. Ma Milano nega alle sue due grandi aziende la possibilità di fare quello che gli chiede l'Europa del calcio. Questo è il binario morto e da questo binario bisogna assolutamente uscire.